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i 47 confini che dividono il mondo

Il senso dei confini

“I 47 confini che dividono il mondo” di Jonn Elledge letto da Tullio Fazzolari

 

La guerra che imperversa da due anni forse non sarebbe scoppiata se, con il crollo dell’Unione Sovietica, non si fosse tracciato un confine precario tra Russia e Ucraina. Al contrario probabilmente si sarebbe smesso di combattere in Medio Oriente se si fosse definito un confine fra Israele e Palestina. Esistono frontiere che sembrano ben disegnate sugli atlanti geografici ma nella realtà sono un perenne focolaio di tensioni come accade nel Kashmir fra India e Pakistan o nella zona smilitarizzata tra le due Coree.

Jonn Elledge, giornalista e scrittore britannico, con “I 47 confini che dividono il mondo” (Garzanti, 408 pagine, 22 euro) racconta come quelle linee di demarcazione tracciate sulle mappe hanno da sempre condizionato la storia dell’umanità. Anche fra gli uomini delle caverne le contese per il territorio erano continue. Ma la prima frontiera di cui si hanno prove documentate risale al quinto millennio avanti Cristo. Più o meno dove ora c’è la diga di Assuan un confine separava l’Alto e il Basso Egitto. E prima che il faraone Menes li unificasse sotto il suo dominio erano due regni con economie e ambizioni totalmente diverse. Era più orientato verso il Mediterraneo e con un’agricoltura più florida il Basso Egitto mentre l’Alto Egitto guardava verso la Nubia.

Se la maggior parte dei confini serve a separare popoli e Stati, paradossalmente altri, come racconta Jonn Elledge, hanno avuto la funzione di unire. I 50 mila chilometri della Grande Muraglia non sono bastati a impedire le scorrerie dei mongoli ma in compenso hanno sedimentato nei cinesi un senso d’identità nazionale che secoli di rivalità interne non avevano fatto emergere. E proprio da questa volontà di distinguere fra “noi” e gli “altri” nasce il concetto di confine. Non fa eccezione l’impero romano: dal Limes al Vallo di Adriano era il modo per separare la propria civiltà dai barbari. La conseguenza non prevista fu che, destinando i legionari a presidiare le frontiere, la poderosa macchina da guerra dell’antica Roma divenne una sorta di milizia territoriale e alla fine vinsero i barbari.

“I 47 confini che dividono il mondo” dedica la giusta attenzione anche a problemi di grande attualità. Kaliningrad (che si chiamava Konigsberg quando nacque Kant) è territorio russo ma è circondata dalla Lituania e i rapporti fra Mosca e Tallinn sono pessimi. Altri potenziali focolai di tensione internazionale sono le frontiere che la Cina popolare evita di confermare lasciando così intendere la propria volontà di espandersi soprattutto verso sud. Per fortuna altri confini non suscitano preoccupazione. Stati come San Marino, Andorra o il Liechtenstein sono senza problemi circondati da altre nazioni. E senza difficoltà si trovano in Svizzera due exclave, una italiana e l’altra tedesca. Ma Elledge, da buon giornalista, non tralascia curiosità sorprendenti. La Bolivia, per esempio, ha perso da oltre un secolo il suo sbocco al mare sull’Oceano Pacifico avendo perso la guerra di confine con il Cile. Ciononostante conserva una marina da guerra e addirittura alcuni reparti di marines e si spera non servano per qualche ennesimo golpe.

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