Come per i nomi, alcuni dei quali sono presagi per chi li porta, così per le foto ce ne sono di particolarmente significative, direi emblematiche, delle persone riprese e delle condizioni felici o infelici in cui esse si trovano. È il caso di quella che ha ripreso il segretario generale delle Nazioni Unite, il portoghese Antonio Guterres, in riguardosissimo saluto col presidente della Russia Vladimir Putin. Che pure da più di due anni e mezzo è in guerra da lui stesso mossa all’Ucraina chiamandola peraltro “operazione speciale”, come se si fosse trattato di un intervento di polizia per ristabilire l’ordine in un territorio non autonomo o sovrano, ma ribelle, sfuggito all’ordine e alla disciplina della Madrepatria Russia.
Prima ancora che riesplodesse il Medio Oriente col pogrom antiebraico del 7 ottobre 2023, la durissima reazione di Israele e tutto il resto, l’aggressione russa all’Ucraina era apparsa nel 2022 anche il segno della crisi dell’Onu, fondato alla fine della seconda guerra mondiale per garantire pace e sicurezza dappertutto.
Putin agisce in Ucraina per nulla intimidito dall’Onu, dove col suo diritto di veto la Russia è del resto in grado di bloccare ogni serio intervento per proteggere l’Ucraina. Ciò ha contribuito a fare scambiare dal premier israeliano Benjamin Netanyahu per avamposti del suo esercito anche i presidi delle Nazioni Unite in territorio libanese, disinvoltamente invitati, si far per dire, a spostarsi per non intralciare le operazioni militari ebraiche. Un invito peraltro preceduto da un discorso dello stesso Netanyahu all’Onu liquidatorio di quell’organizzazione e del suo segretario generale, dichiarato “persona non gradita”.
Fra le priorità drammatiche avvertite a livello internazionale, con guerre sempre meno in “pillole” di quanto non le avesse ottimisticamente avvertite il Papa negli anni scorsi, forse la più grave è diventata proprio l’impotenza assoluta delle pur costosissime Nazioni Unite.