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Le news su Conte, Schlein, Mentana, Atac, Banca Sella, Striano, Sole 24 ore, La Verità, Repubblica e non solo

Che cosa si dice e che cosa non si dice su Conte, Schlein, Mentana, Boeri, Atac, Banca Sella, Bicocca, Sole 24 ore, La Verità, Repubblica e non solo. Pillole di rassegna stampa

 

ATAC NEL PALLONE (GIALLOROSSO)

 

CONTE FA VEDERE LE STELLE AD EMILIANO

 

L’ETICA INTERMITTENTE DEL PD

 

STRIANO SCARTABELLAVA I CONTI DI CROSETTO DALLA GDF DI ZAFARANA?

 

IL PRIMATO DI BANCA SELLA

 

UN ATENEO DA CANI?

 

GALLI DELLA LOGGIA IN CATTEDRA

 

LE VERSIONI DEL CDR DI REPUBBLICA

 

L’ECO DI MENTANA, BOERI E PIRA

 

CARTOLINA DAL MESSICO

 

CARTOLINA DALLA CINA

 

COME SGOMMA LA FLOTTA CINESE

 

LA VERITA’ (ANCHE) DI VECCHIONI

 

AVANTI TUTTA CON I FESTIVAL, DICE LA BORSA…

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA SERA SUL SUPERBONUS:

La linea è stata tracciata a 219,5 miliardi di euro, e riguarda solo gli sconti in fattura e i crediti ceduti, senza contare quelli portati direttamente in detrazione dai contribuenti. A tanto ammonta il conto finale dei bonus fiscali sui lavori edilizi concessi agli italiani dal 2021 al 4 aprile scorso, termine ultimo per comunicare le operazioni del 2023. Sei volte di più rispetto alla previsione iniziale di spesa. Solo il Superbonus 110%, sia eco che sisma, ha assorbito 160 miliardi, il Bonus facciate 26, i crediti di imposta minori, trainati dal boom dei lavori, altri 33 miliardi.

La crescita è stata esponenziale. Restando al solo 110%, la spesa è stata di 13 miliardi nel 2021, è quadruplicata a 54 nel 2022 ed è quasi raddoppiata nel 2023, ad oltre 90 miliardi. Con un’evoluzione che nessun ufficio di governo aveva previsto e nessun provvedimento, almeno fino al decreto di fine marzo, è riuscita a fermare.

Il costo previsto nelle Relazioni tecniche di Bonus facciate (2019) e Superbonus 110% (2020) della Ragioneria dello Stato era di 35 miliardi. Lo scostamento finale è stato di 180 miliardi di euro. Dei 219 miliardi di crediti registrati, 16 sono oggetto di sequestro giudiziario o di blocco da parte delle Entrate. Dei rimanenti 203, 40 sono già stati compensati (20 nel 2023). In giro restano 160 miliardi di crediti che verranno all’incasso nei prossimi tre-quattro anni.

Per il bilancio dello Stato le detrazioni come il Superbonus, fintanto che è stato cedibile, sono spesa pubblica. Contabilmente si registrano tutte nell’anno in cui maturano, ma in termini di cassa pesano nel futuro (la detrazione 110% si sconta in 4 o 5 anni), quando verranno meno le entrate fiscali compensate con quei crediti. All’atto pratico questo ha prodotto un’esplosione del deficit del ‘21 (8,7% del Pil), del ‘22 (8,6%) e del ‘23 (7,2%), e produrrà un maggior debito di circa 35 miliardi l’anno fino al 2026. I dati del deficit tengono conto anche delle maggiori entrate fiscali prodotte dai bonus. Secondo l’Agenzia delle Entrate (Gli immobili in Italia, 2023) per ogni 100 euro spesi dallo Stato nel Superbonus ne rientrano in tasse tra 25 e 30. Alcuni istituti di ricerca, come Nomisma, Cresme, l’ufficio studi Luiss, in passato hanno stimato un effetto più ampio, immaginando anche che il Superbonus potesse ripagarsi, tesi smentita da Bankitalia e dal Mef.

Se il costo di bilancio è stato elevato, è ancora difficile valutare l’impatto dei bonus sull’economia, comunque positivo, anche se Mef, Istat e Bankitalia non hanno ancora prodotto dati ufficiali.

Nel ‘21-’22, secondo l’Istat, gli investimenti in edilizia hanno contribuito per due terzi alla crescita complessiva degli investimenti, che ha spinto il Pil italiano per la prima volta oltre la media dei paesi Ue (+8,3% e +4% rispettivamente). Secondo Upb e Bankitalia, però, il 110% ha avuto solo un effetto «aggiuntivo» e metà degli investimenti in edilizia sarebbero stati fatti comunque. A riprova sono cresciuti anche gli investimenti nei fabbricati non residenziali, non incentivati. Nell’anno del boom del 110%, in ogni caso, il Pil segna un modesto +0,9%.

Il 110% ha anche fatto crescere l’occupazione nel settore delle costruzioni. Dopo un’emorragia di 600 mila posti di lavoro, dal 2020 al luglio del 2021 (dati Istat) nel comparto edile sono stati creati 233 mila posti. Nella seconda metà del ‘22 c’è stato un calo di 47 mila unità, poi un incremento di 13 mila nel 2023. Dati che tornano con quelli dei costruttori edili, che parlano di 170 mila posti attribuibili al 110% negli ultimi due anni.

Sarebbe però sbagliato pensare che i 219 e passa miliardi siano finiti tutti nelle tasche delle imprese di costruzione. Una buona parte della torta è finita ai fornitori dei materiali, ma ci hanno guadagnato anche i professionisti (il 20% del valore del progetto), e le banche, che hanno comprato a 85 i crediti che valevano 110. Oltre allo Stato, che è subito rientrato dell’Iva.

Ci hanno guadagnato anche le famiglie, che con l’efficientamento energetico degli immobili (500 mila asseverazioni per altrettanti edifici), risparmiano sulla bolletta. L’Enea aveva calcolato che con 60 miliardi di Superbonus si era ottenuto a fine ‘22 un risparmio di 9 mila Gigawatt/ora, cioè 3 miliardi. A spanne, con 160 miliardi di spesa, il risparmio annuo triplica.

C’è, però, anche chi ci ha perso, con il Superbonus. L’effetto di spiazzamento è stato evidente sia sulle ricostruzioni post sisma, che le imprese hanno abbandonato, sia sulle opere del Pnrr, che hanno visto andare deserte molte gare e che procedono a rilento. C’è stato anche un effetto importante sui prezzi, che nel settore si sono impennati un anno prima. E ora c’è il problema dei crediti non più cedibili e che molti hanno in eccesso rispetto alla capacità di poterli compensare. E non è finita, perché il governo sta pensando a una nuova stretta.

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