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Che cosa cela l’accanimento giudiziario contro Mario Mori

Le vicende giudiziarie in cui è stato coinvolto Mori ed altri ufficiali dell'Arma hanno acceso i riflettori su alcuni comportamenti quanto meno discutibili del Csm che meriterebbero adeguati approfondimenti. L'intervento di Marco Mayer.

 

La solidarietà espressa stamani al Generale Mario Mori dal Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri è una notizia importante su cui tutta la politica italiana dovrebbe riflettere seriamente.

L’ accanimento giudiziario operato negli ultimi due decenni subito da Mario Mori è – a mio avviso – un dato più inquietante del pur gravissimo caso di Enzo Tortora.

La prima ragione è che ventidue anni ininterrotti di accuse (rivelatesi tutte inconsistenti) sono stati un regalo oggettivo alla mafia perché hanno bloccato l’attività (e colpito la credibilità) di una delle punte più avanzate dell’azione dello Stato contro la criminalità organizzata.

Il secondo motivo è che le vicende giudiziarie in cui è stato coinvolto Mori e altri ufficiali dell’Arma hanno acceso i riflettori su alcuni comportamenti quanto meno discutibili del Consiglio Superiore della Magistratura che meriterebbero adeguati approfondimenti.

La terza ragione – e a mio avviso la più grave – è che Mafia e Appalti è stata (e probabilmente continua ad essere) materia incandescente. Nonostante le promesse e i contatti ad alto livello, la proposta di una commissione parlamentare d’inchiesta non è ancora decollata. Per sgombrare il campo da ogni sospetto, tutti i gruppi parlamentari dovrebbero calendarizzare la Commissione parlamentare su Mafia e Appalti.

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