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Germania, come e perché Merz (Cdu) seduce Weidel (Afd)

La mozione politica della Cdu Merz sulla stretta sui migranti è passata al Bundestag grazie ai voti della destra di Afd. Fatti, approfondimenti e scenari

 

I nodi vengono al pettine, specie alla vigilia di elezioni decisive, e quello sull’immigrazione irregolare è solo uno dei tanti conti aperti che la maggioranza che ha sostenuto Olaf Scholz si ritrova a pagare. Anche al netto dell’allarme sollevato dal cancelliere sul rischio di un futuro governo nero-blu con lo sdoganamento dell’estrema destra di AfD, il dibattito parlamentare di mercoledì pomeriggio ha dimostrato due cose: che Friedrich Merz ha un piano articolato in cinque punti e Scholz nessuno.

Il governo uscente non solo si trova di fronte al bilancio deludente di una Germania ormai segnata da quasi quotidiani atti di violenza (terroristici o meno) compiuti da richiedenti asilo che in qualche caso sarebbero dovuti già essere espulsi, ma per di più non sembra avere alcuna idea su come venirne fuori.

Scholz si è trincerato dietro lo spauracchio che AfD appoggiasse (come poi avvenuto) le mozioni dell’opposizione cristiano-democratica per un irrigidimento delle politiche di immigrazione e del diritto d’asilo: una è stata approvata, ma avrà bisogno di leggi conseguenti per essere messa in atto. Ma nel suo intervento al Bundestag ha solo difeso lo stato attuale della legislazione in materia, affermando che le leggi ci sono e sarebbero sufficienti se applicate, e scaricando di fatto sui comuni la responsabilità dei fallimenti.

Di fronte all’emozione suscitata dall’ultimo evento della catena di violenze che hanno insanguinato la Germania negli ultimi mesi, quello del parco di Aschaffenburg in Baviera che è costato la vita a due persone (tra cui un bambino marocchino di due anni), Merz ha deciso di uscire dal tatticismo. Memore dell’immobilismo di fronte a improvvise emergenze che costò la vittoria a Edmund Stoiber nel 2002 e Armin Laschet nel 2021, il candidato della Cdu ha preso l’iniziativa di presentare nell’ultima seduta del Bundestag una mozione politica per una svolta restrittiva nella politica di immigrazione. Corre il rischio che l’abbraccio di AfD si riveli una trappola mortale per il leader di un partito centrista e che puntare tutto su questo tema porti alla fine voti a chi da sempre detiene una sorta di egemonia sul tema dell’immigrazione. Ma dall’altra parte si è posto al centro del confronto elettorale, ha scippato proprio ad AfD la titolarità del dibattito sull’immigrazione, non è rimasto in balia degli eventi e, sfruttando abilmente il meccanismo parlamentare, ha dimostrato che su questo argomento Spd e Verdi sono in minoranza. I sondaggi peraltro indicano che anche una larga parte dell’elettorato socialdemocratico è favorevole a un giro di vite (il 56% secondo l’istituto Insa), magari seguendo il modello danese della premier Mette Frederiksen, una socialdemocratica anche lei che nessuno si sogna di tacciare di razzismo.

Al conservatore Merz non sarà poi dispiaciuto mettere l’ultimo chiodo sulla bara della politica migratoria merkeliana e provare a riallacciare il rapporto con quella parte del vecchio elettorato cristiano-democratico law and order trasmigrato a destra negli ultimi anni. “Friedrich Merz ha appena abbattuto un muro di fuoco”, osserva acutamente la Frankfurter Allgemeine Zeitung, “non quello verso AfD, come ci si potrebbe aspettare, ma quello che divide la Cdu dal suo elettorato tradizionale, una parte del quale si sentiva ormai emarginata”.

Resta il vulnus del voto con AfD. Sebbene la mozione dell’Unione di Cdu e Csu non abbia alcun effetto giuridicamente vincolante, ma è semplicemente una richiesta del Bundestag al governo, è la prima volta nella storia della Repubblica federale di Germania che i partiti di centro-destra (oltre a Cdu-Csu anche l’Fdp) hanno votato con un gruppo di estrema destra nel parlamento tedesco per ottenere la maggioranza. Un monito è arrivato dalle chiese cattolica ed evangelica, mentre l’ipotesi contenuta nel pacchetto di Merz di sigillare le frontiere tedesche allarma governi amici come quelli di Vienna e Atene, al momento guidati da premier del Ppe.

Ma la battaglia parlamentare, ormai intrecciata a quella elettorale, non è finita. Venerdì 31 gennaio l’Unione mette ai voti nell’ultima seduta del Bundestag una legge specifica volta a limitare l’afflusso di migranti che entrano illegalmente nel paese. È possibile che, a differenza della mozione di mercoledì, tale legge non otterrà la maggioranza parlamentare. Toccherà dunque al prossimo governo dare corpo alla svolta sulla politica migratoria. E tutto dipenderà da quale maggioranza sarà possibile formare dopo il voto.

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