Nel dibattito sui casi di stupro, violenza e aggressione che vedono protagonisti come carnefici e vittime dei giovanissimi, talvolta poco più che bambine-i, si è prepotentemente inserito il riferimento alla pornografia. Riferimento senz’altro appropriato, fatte salve due premesse. La prima è l’assoluta disillusione rispetto alla fede nella prevenzione taumaturgica, sostenuta da alcune anime belle secondo cui basterebbe avviare campagne di acculturazione e formazione verso i giovani per cambiare la mentalità diffusa e immunizzare la società da questi comportamenti. Il secondo luogo comune da sfatare è che i giovani cambino in modo sostanziale, come si dice ogni volta che si osservare un dettaglio delle dinamiche sociali: per esempio, non è vero che oggi i ragazzi non abbiano voglia di lavorare in misura sostanzialmente diversa da quanto sempre accaduto, tesi sostenuta negli ultimi tempi dallo stilista Stefano Dolce e da tanti altri.
Stante quindi che, purtroppo, la violenza contro le donne è un tratto consustanziale e profondo che ben difficile verrà sradicato, resta da stabilire come combatterlo ed evitare una rassegnazione inammissibile per una comunità civile, così come la riduzione del danno. In tal senso va riconosciuto che la pornografia reperibile in maniera illimitata sul web 2.0 riveste un ruolo determinante.
Intanto, come è emerso dalla cronaca, provoca una contraddizione incomprensibile per occhi più maturi e ragionevoli: gli autori si vantano delle violenze, postandole anche in video sui social, agevolando così la propria identificazione che, infatti, spesso avviene in tempi estremamente celeri. Questo conferma che – quando si hanno 12, 15, 18 o 20 anni – si fatica a cogliere davvero la deflagrante potenzialità della condivisione in rete, che per questi giovanissimi è ormai parte consustanziale della realtà.
Un secondo aspetto riguarda invece il ruolo psico-pedagogico della pornografia, del mercato gratuito e nella piena disponibilità di chiunque delle immagini sessuali più estreme. Basta andare sui celeberrimi siti di Youporn e Pornhub per rendersene conto. Ci si può trovare di tutto, a partire dal banale accoppiamento uomo donna nelle sue più varie posizioni, tra le quali riveste un ruolo fondamentale la fellatio che, dal punto di vista sessuologico, è considerata la “copula dell’impotente” oltre che un atto di disparità di genere, se non di prevaricazione, più di quanto non sia la semplice penetrazione.
Il campionario dei gusti, delle tendenze o delle perversioni è poi sterminato, dal lesbismo ai generi milf e mature. Tra i classici l’eiaculazione e persino la minzione sul viso della donna o nella bocca, con deglutizione, non mancano neppure le penetrazioni multiple nei diversi orifizi o addirittura negli stessi. Dettagliamo per far capire cosa può accadere nel profondo di un maschio pubere o adolescente con la visione libera e immediata di certe scene. Gli si sottrae l’avvicinamento progressivo al rapporto fisico, arricchito e anche eccitato dal superamento del mistero e del proprio timore (fondamentale nell’iniziazione sessuale). Si inibisce la capacità di crescere con un’idea rispettosa ed equilibrata di sé, della partner, del corpo. Si stimola una vera patologia che porta a considerare la partner un mero oggetto di desiderio, disponibile ad assecondare qualunque performance, più di quanto non accada comunque nella confusione di quell’età. La sottomissione, la passività complice diventa propedeutica alla propria libido.
Sulla deriva patologica non si insiste abbastanza. Nella fisiologia maschile lo stupro non è soltanto un delitto contro la persona, moralmente inammissibile, ma anche un atto non spontaneo e, nella stragrande maggioranza dei casi, non praticabile. Un maschio medio non riuscirebbe a raggiungere un’erezione sufficiente con una donna che sia contraria o che soltanto non partecipi sinceramente.
Questo discorso si potrebbe da un lato ridurre al dato anagrafico di chi è cresciuto tra polluzioni notturne, riviste rimediate chissà come, vergogna, timide condivisioni amicali dei propri desideri e qualche goliardico ingresso nel cinema porno con i coetanei. Avendo ancora memoria dei padri e nonni, i quali avevano forse conosciuto il rito di passaggio nel bordello. Nulla che facesse pensare alle gangbang. Al massimo si poteva immaginare l’orgia, ma con una partecipazione di genere più equilibrata, non 10-20-100 uomini con una donna come nei record nella pornografia odierna.
Dall’altro lato, il dibattito ha assunto una sua dignità. Persino Rocco Siffredi sposa le tesi del ministro Roccella contro la diffusione indiscriminata della pornografia. Forse perché la quantità di protagonisti che popolano i siti porno avrà fatto crollare il mercato dei professionisti (davvero riesce incredibile capire come tante persone non si facciano scrupolo di mostrarsi). Ma ad alzare l’asticella del discorso c’è anche l’artista olandese che ha realizzato un orinatoio a forma di bocca: pare sia ispirato alla linguaccia di Mick Jagger e naturalmente ricorda Duchamp, ma agli uomini che lo utilizzeranno farà pensare più probabilmente al pissing che impazza nel porno odierno.
Bisogna infine ricordare che questa modalità di ostentazione della genitalità è figlia della liberazione sessuale partita negli anni ’60 del secolo scorso, progressista, di sinistra e femminista. Che adesso si è bruscamente convertita in una problematica legata al maschilismo, alla misoginia, alla mancanza di rispetto per la donna. Un po’ come il laicismo ha prodotto i roghi dei libri sacri nei paesi del nord Europa, dove adesso si mette mano a normative restrittive, lontanissime dal pensiero liberal dominante in quei paesi, divenute indispensabili per evitare rischi di pericolose crisi internazionali. Dobbiamo considerare insomma l’eterogenesi dei fini. Ogni processo di evoluzione nel quale ci inseriamo può avere esiti finali inimmaginabili, spesso contrari alla direzione e all’obiettivo che intendevamo perseguire.