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Giornale, Libero e Tempo quando si accorgeranno delle tensioni fra Meloni e Salvini?

Che cosa (non) scrivono i quotidiani Il Giornale, Libero e Il Tempo del gruppo Angelucci su Meloni e Salvini. I Graffi di Damato

Sono tutti di marca interna i “guai e agguati” su cui ha titolato oggi Il Foglio riferendo dei problemi di Giorgia Meloni al ritorno dal vertice della Nato, dagli impegni che vi ha assunto e dagli incontri bilaterali che ha avuto, compreso naturalmente quello con l’ospite Zelensky. Che è ormai “irreversibilmente” avviato verso l’adesione, pure lui, all’Alleanza Atlantica: un percorso che ormai fa parte della strategia, non più tattica, di protezione dell’Ucraina dalla sempre più feroce aggressione della Russia di Putin.

MELONI FRA GUAI E AGGUATI INTERNI

Sono “guai e agguati” – ripeto- tutti italiani. E non tanto delle scontate opposizioni di lunga tradizione antiamericana avvolte nella solita coperta del pacifismo a senso unico, quanto di una parte della maggioranza e dello stesso governo chiamata Lega. Quella del vice presidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Che da una parte liscia il pelo agli alleati forzisti intestando alla buonanima di Silvio Berlusconi l’aeroporto di Malpensa e dall’altra li aggira, li contraddice, li provoca sul terreno delicatissimo della politica estera e di quella europea. Una provocazione che tuttavia investe istituzionalmente e mediaticamente, ancor più dei forzisti, la presidente del Consiglio in persona e leader di una destra dichiaratamente conservatrice, non fascista come l’avvertono gli avversari.

I TITOLI DEI QUOTIDIANI SULLO SCONTRO MELONI-SALVINI

I giornali, una volta tanto, non si sono inventati nulla titolando sullo “scontro nel governo”, come ha fatto il Corriere della Sera, o sullo “scontro su Kiev”, come ha fatto La Stampa, o sulla “crisi di identitari”, come ha fatto il manifesto su una foto d’archivio che ritrae insieme Giorgia Meloni e Matteo Salvini.

I GIORNALI DI CENTRODESTRA FANNO GLI GNORRI

In questo quadro a dir poco imbarazzante per un governo il cui tratto di riconoscimento essenziale è la proprio la politica estera, in continuità con quella del precedente pur avversato in Parlamento – ma non su questo versante – e guidato da Mario Draghi; in questo quadro, dicevo, a dir poco imbarazzante c’è chi fa finta di nulla, ignora, minimizza. Sono i giornali di sostegno abituale al governo. Che, un po’ come gli struzzi, infilano la testa nella sabbia. Ma prima o dopo di questo problema dovranno occuparsi pure loro: si spera – sempre per loro – prima di dovere riferire di qualche festa a casa di Pier Luigi Bersani, o dintorni, per l’esplosione di una crisi provocata  -come ogni tanto preconizza fra una battuta e un sorriso l’ex segretario del Pd nei salotti televisivi sempre generosi con lui – da Salvini e dalla sua Lega. Che non si rendono conto di stare pericolosamente giocando con i capelli della bambola, per usare un’immagine diffusa nel linguaggio politico proprio da Bersani. La bambola di Palazzo Chigi.

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