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Giorgetti

Mattarella e Macron fra difesa comune Ue e Nato

Che cosa ha detto Mattarella in Polonia su difesa comune Ue e ruolo della Nato. Le parole e le interpretazioni. I Graffi di Damato.

 

Potrebbe compromettere, suo malgrado, l’arrivo di un italiano al vertice della Nato il Mattarella a sorpresa giunto dalla Polonia, per quanto sfuggito ai radar dei giornaloni italiani, intercettato solo dalla Verità di Maurizio Belpietro e dal Dubbio di Davide Varì. Che hanno titolato su una sua sortita alla Macron, contrario ad un’agenda europea “dettata da altri”, cioè dagli americani – si potrebbe presumere – di fronte alla guerra in Ucraina scatenata e condotta con ferocia crescente dalla Russia. Del discorso del presidente della Repubblica in territorio polacco, in una visita pur di sostegno dichiarato alla resistenza ad oltranza degli ucraini con l’aiuto degli occidentali, i giornaloni – ripeto – hanno preferito valorizzare di più, o soltanto, il monito a non considerare l’Unione Europea una semplice “somma di interessi nazionali mutevoli”. Come sono quelli, per esempio, sul fronte sempre più caldo dell’immigrazione clandestina, affidata a regole giustamente definite “preistoriche” dal capo dello Stato.

Come è già accaduto per le parole di Macron, dopo una sua visita in Cina, contro un presunto “vassallaggio” americano dell’Europa, oltre Oceano potrebbero non gradire neppure quelle pur non così amplificate di Mattarella in Polonia. E ciò mentre – stando ai retroscena e quant’altro di Repubblica, come grida un titolo in prima pagina sulla Nato – un presunto “no di Draghi apre la strada alla guida militare di Cavo Dragone”. È l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, in particolare, 66 anni compiuti a febbraio, capo di Stato Maggiore della Difesa italiana dal 2021.

COSA HA DETTO MATTARELLA

Guardiamo a come rendere concreta la prospettiva dell’autonomia strategica dell’Unione Europea, in grado di assicurare una deterrenza dissuasiva, consapevoli che questo significa rafforzare ulteriormente – e non indebolire – le nostre alleanze, punto di forza del nostro sistema di difesa.

Penso al rapporto tra Unione Europea e Alleanza Atlantica, così come a quello con gli Stati Uniti, che nella crisi di sicurezza che il nostro continente sta attraversando, si sono posti al fianco dell’Ucraina, a fianco degli alleati. Del resto, le stesse somme destinate al rafforzamento della difesa dai singoli Paesi della UE (che superano, insieme, di gran lunga quelle di eventuali competitori), se messe a fattor comune diverrebbero un volano ineguagliabile; a vantaggio anche dell’Alleanza Atlantica.

Ma è necessario superare con coraggio e lungimiranza le contraddizioni di voler puntare, da un lato, a una solida cornice di difesa europea senza saper superare, dall’altro, le timidezze di chi esita ad avanzare sulla strada dell’integrazione.

MATTARELLA COME MACRON?

Quel Mattarella un po’ macronizzato – fra i due presidenti, del resto, i rapporti sono notoriamente eccellenti, serviti più volte a comporre conflitti o superare equivoci fra i governi di Roma e Parigi – ha finito per trovarsi, con quell’agenda europea dettata da altri, come la nuova segretaria del Pd Elly Schlein nella sua prima conferenza stampa commentata sul Corriere della Sera, servendo il caffè quotidiano, da Massimo Gramellini sotto il titolo: “Elly parallele”. Che su Domani, il giornale della “radicalità” indossata da qualche tempo dall’editore Carlo De Benedetti, è diventato “Schlein, radicale ma prudente”.

Tanto prudente, la segretaria del Pd, sui temi – per esempio – della guerra in Ucraina e della monnezza a Roma, dove il sindaco è deciso a mandarla in un termovalorizzatore osteggiatissimo dai grillini, che Il Fatto Quotidiano le ha dedicato questo titolo di apertura in prima pagina: “Schlein, zero svolte. Conte per conto suo”. E ciò alla faccia della vittoria appena cantata dai due nelle elezioni comunali di Udine.

“La verità è – ha notato Gramellini – che la politica non è mestiere per opinionisti ma per mediatori, perché il suo compito consiste nel decidere senza sfasciare… Il colore della politica è il grigio, perciò non ci emoziona…Ogni nuovo leader ci illude e poi sempre ci delude”.

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