Skip to content

tre mari

Come si muoverà l’Italia fra i tre mari dell’Est Europa?

Three Seas Initiative, Roma guarda ad est? Ecco perché l'Italia deve adottare una strategia verso l'Europa orientale. L'analisi di Francis Walsingham

Settimana intensa di incontri internazionali quella passata. Oltre infatti al G20 in India, si è tenuto in quel di Bucarest, capitale della Romania, l’ottavo vertice della “Three Seas Iniative” (3SI), con tanto di interventi del presidente ucraino Volodymyr Zelensky e dell’inviato per il clima del presidente degli Stati Uniti, John Kerry, che nel 2004 fu candidato alle elezioni presidenziali del 2004, uscendo sconfitto contro George W. Bush.

Cos’è la Three Seas Iniative?

L’Iniziativa Tre Mari è una piattaforma politica che riunisce 12 Stati membri dell’UE nell’Europa centro-orientale tra Mar Baltico, Mar Nero e Mar Adriatico. Ne fanno parte Austria, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia. Al vertice della 3SI di quest’anno è stato annunciata l’adesione della Grecia, mentre Ucraina e Moldavia sono diventate Stati associati, secondo la Dichiarazione congiunta dell’Iniziativa dei Tre Mari a Bucarest. Partner strategici e sostenitori della 3SI sono la Commissione Europea, la Germania, e gli Stati Uniti, che contribuiscono al fondo infrastrutturale della 3SI con un miliardo di dollari.

tre mari

Finalmente l’Italia

A parte alcuni tentativi nei primi anni post caduta del Muro di Berlino, sin dalla metà degli anni 90 l’Italia non ha mai avuto una strategia strutturata nei confronti dell’Europa orientale, e nemmeno verso i paesi del mare nostrum Adriatico. Il rinnovato rischio russo, e la crescita notevole delle economie centro-orientali hanno però acceso una lampadina negli uffici del Governo Meloni, che per la prima volta ha inviato un proprio rappresentante in occasione del Business Forum della 3SI.

A parlare per l’Italia a Bucarest è stato Valentino Valentini, Vice Ministro delle Imprese e del Made In Italy, uomo storicamente vicino all’ex presidente Berlusconi. Nel suo discorso, in un panel sull’energia insieme al Ministro dell’economia croato e a quello dell’energia romeno, Valentini ha spiegato come l’Italia e le sue imprese possano giocare un ruolo fondamentale nello sviluppo infrastrutturale della regione e nella ricostruzione dell’Ucraina una volta che la criminale guerra scatenata dalla Russia sarà terminata, lavorando con “cuore e impegno per il nostro futuro collettivo“. Un discorso accolto molto positivamente dalla platea internazionale presente a Bucarest, che guarda all’Italia con grande attenzione.

Perché è stata istituita la Three Seas Iniative?

Nata nel 2015 per iniziativa del presidente polacco Andrzej Duda e dell’allora presidente croata Kolinda Grabar-Kitarovic, la ragione originaria di costituzione della 3SI era la cooperazione mirata allo sviluppo delle infrastrutture nella regione. Uno dei problemi strutturali dei Paesi dell’ex Patto di Varsavia è infatti un sistema di infrastrutture autostradali, ferroviarie, energetiche e di telecomunicazioni tutte sviluppate in un’ottica est-ovest, secondo l’indirizzo dato dall’allora Unione Sovietica. Un’eredità che limita lo sviluppo di Paesi in realtà con interessi e problemi simili, ma completamente scollegati tra loro se non per i confini, ma che negli ultimi anni gli stati hanno avuto “lo sviluppo economico più dinamico tra tutte le regioni economiche europee”, secondo quanto dichiarato dal presidente Duda al 3SI Business Forum la scorsa settimana. Tra i progetti più importanti realizzati fino a oggi dal 3SI ci sono la Via Carpatia, che la Lituania sino a Salonicco, e la ferrovia Baltica che unisce Varsavia e Helsinki passando per Riga e Tallin. Lato energia invece, spazio ai rigassificatori in Polonia e Lituania per incentivare la diversificazione delle fonti energetiche, ma la lista dei progetti è assai lunga (alcuni finanziati per il 50-70% dalla Commissione Ue). Progetti infrastrutturali che ovviamente toccano anche il digitale, e non per niente era vasta a Bucarest la presenza di multinazionali quali Amazon Web Services, Google Cloud e IBM.

La minaccia russa e la partnership con Ucraina e Moldavia

Ulteriore motivi di sviluppo dell’iniziativa è stata la crescente minaccia proveniente dalla Russia e la dipendenza degli Stati membri dalle importazioni energetiche russe. Inoltre, i membri dell’iniziativa hanno inteso nel tempo dare maggiore peso ai loro interessi politici all’interno dell’UE. Sebbene i paesi dell’Iniziativa dei Tre Mari costituiscano circa il 25% sia della superficie che della popolazione dell’UE, rappresentano solo poco più del 10% del suo prodotto nazionale lordo. L’invasione russa dell’Ucraina ha spostato le priorità di politica economica dell’iniziativa, ponendo la sicurezza al centro dell’attenzione. In risposta all’aggressione della Russia, e di qui le richieste di adesione da parte di Ucraina e Moldavia, anche in vista di un loro futuro ingresso nell’UE.

Dall’Intermarium all’Iniziativa Centro Europea di De Michelis

Già negli anni ’30 si tentò di istituire un tipo simile di forum. Allora la Polonia cercò per la seconda volta di stringere un’alleanza di diversi paesi tra il Mar Baltico, il Mar Nero e l’Adriatico. Intermarium – come era noto il progetto – doveva essere una piattaforma geostrategica che avrebbe fornito protezione sia contro l’Unione Sovietica comunista di Stalin che contro la Germania nazista di Hitler, ma il piano fallì. Più recente l’Iniziativa centro europea (in sigla In.C.E., o CEI in inglese), nata da un’idea dell’ex ministro socialista Gianni De Michelis, che è il più antico e più esteso forum di cooperazione regionale nell’Europa Centrale, Orientale e Balcanica, con sede a Trieste, città scelta proprio per la sua vocazione cosmopolita. Fu avviata l’11 novembre 1989 da Italia, Ungheria, Austria e Jugoslavia – che diedero vita alla “Quadrangolare” – con l’intento, caduto il muro di Berlino, di superare la divisione in blocchi e avviare rapporti di cooperazione tra stati di diverso orientamento politico ed economico. Cecoslovacchia e Polonia si aggiungono rispettivamente nel 1990 e nel 1991: l’ormai “Esagonale” viene rinominata Iniziativa centro europea nel 1992, con il successivo ingresso di altri Paesi della regione, oggi 17 in totale. Principale missione dell’In.C.E. è promuovere la coesione e assistere gli stati membri, in particolare quelli al di fuori dell’Unione europea, nel loro percorso di consolidamento economico, politico e sociale, con progetti finanziati anche dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. Il suo peso politico è però andato declinando negli ultimi anni.

Il momento delle scelte

Dopo l’intervento di Valentini a Bucarest, da più parti si auspica che l’Italia possa giocare un ruolo diverso e più importante nella regione, e il dibattito partirà già nei prossimi giorni con un convegno organizzato a Roma il prossimo 18 settembre dal Centro Studi Machiavelli – vicino alla Lega, come confermato dalla presenza del deputato Guglielmo Picchi – insieme al think tank conservatore americano Heritage Foundation, su cui però negli ultimi tempi si sono addensate nuvole di legami con think tank vicini ad Orban ed alla Russia, che certo non sono apprezzate negli altri Paesi membri delle Three Seas Initiative, Polonia e Baltici in primis. Una possibile adesione dell’Italia alla 3SI potrebbe essere messa in agenda per il prossimo anno, ma certo il tema dovrà prima passare per il vaglio del Ministro degli Esteri Tajani e del presidente Meloni, che però dovranno fare in fretta visto l’attivismo della Grecia del Primo Ministro Mitsotakis. Grecia tornata in un ruolo centrale dopo gli anni dell’austerità con l’obiettivo di porsi come potenza transmediterranea nel ruolo di centro della connettività dall’Europa all’Africa e dall’Europa al Medio Oriente, tanto più con in vista la creazione del India-Middle East-Europe Economic Corridor (IMEC) lanciato da India, USA, Arabia Saudita e Israele nell’ultimo G20.

Italia ago della bilancia nell’UE

Non solo. L’Europa orientale al momento non guida nessuna delle principali istituzioni dell’UE: la Commissione, il Consiglio europeo o il Parlamento europeo, anche se gli equilibri di potere in Europa si sono molto spostati verso est dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. La rappresentanza proporzionale in Parlamento significa infatti che i paesi più grandi – Francia, Germania e Italia – hanno il maggior potere in termini di voti. Anche se tutti i paesi nordici, baltici e dell’Europa centrale votassero in blocco – coalizione su cui stanno iniziando a lavorare, come dimostrano la “Dutch Coalition” e il D9+ group sui temi digital – avrebbero comunque meno voti (191) rispetto solo a Francia, Germania e Italia (251). Ciò vuol dire che l’Italia potrebbe davvero diventare l’ago della bilancia nella prossima legislatura UE se il Governo iniziasse a guardare verso est (e nord), mettendo sul piatto le proprie necessità (ad esempio flessibilità sul patto di stabilità) in cambio del proprio decisivo supporto, superando così lo storico legame – a volte vassallo – nei confronti della Francia.

Torna su