Skip to content

zuckerberg

Sta nascendo un idillio fra Zuckerberg e i Repubblicani?

Per Mark Zuckerberg di Meta il 2024 si chiude con una vittoria, ossia il mancato passaggio da parte del Congresso del Kids on line Safety Act. Deve ringraziare il Partito repubblicano: ecco perché.

Zuckerberg deve ringraziare anche e forse soprattutto i suoi storici avversari repubblicani se il Congresso non ha alla fine approvato la legge che avrebbe tutelato i minori dall’uso e dall’abuso di internet e dai problemi denunciati da molte famiglie e organizzazioni. È la testata Politico a rivelare gli alleati su cui il Ceo di Meta ha potuto contare in seno a repubblicani e a trumpiani come lo stesso speaker della Camera Mike Johnson nell’affossare un provvedimento dietro al quale si celava l’ingombrante ombra dello scontro tra libertà e censura.

La vittoria di Zuckerberg

Il proprietario di una delle piattaforme più popolari ma anche chiacchierate in America e non solo chiude questo 2024 incassando una vittoria, ossia il mancato passaggio da parte del Congresso del Kids on line Safety Act.

Altri non ha da ringraziare, il Ceo, se non gli esponenti di un partito come quello repubblicano con cui i rapporti sono sempre stati tesi in particolar modo dopo la clamorosa espulsione da Facebook di Trump decisa da Meta dopo i fatti del 6 gennaio 2021 segnati dall’assalto al Campidoglio nel nome dell’elezione sabotata dai dem.

I lobbisti

Ora Politico scopre che tanti repubblicani hanno attivamente operato per conto di Meta per far naufragare il provvedimento.

Tra i nomi di coloro che hanno fatto lobbying contro la legge su incarico diretto di Meta spiccano quelli del già collaboratore del leader repubblicano alla Camera John Boehner, Greg Maurer, dell’ex membro dello staff del deputato Patrick McHenry, Christopher Herndon, e di Elizabeth Carroll, che ha lavorato per l’ex deputato Scott Taylor.

Meta ha reclutato anche un ex collaboratore del già leader repubblicano alla Camera Steve Scalise, Matt Bravo, coinvolgendolo in un gruppo di pressione diretta espressione della società di Zuckerberg, NetChoice, per persuadere i parlamentari in carica dell’opportunità di cassare la legge.

Il ruolo di NetChoice

Politico stabilisce una diretta relazione tra l’operato di NetChoice e la decisione finale dello speaker Johnson di non approvare la legge.

Secondo la testata c’è una netta coincidenza tra gli argomenti usati da NetChoice e quelli scelti da Johnson per spiegare il proprio disaccordo, con particolare riguardo alla preoccupazione “per le componenti legate alla libertà di parola” sistematicamente evocate da NetChoice.

Ancora Johnson

Sebbene ora Johnson si dica a favore di una qualche forma di tutela da approvare giù l’anno prossimo, è stato lui – prosegue Politico – a contrastare in aula gli sforzi dei sostenitori del provvedimento di ricorrere ad una riformulazione pur di far passare il testo.

L’opera di Johnson stride, ed è questa la notizia, con i tentativi operati da parlamentari del suo stesso partito, come la senatrice Marsha Blackburn e il deputato Gus Bilirakis, che nelle rispettive Camere hanno tentato in extremis di emendare il testo.

I soldi di Meta

Soldi ben spesi dunque quelli per il lobbying da parte di Meta. Politico ci dà anche alcune cifre: 180.000 dollari alla società S-3 Group per sostenere il lavoro di Bravo, e un’identica somma pagata allo stesso S-3 Group per supportare NetChoice.

Nuovo amore tra BigTech e GOP?

Mark Zuckerberg dunque ringrazia il partito che dopo il trionfo del 4 novembre si accinge a controllare esecutivo e legislativo.

Non è l’unico riavvicinamento eccellente peraltro. Esattamente come Zuckerberg, che ha donato un milione di dollari al Comitato che sta organizzando l’inaugurazione del 20 gennaio, il patron di Amazon Jeff Bezos ha staccato il suo assegno riservando al nuovo presidente una donazione extra da un milione per sostenere le spese per la trasmissione in streaming dell’inaugurazione su Amazon Video.

Frattanto è tutto un via vai di titani di Big Tech la residenza di Trump in Florida, che durante il suo primo mandato si era guadagnata la fama di “Casa Bianca invernale”.

Una decina di giorni fa vi ha cenato Tim Cook di Apple in quello che è stato il suo primo incontro dal giorno delle elezioni col nuovo capo della Casa Bianca.

A rendere omaggio sono stati anche il Ceo e il fondatore di Google Sundar Pichai e Sergey Brin.

Parlando con The Free Press, Mark Andreessen ha ammesso di “aver trascorso metà del mio tempo” a Mar-a-Lago dal giorno delle elezioni.

Torna su