Proprio nel giorno in cui il ministro delle Finanze della Germania, Christian Lindner, annunciava con un certo trionfalismo al Bundestag il ritorno dello Schuldenbremse, il freno all’indebitamento, dopo quattro anni di sospensione per la pandemia e per la crisi energetica, i più importanti economisti tedeschi hanno bocciato tale misura proponendone una riforma.
IL PROBLEMA DELLA GERMANIA CON IL DEBITO
Non sono economisti qualsiasi, ma i cosiddetti cinque saggi, i membri del Sachverständigenrat, il Consiglio tedesco degli esperti economici che assiste governo e parlamento tedesco sulle questioni economiche, politiche e finanziarie. A essi si è aggiunto nelle stesse ore anche il Fondo monetario internazionale, che ha evidenziato come lo stato delle finanze pubbliche tedesche non desti la benché minima preoccupazione e dunque il freno all’indebitamento re-imposto da Lindner sia del tutto spropositato. La Germania deve renderlo più flessibile – ha detto in un’intervista all’Handelsblatt Pierre-Olivier Gourinchas, capo economista dell’Fmi – le stime per l’economia tedesca sono fra le più deludenti dell’area Ue e il Pese paga il conto di una regola troppo rigida.
LA RIFORMA DEI CINQUE SAGGI
La riforma dei cinque saggi tedeschi, contenuta in un documento presentato il 30 gennaio, prevede che il governo federale sia autorizzato a gestire un deficit più elevato in periodi di basso debito complessivo. Il principale organismo economico tedesco sostiene inoltre la necessità di modificare la procedura di aggiustamento economico e, dopo un’emergenza, di rendere più fluida la transizione alla regola del debito. Secondo i calcoli il margine di manovra finanziario aggiuntivo per il governo federale potrebbe ammontare a più di 50 miliardi di euro entro il 2027.
La proposta di riforma è destinata a riaccendere il dibattito sull’opportunità del freno al debito che ha impegnato lo stesso governo di Olaf Scholz nelle settimane scorse, soprattutto dopo che la Corte costituzionale ha bocciato i bilanci del biennio 2023 e 2024, giudicando incostituzionali i fondi speciali che l’esecutivo aveva riempito con finanziamenti non utilizzati per capitoli differenti. Su tutti, il Fondo speciale per il clima, foraggiato con i fondi per la pandemia che erano stati messi a disposizione nei mesi più drammatici del covid, ma che in parte non erano stati sfruttati.
IL DIBATTITO
Proprio del bilancio 2024, approntato con grande fatica dai partiti della maggioranza, si sta dibattendo in questa settimana parlamentare. I partiti alleati di Lindner non condividono la rigidità dei liberali e sia i socialdemocratici (con l’occhio alla spesa sociale) che i Verdi (interessati ai finanziamenti per la transizione energetica) avevano spinto a un nuovo alleggerimento del freno. Ma Lindner ha tenuto duro, lo Schuldenbremse è diventata l’ancora di salvataggio per un partito che ha scontato elettoralmente prima degli altri lo scotto dell’incerta azione di governo. E intervenendo nella seduta di martedì mattina, il custode delle finanze tedesche ha elencato tutte le misure finanziate dal governo – investimenti, alleggerimenti fiscali, aiuti internazionali – concludendo con enfasi il suo discorso: “E tutto questo avviene nel quadro del freno al debito, questo non è solo un requisito della Costituzione, ma anche del buon senso economico”.
Saggi economisti tedeschi e del fondo monetario internazionale la vedono diversamente. I primi, peraltro, in materia di politica fiscale sono tra di loro generalmente tanto distanti almeno quanto i partiti della coalizione di maggioranza. La loro nomina avviane dopo lunghe consultazioni politiche e ogni governo cerca di equilibrare le varie correnti economiche di appartenenza, in modo da avere un consiglio plurale. Il fatto che siano comunque riusciti a trovare una posizione comune sul freno al debito rappresenta di per sé un segnale forte per i politici.
Gli economisti escludono dalle loro proposte di riforma i punti più controversi, come l’idea di esentare in generale le spese di investimento dallo Schuldenbremse. Tuttavia, le proposte sono di ampia portata e la Legge fondamentale dovrebbe essere modificata. Per questo, oltre al voto dei liberali è necessario quello di Cdu e Csu (oggi all’opposizione), un’ipotesi al momento assai improbabile.
La presidente del Consiglio, l’economista Monika Schnitzer, si è detta favorevole a proposte che aumentano la flessibilità della politica fiscale senza compromettere la sostenibilità delle finanze pubbliche. Potrebbe essere la linea su cui cercare un compromesso tra le forze politiche, ma la debolezza generale dei partiti lascia presagire che alla fine prevarrà lo statu quo.
LA DISPUTA PER IL BILANCIO DEL 2025
La proposta giunge tuttavia nel momento in cui si profila già la prossima disputa nel governo sul bilancio del prossimo anno. Questa settimana il Bundestag approverà quello dell’anno in corso, ma già si individuano nuove lacune nel bilancio per il 2025. Al momento, secondo quanto scritto dall’Handelsblatt la scorsa settimana, mancano all’appello circa 20 miliardi di euro. Ecco perché, per gli esponenti dei due partiti di sinistra del governo, il piano degli economisti potrebbe essere allettante: la riforma consentirebbe una politica finanziaria più flessibile.