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realtà

La realtà è invisibile agli occhi

Hanno ragione Eraclito e Marramao, la realtà corre, scivola e non riusciamo ad afferrarla. Anche se qualcosa di duraturo c’è, ma forse non sappiamo capire neppure questo, come invece raccomandava Spinoza. Il corsivo di Battista Falconi

 

“La realtà è un uccello che non ha memoria, devi immaginare da che parte sta” cantava Giorgio Gaber in uno dei suoi capolavori meno noti. Mentre Giacomo Marramao esce con un volume “Contro il potere” (La nave di Teseo) in cui sostiene che il fluire della realtà sia più potente dei presunti potenti come Trump e Musk, seguendo l’invito di Spinoza “non ridere, piangere, detestare ma capire”. Questo il massimo che ci è concesso. Il “panta rei” di Eraclito batte “L’essere è e non può non essere. Il non essere non è e non può essere” di Parmenide.

La realtà è insomma nascosta ai nostri occhi. Sembra dircelo anche la sedicenne che avrebbe condotto in segretezza la gravidanza, conclusa con il corpicino del bimbo morto tenuto in un secchio sul terrazzo. Un orrore che unisce quello, speculare, del tentato rapimento in pediatria (dove marito, parenti e amici della rapitrice avrebbero creduto alla finta maternità) con quelli dell’infanticida che seppelliva i suoi bimbi in giardino e del neonato abbandonato e deceduto in una “ruota degli esposti” perché l’allarme da remoto non ha funzionato. Guasto per il quale un sacerdote è finito nelle maglie della giustizia.

Altra questione, quest’ultima della giustizia, che sembra anch’essa legarsi alla realtà nascosta. Chiara Ferragni, con una strategia leggermente autolesionista, avrebbe tirato fuori gli stracci lussuosi dei tradimenti di Fedez per distrarre dalla sostanza della vicenda giudiziaria di cui è protagonista: pandori e uova di cioccolato per beneficenza erano truffa o solo fuffa? La vicenda ci appassiona comunque, perché – come quelle di Totti-Blasi o di Bill e Melinda Gates, e come gli outing sulla malattia dei personaggi pubblici – ci regala l’illusione che anche i vip vivano gli stessi nostri problemi. Il premier Meloni invece, secondo i suoi avversari, userebbe l’indagine di cui è oggetto assieme ad altri esponenti di governo per occultare il proprio fallimento politico: curioso che la tesi sia sostenuta dall’opposizione che, però, non è in grado di mostrare le prove del fallimento in modo convincente.

Altra realtà che emerge solo quando illuminata dalla magistratura, e dunque quando è troppo tardi, la soggezione ai “futili motivi”, soprattutto giovanile. È stato condannato all’ergastolo il “baby boss”, come ai cronisti è piaciuto definirlo, che ha ucciso un altro ragazzino per una scarpa sporca. Alla lettura della sentenza era presente la madre di un’altra vittima di un caso analogo, mentre sempre ieri è stato ucciso per un monopattino un 19enne camerunense (dall’Africa a Tortona a quell’età, una forza individuale cui gli Stati nazionali non sanno reagire che con misure restrittive, vedi Usa, GB, Germania, Italia…). Senza cadere nel consueto “i giovani d’oggi” tanto amato dai boomer, è chiaro che qualcosa di questa realtà sfugge, sia agli autori dei delitti sia a noi adulti che li osserviamo.

Hanno ragione Eraclito e Marramao, la realtà corre, scivola e non riusciamo ad afferrarla. Anche se qualcosa di duraturo c’è, ma forse non sappiamo capire neppure questo, come invece raccomandava Spinoza. Ricorrono i 10 anni di Mattarella, celebrati da un peana senza tentennamenti. Nemmeno un velo di dubbio sulla correttezza, o almeno sull’opportunità, che il Capo dello Stato resti in carica così a lungo. Il flebile dibattito che si era aperto all’epoca del secondo mandato di Napolitano, il cui rinnovo faceva troppo comodo a tutti, è ormai solo un ricordo lontano.

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