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Perché in Germania il governo Scholz arranca

Germania: cosa dicono i sondaggi sul governo Scholz e quali sono le prospettive per l'inizio del 2024

Se i numeri dei sondaggi di fine dicembre possono essere considerati il bilancio dell’operato di un governo, allora l’esecutivo semaforo guidato da Olaf Scholz non poteva ricevere dai tedeschi pagella peggiore.

I raffronti con il voto che due anni fa premiò i tre partiti della “coalizione semaforo” sono sconfortanti. Oggi, secondo l’ultimo dei sondaggi sfornati, quello dell’Istituto Forsa per la rete televisiva privata Rtl, le posizioni di testa sono occupate da due partiti dell’opposizione: i popolari cristiano-democratici di Cdu e Csu che sono tornati di un punto oltre la soglia psicologica del 30% e i nazionalisti di Afd, il partito dell’estrema destra ormai da tempo consolidatosi al secondo posto, che raggiunge il 23%. Afd peraltro è primo partito e tocca punte superiori al 30% in tre Länder orientali dove gli elettori andranno a votare per il rinnovo dei governi regionali nell’autunno del prossimo anno.

COSA DICONO I SONDAGGI SUL GOVERNO SCHOLZ

Al contrario per i partiti di governo è una sorta di corsa del gambero. L’Spd del cancelliere Scholz precipita al 14%, i Verdi di Robert Habeck e Annalena Baerbock (i due ministri di Economia ed Esteri) sono bloccati al 13% e i liberali (Fdp) del “frugale” ministro delle Finanze Christian Lindner galleggia pericolosamente sulla soglia di sopravvivenza del 5%, sotto la quale l’Fdp fallirebbe l’ingresso al Bundestag come accadde nel 2017.

Insieme i tre partiti del “semaforo” totalizzano il 32%, quindi ben 18 punti sotto la linea della maggioranza: una catastrofe. Poco più di due anni fa, nel settembre elettorale del 2021, i socialdemocratici vinsero le elezioni con il 25,7%, i Verdi ottennero il 14,8% e i liberali raggiunsero  ben l’11,5%. Questi ultimi hanno più che dimezzato il loro consenso, lasciando sul terreno in due anni di governo 6 punti e mezzo. Quasi simile la sorte del partito del cancelliere che di punti ne ha persi 11,7, mentre i Verdi, nonostante la crisi plateale che il partito sta attraversando, sembrerebbe contenere il calo: ma certo i sogni di poter concorrere alla vittoria della cancelleria sembrano ormai tramontati.

La Cdu post-merkeliana, con il supporto del partito gemello bavarese sembra invece aver ben digerito i rischi della transizione. Gli osservatori più ostili scrivono che sia più colpa degli avversari che meriti del nuovo presidente Friedrich Merz, eppure la svolta conservatrice imposta dal nuovo leader – con tanto di benservito al centrismo che guardava più a sinistra tanto caro ad Angela Merkel – qualche risultato in termini di consenso sembra averli portati. Anche se si guarda alla travolgente ascesa di Afd, arenatasi da quando la Cdu ha accentuato il suo profilo conservatore, sia sui temi economici che della sicurezza e dell’immigrazione.

Sono 7 i punti guadagnati dai cristiano-democratici dal voto del 2021 e quasi 13 quelli conquistati dai nazionalisti di Afd. Sono partiti non “coalizionabili” e in qualche modo concorrenti fra di loro su molti temi legati alla sicurezza, ma quel che i sondaggi oggi consegnano è una Germania con un elettorato che esprime una netta maggioranza di destra.

UN DISASTRO, D’IMMAGINE E PRATICO

Il disastro di immagine (ma anche pratico) derivato dal bilancio da rimodulare a seguito della sentenza della Corte costituzionale che ha di fatto bocciato la pratica dei fondi speciali sarà difficile da recuperare. L’umore dei tedeschi è nero come le previsioni sul Pil e gli indici economici che gli istituti di ricerca sfornano di mese in mese come bollettini di guerra. Qualsiasi discorso pubblico e privato è dominato dalla crisi economica e da come il paese ci sia cascato dentro senza sapervi opporre resistenza. Nel gorgo dei giudizi negativi ci finiscono tutti, dai ministri di oggi alla cancelliera di ieri, fino a poco tempo fa osannata. Ora le rinfacciano di non aver impostato alcuna riforma e di non aver investito nella modernizzazione delle infrastrutture.

Poi è arrivata la guerra di Putin che ha ribaltato le coordinate della sicurezza tedesca, quella militare e quella energetica, aprendo fronti che è difficile sostenere contemporaneamente.

Il governo di Scholz paga queste difficoltà oggettive, ma anche quella propria di non riuscire più a trovare un comune denominatore fra gli interessi di tre forze che si sono rivelate molto più disomogenee di quanto ipotizzato. E il fatto che oggi siano tutte in caduta libera, alla ricerca di visibilità e profili per non sprofondare del tutto, rende la navigazione del cancelliere ancora più difficile.

LA MOSSA DI MERZ

Su questo sentimento che rende inquieti i giorni festivi, il leader dei conservatori Friedrich Merz sembrerebbe tentato da giocare la carta dell’anticipo elettorale. Il suo partito è tornato forte, ha potenziale di coalizione, la sua leadership è stata rafforzata dall’approvazione del nuovo programma con il quale l’eterno rivale ha mandato in soffitta la Cdu di Merkel. La difficoltà oggettiva del governo, unita alle voci di possibili sviluppi imbarazzanti per il cancelliere dall’inchiesta Wirecard, potrebbe rimescolare le carte in qualsiasi direzione. I commentatori tedeschi speculano poco sulle voci, i retroscena sono più una caratteristica della stampa italiana, ma sul sito del tg del primo canale pubblico Ard si scrive che “l’insoddisfazione per l’andamento del governo è enorme, per questo qua e là si pensa ad un’uscita anticipata dalla coalizione tripartitica e quindi ad elezioni anticipate”.

Ad esempio nell’Unione, il gruppo parlamentare composto dai due partiti cristiani, Cdu e Csu. “Per precauzione, il leader della Cdu Friedrich Merz ha dato un’occhiata al calendario”, prosegue sibillina Ard, “e ha suggerito una data: il giorno delle elezioni europee, il 9 giugno 2024. Anche il leader della Csu Markus Söder trova la data sensata, come già aveva annunciato a novembre”.

Un’idea che però non piace agli industriali, che pure possono essere annoverati fra i più critici del governo in carica. “La mia opinione personale è che nuove elezioni farebbero perdere molto tempo al paese a causa dello stallo, della campagna elettorale e della crescente incertezza”, ha dichiarato alla Reuters il presidente della Camera di commercio e dell’industria tedesca (Dihk), Peter Adrian.

Gli ha fatto eco il presidente dell’Associazione federale del commercio all’ingrosso, del commercio estero e dei servizi (Bga) Dirk Jandura, per il quale agli operatori economici non serve più disordine causato da nuove elezioni, ma un governo che affronti la realtà: “Le nostre sfide attuali – conflitti geopolitici, alto debito nazionale, scarsa attività di investimento, gravi carenze nelle infrastrutture, calo di competitività, deficit di digitalizzazione – non saranno risolte con le elezioni”, ha detto. Ma cresce il dubbio che possano essere risolte con l’attuale governo.

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