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La strategia africana della Germania funzionerà?

Questa settimana il cancelliere della Germania Scholz, il presidente Steinmeier e la ministra degli Esteri andranno contemporaneamente in visita in Africa, in tre punti diversi del continente. Ecco obiettivi e dettagli.

La Germania mette nel mirino l’Africa e questa settimana tre vertici della politica tedesca avviano rispettive missioni in paesi del grande continente. Il viaggio dai risvolti più politici spetta naturalmente al cancelliere Olaf Scholz, che si reca in Nigeria per una tre giorni densa di appuntamenti. Nello stesso tempo il presidente federale Frank-Walter Steinmeier vola in Tanzania, per una visita dai contorni più diplomatici e di rappresentanza, mentre la ministra degli Interni Nancy Faeser, superate almeno per il momento le critiche interne, è ospite in Marocco.

GLI OBIETTIVI DELLE TRE MISSIONI

Ognuno di loro ha la propria missione. Scholz deve intensificare i legami politici e soprattutto energetici con la Nigeria. A Steinmeier tocca il compito di riannodare ferite del passato in un’opera di riappacificazione. E a Faeser spetta la patata bollente della crisi migratoria con il difficile tentativo di migliorare e accelerare i rimpatri di coloro cui viene negato il diritto d’asilo (e nel caso specifico dei marocchini si tratta della stragrande maggioranza).

Eppure esiste un legame più ampio tra questi tre viaggi, al di là del fatto che tutti e tre i viaggiatori siano socialdemocratici.

COSA FARÀ STEINMEIER IN TANZANIA

Nel dettaglio: il presidente Steinmeier ha in calendario in Tanzania, tra l’altro, l’incontro con i discendenti delle vittime della guerra Maji-Maji. Questa guerra imperversò dal 1905 al 1907 in quella che allora era la colonia dell’Africa orientale tedesca e causò la morte di circa 300.000 persone. Il tema è piuttosto delicato dal punto di vista diplomatico, perché la Germania non è ancora riuscita ad assumersi la sua responsabilità storica in questo contesto.

Per molto tempo questa guerra di annientamento della potenza coloniale tedesca non ha avuto quasi alcun ruolo nella coscienza pubblica in Germania e anche oggi non occupa lo spazio che molti storici ritengono dovrebbe invece avere per la crudele ingiustizia che accompagnò quella campagna. Forse la visita di Steinmeier può essere un piccolo contributo per innescare un cambiamento, avviare un processo di riconciliazione e cambiare l’immagine della Germania in quello spicchio pur importante di Africa.

COSA FARÀ FAESER IN MAROCCO

Più pratico e legato all’attuale emergenza migratoria il viaggio lampo della ministra Faeser in Marocco. La titolare dell’Interno, al centro di forti critiche per il disinteresse mostrato verso le difficoltà dei comuni ormai giunti al limite delle loro capacità di accoglienza e indebolita da un disastroso esito elettorale in Assia dove era la candidata di punta dell’Spd, parlarà con i rappresentanti del governo marocchino per trovare – così dice il programma – compromessi ed equilibri su un doppio registro. Da un lato una maggiore cooperazione per riaccogliere i migranti cosiddetti economici, che non hanno diritto d’asilo in Germania, e dall’altro impostare un programma di accoglienza legale per quei lavoratori qualificati che il mercato del lavoro marocchino non riesce ad assorbire e di cui invece quello tedesco ha disperatamente bisogno. Su questo punto la Germania può rifarsi alla lunga esperienza degli anni Sessanta del secolo scorso, quando programmi specifici furono stipulati per i cosiddetti “Gastarbeiter” portoghesi, italiani e poi turchi.

Anche i colloqui di Faeser non si annunciano facili né banali. Negli ultimi anni il Marocco non è stato particolarmente collaborativo quando si è trattato di riprendere in carico i connazionali costretti a lasciare la Germania e nulla lascia pensare che, senza un cospicuo tornaconto in termini economici, anche questa volta  da Rabat poco o nulla si muova, a parte le solite rassicurazioni di facciata. Dopo che per anni è toccato ai paesi della sponda sud dell’Europa misurarsi con i muri di gomma nordafricani, la sfida spetta anche a Berlino.

COSA FARÀ SCHOLZ IN NIGERIA E GHANA

Il viaggio da cui ci si attendono invece passi avanti specie sui dossier economici è quello del  cancelliere. Anche a lui toccherà comunque occuparsi di migrazione e asilo, in Nigeria e poi in Ghana), non fosse altro perché il tema è prioritario nel dibattito pubblico tedesco e molto di quel che si muove anche in ambito politico (l’ascesa di Afd, la formazione del nuovo partito di sinistra guidato dall’ex Linke Sahra Wagenknecht) ha a che fare con esso.

Dei 14.000 nigeriani che dovrebbero essere rimpatriati dalla Germania, 12.000 non hanno il passaporto e la Nigeria coglie questo pretesto per rifiutarsi di riportarli indietro. Il governo tedesco ha promesso un giro di vite e un’accelerazione dei rimpatri, misure che possono tranquillizzare quella maggioranza dell’elettorato che chiede più sicurezza, ma che ha già creato malumori nelle fila dell’alleato verde. Scholz ha da poco annunciato un aumento del numero dei rimpatri, e la credibilità di queste assicurazioni non passa solo dal Nord Africa, ma anche dalla Nigeria.

Tuttavia nel paese più popoloso ed economicamente più forte del continente africano l’obiettivo principale di Scholz è di promuovere l’espansione della cooperazione nel settore energetico. In un’intervista a un quotidiano locale The Punch, il cancelliere ha espresso il desiderio che le importazioni di gas naturale si aggiungano alle attuali importazioni di petrolio. “La Nigeria ha le maggiori riserve di gas dell’Africa”, ha dichiarato Scholz, “e le aziende tedesche sono interessate alle forniture di gas dalla Nigeria e sono ansiose di collaborare con le aziende nigeriane del gas”.

LA GERMANIA VUOLE L’ENERGIA DELL’AFRICA

Con il cancelliere viaggia infatti anche una nutrita delegazione economica, proveniente anche dai settori dell’energia, dell’acciaio e della logistica. La Germania si sta concentrando su iniziative congiunte per far progredire la produzione di idrogeno come vettore energetico del futuro.

Le forniture di gas avevano già avuto un ruolo di primo piano durante il primo viaggio del cancelliere in Africa, lo scorso anno. In Senegal, Scholz aveva offerto la partecipazione tedesca allo sviluppo di giacimenti di gas al largo delle coste occidentali.

Se la terza visita di Scholz in Africa rientra nella strategia del governo tedesco di cercare nuove alleanze nella politica economica ed energetica, in un contesto più ampio, il collegamento tra le tre visite di esponenti di primo piano delle istituzioni è che i tedeschi stanno lentamente iniziando a prendere sul serio l’Africa, dando gradualmente al continente l’importanza che merita da tempo per le sue dimensioni e diversità.

“Il cancelliere vuole conquistare i paesi del Sud del mondo come partner, su un piano di parità, come sottolinea sempre”, scrive lo Spiegel, “e Scholz persegue questa missione dall’inizio del suo mandato”. Se Merkel aveva segnato il suo mandato da un prevalente interesse verso est, verso la Cina per il commercio e verso la Russia per l’energia, Scholz dirige il suo sguardo verso sud. La bussola di Berlino ha necessità di riorientarsi dopo gli sconvolgimenti dell’ultimo biennio.

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