IL PIANO DI MACRON CON BARNIER
Michel Barnier, il negoziatore della Brexit, è stato incaricato da Emmanuel Macron di salvare la fine del suo mandato e il ruolo della Francia nell’Unione europea. La missione sembra impossibile, perché sarà sotto il fuoco di quasi tutta la classe politica francese, furiosa o gelosa della sua nomina a Matignon. Nonostante i 73 anni, l’uomo ha una spina dorsale abbastanza flessibile per questo difficile ruolo. La sua capacità di ascolto, il suo rispetto per gli altri, la sua abilità negoziale, la sua mancanza di settarismo, la sua distanza dalla sua famiglia politica e la sua capacità di circondarsi delle persone giuste gli permetteranno di superare la tempesta senza essere abbattuto. E il Partito Popolare Europeo potrà sognare un ritorno in Francia con la nomina di uno dei suoi membri a capo del governo.
CHI E’ BARNIER
Michel Barnier ha nove vite, come un gatto. È stato ministro dell’Ambiente, ministro degli Affari europei, ministro dell’Agricoltura e ministro degli Affari esteri, due volte commissario europeo, responsabile della Politica regionale e del Quadro finanziario dal 1999 al 2004, poi responsabile del Mercato interno e dei servizi finanziari dal 2009 al 2014. È un europeo convinto, ma con dei limiti. Ha fatto parte degli organi direttivi del Partito Popolare Europeo (PPE) ed è stato candidato alla presidenza della Commissione nel 2014 (ma la famiglia gli ha preferito il lussemburghese Jean-Claude Juncker, perché non piaceva alla Cancelliera Angela Merkel).
IL LEGAME DI BARNIER CON IL PPE
Il PPE non abbandona mai i suoi e Juncker prima gli ha affidato l’incarico di consigliere speciale per la politica di difesa e sicurezza, poi quello di negoziatore in capo sull’uscita del Regno Unito dall’UE. Un’avventura durata 5 anni, dal 1° gennaio 2016 al 31 marzo 2021, durante i quali ha ottenuto un’enorme visibilità a livello internazionale, ma poca considerazione da parte della classe politica francese.
L’EUROPEISTA CRITICO
Michel Barnier è un europeo critico. Ha mandato in frantumi la sua immagine europeista dopo aver portato a termine i negoziati sulla Brexit quando ha messo in discussione gli accordi di Schengen e la Corte di giustizia dell’Ue. “Dobbiamo recuperare la nostra sovranità giuridica” sulla questione della migrazione e non essere “costantemente minacciati da una sentenza o da una condanna della Corte di giustizia europea o della Convenzione dei diritti dell’uomo, o da un’interpretazione della nostra stessa istituzione giudiziaria”, ha sostenuto.
LA SINISTRA IN SUBBUGLIO CONTRO MACRON SU BARNIER
I leader del Nuovo Fronte Popolare, l’alleanza di sinistra composta da La France Insoumise, il Partito Socialista, gli Ecologisti e il Partito Comunista, non ci stanno. “Conosco le qualità di Michel Barnier e il ruolo che ha svolto a livello europeo, ma Bernard Cazeneuve avrebbe potuto più facilmente, e senza bisogno di non so quale approvazione da parte del Rassemblement National, non essere censurato dall’Assemblea nazionale”, ha dichiarato François Hollande. L’ex presidente socialista ha così riassunto la frustrazione di parte del Partito Socialista (PS), che non è riuscito a imporre la candidatura dell’ex primo ministro Bernard Cazeneuve, respinta dal primo segretario del PS Olivier Faure e dalla France Insoumise.
LE PEN SIBILLINA SU BARNIER
“Il Rassemblement National è nella posizione di arbitro”, deplora François Hollande. La sua presidente, Marine Le Pen, gioca sul velluto. “Non parteciperemo a un governo di Michel Barnier”, ha annunciato. Ma “Michel Barnier sembra soddisfare almeno il primo criterio che abbiamo chiesto, cioè una persona rispettosa delle diverse forze politiche e capace di rivolgersi al Rassemblement National, che è il gruppo più numeroso dell’Assemblea Nazionale”, ha dichiarato Le Pen. Il partito di estrema destra si riserva di prendere posizione fino al discorso di politica generale di Michel Barnier e detta le sue condizioni: lotta all’immigrazione incontrollata e all’esplosione dell’insicurezza, salvaguardia del potere d’acquisto dei francesi e modifica del sistema di voto.
(Estratto dal Mattinale Europeo, qui la versione integrale)