Il travaso di consensi dalla conservativa Unione alla destra nazionalista di AfD (Alternative für Deutschland) non si è arrestato il giorno del voto. È piuttosto continuato all’indomani, e si è accentuato man mano che progredivano le trattative per il nuovo governo con l’Spd. E ora i sondaggi certificano il pareggio. Nell’ultimo, condotto dall’istituto Insa per il quotidiano Bild, Unione e AfD risultano appaiate in cima alle preferenze elettorali con un sorprendente 24% ciascuna. Se il dato di AfD segna un’ascesa di poco più di 3 punti percentuali rispetto al voto del 23 febbraio, quello dell’Unione (che peraltro è un gruppo parlamentare che somma due partiti, Cdu e Csu), rappresenta una preoccupante flessione di oltre quattro punti. A fare da sfondo a questa rivoluzione nei consensi, è proprio l’incertezza generata dai difficili negoziati per la formazione del governo e dal clima di sfiducia crescente nei confronti dell’establishment politico dell’Unione. E di Friedrich Merz in particolare.
UNIONE, CONSENSO IN CADUTA LIBERA
Il dato più allarmante emerso dal sondaggio non è tanto l’ascesa dell’AfD, quanto il crollo verticale dell’Unione, da sempre baluardo del centrodestra moderato. Il direttore dell’istituto Insa, Hermann Binkert, definisce la perdita di consensi dell’Unione come “drammatica”, sottolineando come non si fosse mai verificato un simile calo nel periodo tra le elezioni federali e la formazione del governo. Il malcontento si fa sentire anche tra i ranghi interni della Cdu: Dennis Radtke, rappresentante dell’ala economica del partito, ha espresso profonda preoccupazione sull’umore delle sezioni locali e sull’effetto deleterio che ulteriori sondaggi negativi potrebbero avere sul partito.
A incidere maggiormente sulla percezione pubblica è l’impressione che l’Unione, nelle trattative con la Spd per la formazione del governo, stia subendo piuttosto che guidare. La base elettorale sembra punire l’apparente debolezza negoziale di Merz, la cui promessa di dimezzare i voti di AfD – fatta al momento della sua elezione a leader – si sta ora rivelando un boomerang.
I negoziati di governo si stanno infatti rivelando un vero incubo per Merz. I socialdemocratici sembrano dettare l’agenda: tracciano linee rosse, avanzano richieste e, stando ai racconti di chi partecipa ai colloqui, dominano i gruppi di lavoro con proposte precise. Al contrario, Cdu e Csu sembrano costantemente sulla difensiva, senza riuscire a imprimere una svolta su nessun tema cruciale: dal debito pubblico alla difesa, dall’immigrazione alla fiscalità, fino alle politiche economiche, climatiche e sociali. Un’impotenza che rischia di costare cara, sia al tavolo delle trattative sia nel consenso elettorale.
Il movimento giovanile dell’Unione, grande sponsor dell’ascesa di Merz alla presidenza del partito, ha già minacciato di non votare il futuro accordo di governo, mentre dalle federazioni regionali si moltiplicano le notizie di militanti che stracciano la tessera di partito. La base della Cdu è in fermento, all’aspirante cancelliere viene già rimproverata la colpa di aver tradito le promesse: l’allentamento del freno al debito pubblico viene considerata dagli elettori la madre di tutti i tradimenti.
PER LA PRIMA VOLTA AFD IN TESTA A SONDAGGI NAZIONALI
La continua crescita di AfD è un campanello d’allarme per l’intero sistema politico tedesco. Per la prima volta nella storia, un sondaggio nazionale indica l’estrema destra come primo partito (a pari merito solo perché l’Unione somma due forze politiche). Tanto più che il suo consenso tende a spalmarsi in maniera sempre più uniforme sul territorio e non può più essere considerato un fenomeno prevalentemente tedesco-orientale. L’incremento di punti percentuali in un arco di tempo così breve è indicativo di un malcontento diffuso e profondo, che i partiti tradizionali faticano a comprendere e, ancor più, a contenere. Per molti elettori, AfD appare come l’unico soggetto in grado di rappresentare l’insoddisfazione verso le politiche migratorie, economiche e sociali degli ultimi anni. Ma anche la decisione di Unione e Spd di programmare debito per sostenere ingenti spese militari risulta estremamente impopolare.
LA DOPPIA SFIDA DEL FRAGILE MERZ
La sfida per Merz è duplice: da un lato deve ricompattare il proprio partito, sempre più critico, soprattutto sul recente cambio di rotta in materia di indebitamento e migrazione; dall’altro, deve rassicurare l’elettorato tedesco che il suo governo saprà offrire una guida più solida dell’impopolare alleanza semaforo che l’ha preceduto. Ma la fiducia, già fragile, rischia di sgretolarsi ancor prima dell’insediamento. Secondo Deutschlandtrend, il sondaggio politico mensile commissionato dalla tv pubblica Ard all’istituto di ricerca Infratest dimap, il 68% degli elettori Cdu ritiene non credibile il cambio di linea recentemente adottato dal partito.
Merz è ora sotto forte pressione all’interno del partito per strappare almeno concessioni all’Spd sul promesso inasprimento della politica migratoria. Il governatore cristiano-democratico della Sassonia-Anhalt, Reiner Haseloff, ha messo in guardia dalle conseguenze di un mancato accordo forte sul tema: “Se non otterremo misure incisive, avremo perso l’unico vantaggio guadagnato alle urne”. Le parole di Haseloff riassumono bene il rischio esistenziale per l’Unione: perdere sia il consenso elettorale sia la fiducia interna.
Manfred Güllner, direttore dell’istituto di ricerca Forsa, rincara la dose: “I negoziati di coalizione sotto Merz non stanno dando speranza ai cittadini che il nuovo governo sarà migliore del precedente”. In questo quadro, il futuro cancelliere non solo dovrà dimostrare abilità negoziale nei confronti della Spd, ma dovrà anche riconquistare la base del proprio partito, sempre più disorientata.