Li ho conosciuti entrambi, Marcello Dell’Utri e Gianfranco Miccichè. Non so se siano ancora legatissimi come allora, ai tempi in cui lavoravano a Publitalia, lui da capo e l’altro da quasi attendente per la creazione di Forza Italia sfidando gli amici che sconsigliavano a Silvio Berlusconi l’avventura politica. Dalla quale temevano che i problemi del Cavaliere sarebbero aumentati e non diminuiti.
So che ci sono stati passaggi dell’attività politica di Miccichè negli ultimi anni, quando si allontanò una prima volta dal partito azzurro, non condivisi da Dell’Utri per racconto pubblico dello stesso Miccichè. Mi ha però colpito la sovrapponibilità di due interviste che essi hanno rilasciato a due giorni di distanza, ancora fresche di stampa, che penso non siano state gradite, per il loro contenuto, per il loro giudizio su Forza Italia e per le interpretazioni cui si prestano, da Antonio Tajani. Che guida il partito e contemporaneamente ricopre importanti incarichi di governo come solo certi leader della Dc erano riusciti a fare, per esempio Amintore Fanfani e Ciriaco De Mita, finendone tuttavia entrambi danneggiati.
“Oggi nel centrodestra – ha dichiarato alla Repubblica del 13 agosto Miccichè raccontando e motivando l’abbandono questa volta definitivo del partito azzurro – non si può neppure parlare di diritti civili. Vietato. Quella di Meloni è una destra che sta rimuovendo i valori del congresso di Fiuggi. Sta facendo repressione. E’ ovvio che la maggior parte degli esponenti di Forza Italia che hanno una concezione riformista e liberale della vita stia male”.
Le posizioni di Lega e Fratelli d’Italia “sono becere e contro la logica della Costituzione”, ha dichiarato Marcello Dell’Utri parlando al Foglio del 15 agosto della situazione nelle carceri, che lui conosce bene per esservi stato non da parlamentare in ispezione, come si dice del deputato o del senatore che le visita, ma da detenuto, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. E dove qualcuno lo vorrebbe ancora rimandare, ultraottantenne, per stragismo o qualcosa del genere.
“Gli eredi di Berlusconi stanno ispirando Forza Italia”? , è stato chiesto a Dell’Utri dopo recenti interviste dei due figli maggiori dell’ex presidente del Consiglio e la decisione di Tajani di condividere e affiancare i radicali nella battaglia per carceri all’altezza di un paese civile. E lui: “Questo non glielo so dire. So che sono delle riflessioni molto giuste e positive. Conosco Marina e Pier Silvio e so bene come la pensano. Sono persone molto intelligenti e attente alla società civile. Poi non so se Forza Italia sarà capace di ascoltarli”. E alla domanda sulla possibilità di un loro “futuro impegno in prima persona nel partito” ha risposto: “Credo che una cosa del genere non avverrà mai”.
Sollecitato a parlare praticamente dello stesso problema, Miccichè ha detto al Foglio due giorni dopo: “Marina esprime il pensiero di suo padre, che ho visto piangere davanti alla tragedia di migranti morti in mare mentre si dirigevano sulle coste adriatiche. Ma non credo che lei e Pier Silvio abbiano interesse a fare politica”.
Ancora Miccichè parlando dei rapporti tra Forza Italia e gli alleati di destra, peraltro dopo che già il vice presidente azzurro della Camera Giorgio Mulè si era pubblicamente posto quasi lo stesso problema: “Berlusconi non avrebbe mai permesso quello che sta accadendo. Questa Forza Italia non è quella di Berlusconi, è anonima e succube degli alleati di governo. Ma Lei ricorda i nomi dei ministri di Forza Italia? Si conosce solo Tajani. Basta questo per dire che c’è qualcosa che non va. Le scelte le fanno gli altri”.
E’ accaduto anche in altre estati roventi climaticamente di annunciare, prevedere e quant’atro autunni ancora “caldi” politicamente. Il prossimo minaccia di esserlo in particolare per Forza Italia, più ancora che per il governo assediato, secondo le opposizioni, dal referendum promosso contro la legge delle cosiddette autonomie differenziate, pur innescata dalla riforma costituzionale voluta in materia regionale dalla sinistra nel 2001, come ha appena ricordato al Dubbio Gianfranco Rotondi. E’ una Forza Italia in crisi d’identità, pare, sia per Dell’Utri sia per Miccichè: uno non so se facendone ancora parte, l’altro appena uscitone, ripeto, definitivamente. E abbastanza clamorosamente.