Caro direttore,
ti scrivo questa lettera perché so che dai spazio anche a opinioni minoritarie e apertamente polemiche. E la mia credo proprio possa rientrare in rotta di collisione con l’Ordine dei giornalisti che non ha perso tempo di dimostrare, intervenendo sulla vicenda Giambruno (con la “m” o con la “n”? Non c’è giornale che non ne stia parlando e ognuno ha un’opinione persino su come si scrive), che si muove puntualmente in ritardo e comunque sempre a favore di telecamera.
Mi spiego meglio: ho appena letto dalle agenzie che l’ex compagno della premier Giorgia Meloni è stato segnalato dal Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia al proprio Consiglio di disciplina territoriale in merito ai fuorionda di Striscia la Notizia. Solo a me pare strano tutto questo? Solo io ci leggo un tentativo da parte dell’Ordine di partecipare all’agguato mediatico ai danni del conduttore Mediaset?
Anzitutto, c’è una ipocrisia di fondo che ha segnalato, con più efficacia di quanto potrò mai fare io, Gaia Tortora, che il mondo del giornalismo televisivo lo conosce bene visto che lavora al tg de La7: “Se andassero in onda anche la metà dei fuori onda dei conduttori in TV non ci sarebbe più nessuno”, ha scritto su X. Certo, suona un po’ come quello che si becca una multa per essere passato col rosso e se la prende con il vigile perché prima di lui altri dieci automobilisti hanno commesso la medesima infrazione: il fatto che tutti facciano così non rende l’atteggiamento del singolo non punibile.
E non voglio dire questo. Dico però che anzitutto bisognerebbe dare ai fuorionda il peso dei fuorionda. Perché se si scrive qualcosa in una mail privata, o su una chat, non equivale a scriverla su un giornale. Allo stesso modo dire qualcosa a telecamere “spente” (per tutti ma non per Ricci, pare) non dovrebbe avere lo stesso peso di lasciarsi andare ai medesimi commentacci in diretta: può costituire il divertissement per gli spettatori dell’autore ligure e del suo tg satirico con veline e gabibbi, ma i colleghi giornalisti, sapendo tutto ciò ed essendo consapevoli che ciascuno nel proprio privato, per gioco e goliardia, può dare il peggio di sé, dovrebbero volare un po’ più in alto di Striscia. O vogliamo invece dover pensare che l’Ordine sia come Striscia?
Tutto questo è reso ancora più grave dal fatto che non mi risulta che fossero stati presi provvedimenti in precedenza, sulle frasi che Giambruno pronunciò in diretta, e dunque nelle vesti ufficiali del giornalista televisivo. Ora, al netto del vespaio che scoppiò sulla sua dichiarazione sul clima (“La notizia, ammesso che tale sia, è che a luglio fa caldo e probabilmente a dicembre nevicherà, ma secondo gli ambientalisti la colpa è di noi cittadini”), vespaio che mi è sempre sembrato lunare, visto che fece scattare l’accusa di “negazionista climatico” (guai a pronunciare ad alta voce che non esistono più le mezze stagioni!), altre sue affermazioni erano state a mio avviso più sbilenche, aggravate sicuramente dal fatto d’essere state pronunciate in onda.
A iniziare da quella, caratterizzata da un fastidioso paternalismo d’antan, sulle vittime di violenza sessuale, tema così serio che meriterebbe solo riflessioni altrettanto serie e rispettose delle vittime (altrimenti meglio tacere): “Se tu vai a ballare, hai tutto il diritto di ubriacarti – non ci deve essere nessun tipo di fraintendimento e nessun tipo di inciampo – però se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche e poi rischi effettivamente che il lupo lo trovi”. Ecco, lì sinceramente mi sarei aspettato che l’Ordine dicesse qualcosa, alzasse una manina, mugolasse un pochino. Invece, caro direttore – correggimi se sbaglio -, silenzio tombale.
A proposito di commenti sprezzanti su temi delicati: non dimentichiamo che Giambruno definì lo spostamento di migranti “transumanza”, che è classico delle vacche. Ora, se non sbaglio c’è un documento, chiamato Carta di Roma, che per i giornalisti italiani fa da codice deontologico da seguire alla lettera tutte le volte che si fa informazione su richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti. Addirittura la Carta di Roma invita a usare un glossario tecnico tipizzato per non mancare di rispetto a chi, giocoforza, si trova in una situazione delicata. Correggimi nuovamente se sbaglio, ma anche quella volta l’Ordine è stato zitto.
Ora, sarò io ingenuo e non saprò come si sta al mondo, ma tutta questa vicenda mi lascia con un bel po’ di interrogativi che, se non ti ho già annoiato troppo, vorrei condividere: possibile che l’Ordine dei giornalisti intervenga solo ora, che son giorni che non si parla d’altro, dimostrando tra l’altro di non essere nemmeno così sul pezzo, visto che lo scandalo è esploso tra giovedì e venerdì scorsi mentre la presa di posizione arriva solo oggi? Possibile che l’Ordine dei giornalisti dia maggior peso a ciò che uno dei suoi componenti dice fuorionda, in quello che – a giudicare dalle immagini – appare un momento gioviale, goliardico (i commenti sono da bettola, ma tra amici e colleghi di lavoro talvolta ci si lascia andare, no?) rispetto a quello che invece viene detto in trasmissione su migranti e donne violentate?
Se Striscia la Notizia si impossessasse di ciò che i giornalisti della tv si dicono scherzosamente via mail o via chat, questi scambi privati tra colleghi potrebbero ugualmente dare origine a sanzioni simili? Questo muoversi a scoppio ritardato dell’Ordine non sarà solo un modo per far vedere, tardivamente, che l’ente c’è e batte un colpo ma che comunque arriva sempre e solo dopo che i tribunali dell’opinione pubblica, dei social e persino di Antonio Ricci hanno già emesso la propria sentenza?