La richiesta di Donald Trump di aumentare la spesa militare dei paesi Nato al 5% del Pil ha scosso il dibattito politico, specialmente in Germania. Sebbene le reazioni immediate dei politici tedeschi abbiano etichettato la proposta come “folle” e “irrealistica”, buona parte della stampa di Berlino ritiene che sia necessario affrontare con serietà il tema della spesa per la difesa, anche se non si condivide il modo o il tono con cui Trump presenta le sue richieste.
LO STATO ATTUALE DELLA SPESA NATO
Secondo le più recenti statistiche dell’Alleanza, nel 2024 i 32 paesi membri della Nato hanno speso circa il 2,71% del loro Pil per la difesa, per un totale di 1.500 miliardi di dollari. Cifra che rappresenta un aumento significativo del 10,9% rispetto all’anno precedente. Gli alleati europei e il Canada da soli contribuiscono per circa 507 miliardi di dollari, pari al 2,02% del loro Pil collettivo: si tratta di circa un terzo della spesa totale dell’Alleanza.
L’evoluzione della spesa Nato nell’ultimo decennio è stata notevole: dai 943 miliardi di dollari del 2014 si è arrivati agli attuali 1.500 miliardi. Questo incremento è stato determinato non solo dall’ingresso di nuovi Stati membri come Montenegro, Macedonia del Nord, Finlandia e Svezia, ma soprattutto dalla mutata percezione della minaccia russa dopo l’invasione dell’Ucraina.
IL CASO TEDESCO
La Germania, che durante la precedente presidenza Tramp fu presa particolarmente di mira per la sua scarsa partecipazione finanziaria, ha recentemente annunciato di aver raggiunto per la prima volta l’obiettivo Nato del 2%, con una spesa stimata del 2,12% del Pil per il 2024, equivalente a circa 90 miliardi di euro. Tuttavia, questo traguardo è stato possibile solo grazie all’inclusione del fondo speciale da 100 miliardi per la Bundeswehr e alcuni trucchi contabili, come l’inclusione delle pensioni degli ex soldati della Ddr. Non esattamente quello che si dice una spesa per l’ammodernamento della propria forza militare.
La sfida più grande si presenta dal 2027 in poi, quando i funzionari dei ministeri della Difesa e delle Finanze di Berlino prevedono un significativo gap finanziario. Il fondo speciale è già stato quasi interamente allocato per l’acquisto di equipaggiamenti militari su larga scala, tra cui carri armati, elicotteri e navi.
LA NUOVA SFIDA DI TRUMP
La richiesta di Trump di aumentare la spesa al 5% del Pil – che per la Germania significherebbe oltre 200 miliardi di euro, quasi metà dell’intero bilancio federale – appare irrealistica non solo per le casse di Berlino ma per quelle degli stessi Stati Uniti. Marie-Agnes Strack-Zimmermann, esperta di questioni di difesa per il partito liberale (Fdp), ha liquidato la proposta come una tattica negoziale “da agente immobiliare”, mentre altri leader politici tedeschi, pur concordando sulla necessità di rafforzare la difesa, hanno respinto l’idea di una quota così elevata. Il dibattito scatenatosi evidenzia la necessità di scelte difficili per il futuro, e allo stesso tempo conferma i timori di chi, con la crisi di governo tedesca e le elezioni anticipate, paventava i rischi di un vuoto politico proprio nel momento in cui Donald Trump avviava la sua seconda presidenza negli Usa.
La Germania dovrà decidere come finanziare la spesa militare a lungo termine, considerando opzioni come la riforma del freno al debito per escludere le spese per la difesa. Ma, a parte la consolidata refrattarietà dei partiti di centrodestra (Cdu-Csu e Fdp) a toccare il freno al debito, c’è di mezzo pure la campagna elettorale in cui prevalgono gli slogan propagandistici rispetto alla fredda analisi delle questioni sul tappeto. E infatti il dibattito sulla spesa militare si scatena mentre i partiti politici in Germania continuano a promettere sgravi fiscali e aumenti delle prestazioni sociali che potrebbero ulteriormente complicare il quadro finanziario.
La realtà è che il mantenimento dell’obiettivo del 2% richiederà già enormi sforzi finanziari, e i cittadini tedeschi avrebbero il diritto di sapere come verranno reperiti questi fondi. È necessario un dibattito onesto che bilanci le esigenze di sicurezza con la sostenibilità finanziaria, superando la retorica elettorale per affrontare le concrete sfide che attendono il paese. Ma per questo bisognerà attendere almeno il giorno dopo del voto.