Nove milioni di europei hanno una vita più serena di tutti gli altri. Sono gli svizzeri che non devono discutere di mandare armi e di sodati. Non si sentono minacciati né da Trump né da Putin. E nemmeno devono dare retta ai proclami di Macron o ai programmi di riarmo di Ursula von der Leyen. Soprattutto oggi, in uno scenario internazionale di guerre e tragedie d’ogni genere, la Svizzera è una sorta di Shangri-la tutt’altro che immaginaria. E non deve dire grazie a nessuno. Pace e stabilità se le è conquistate quasi sempre da sola, senza ingerenze esterne e senza potenti alleati, attraverso un percorso storico che Maurizio Binaghi ricostruisce minuziosamente con il suo “La Svizzera è un paese neutrale (e felice)” (Laterza, 304 pagine, 20 euro).
In realtà, la confederazione elvetica non è sempre stata un’oasi di pace. Ha avuto periodi difficili. All’inizio del XIX secolo ci furono cinque colpi di stato in meno di tre anni. E tre decenni più tardi scoppiò addirittura una guerra civile che divise i cantoni in due schieramenti contrapposti. Ma, a differenza della guerra di secessione americana, durò poco, non provocò migliaia di morti e, soprattutto, non lasciò quello strascico di rancore che ogni tanto riaffiora fra Nord e Sud degli Stati Uniti. Leggendo il libro di Binaghi si ha, fatti alla mano, la dimostrazione che grande forza della Svizzera è sempre stata la capacità di superare ogni difficoltà senza troppi traumi trovando puntualmente armonia ed equilibrio. E già questo spiega come sia stato possibile un’impresa pressoché unica al mondo qual è far convivere in maniera paritaria quattro popolazioni che parlano lingue diverse.
“La Svizzera è un paese neutrale (e felice)” fa conoscere la vera realtà elvetica e in più sfata una serie di luoghi comuni. Il primo e il più banale è che sia un paese noioso e privo di fantasia. Non è un paese inospitale avendo accolto esuli politici d’ogni paese. Più di altri ha saputo integrare gli immigrati. A chi come Orson Welles con un po’ di spocchia sosteneva che gli svizzeri hanno inventato solo gli orologi a cucù si potrebbe subito replicare che soltanto a un filantropo svizzero è venuta l’idea di creare la Croce Rossa. E dalla finanza all’industria o dalla cioccolata agli orologi la capacità creativa degli imprenditori elvetici non ha nulla da invidiare a nessuno. L’altra convinzione diffusa è che la Svizzera sia un paese pacifico. Certo è riuscito a non farsi coinvolgere in due guerre mondiali. Però se un aereo belligerante sconfinava sul suo territorio veniva subito abbattuto.
La verità è che gli svizzeri sono armatissimi, possono mobilitare un esercito di quasi 500 mila uomini e vantano una tradizione millenaria di valorosi soldati combattendo al servizio di altri stati. Mercenari sì ma con stile: furono proprio mercenari svizzeri a ottenere da un imperatore di essere pagati non con il solito soldo ma con l’indipendenza dei primi cantoni sottraendoli al dominio dei feudatari. E forse il vero segreto che fa della Svizzera un paese felice non sta nel denaro o nello spirito guerriero ma in un grande amore per la libertà.