Nonostante le ultime comunicazioni al Bundestag di Olaf Scholz sulla situazione del paese si siano inevitabilmente trasformate nel primo scontro elettorale fra il cancelliere e il suo aspirante successore e leader della Cdu Friedrich Merz, il ritorno della Grosse Koalition è una delle ipotesi possibili. Anche se non è affatto certo che sarà Scholz a correre per l’Spd. Nel partito crescono i malumori di chi vorrebbe al suo posto il ministro della Difesa Boris Pistorius.
L’accordo sulla road map che porterà al voto, con la retromarcia di Scholz rispetto all’iniziale idea di presentare la mozione di fiducia a gennaio e il compromesso accettato dalle opposizioni su mediazione del presidente della Repubblica, ha fissato le prossime tappe.
Il cancelliere si presenterà il 16 dicembre in aula per cercare una fiducia che gli verrà negata. Il 27 dicembre, passate le vacanze natalizie, il presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier scioglierà il Bundestag e indirà le elezioni anticipate per il 23 febbraio. Campagna elettorale e voto invernale, un inedito per la Germania: si spera nella clemenza del cambiamento climatico.
Mai come questa volta la platea sarà affollata di aspiranti candidati. Tradizionalmente solo i partiti che realisticamente potevano sperare di arrivare primi esprimevano una candidatura ufficiale alla cancelleria: da sempre l’Unione di Cdu-Csu o Spd. La crisi dei partiti di massa e l’ascesa di quelle che un tempo venivano considerate forze minori ha suggerito la volta scorsa ai Verdi di presentare una loro candidata: non fu tuttavia una scelta fortunata per Annalena Baerbock, partita addirittura per vincere e finita al terzo posto. Ma in tempi di sempre maggiore personalizzazione della politica, questa volta i pretendenti potrebbero moltiplicarsi come i pani e i pesci. Oltre ai due principali contendenti – l’esponente socialdemocratico (Scholz o Pistorius che sia) e il favorito Merz – sarà in campo per i Verdi l’artefice della transizione energetica tedesca Robert Habeck, il filosofo ministro dell’Economia che punta sulla sua capacità di affabulazione per restituire al partito ecologista lo smalto perduto proprio per le durezze di quella transizione. La destra sovranista di AfD presenta Alice Weidel ed è difficile credere che alla tentazione resisterà l’altra donna che governa lo spazio estremo del panorama politico: Sahra Wagenknecht per la nuova formazione di sinistra che peraltro porta il suo nome (Bsw, Bündnis Sahra Wagenknecht).
Sono questi i partiti che dovrebbero entrare nel prossimo Bundestag, stando ai sondaggi del momento. E siccome il tempo della campagna elettorale sarà piuttosto breve – e ulteriormente accorciato dalle festività natalizie – è abbastanza probabile che gli umori dei tedeschi non si spostino di molto. Se per il Bsw si tratterà di un esordio in parlamento, molto probabile appare l’esclusione della Linke a sinistra e dei liberali dell’Fdp sul centrodestra, attualmente molto distanti dalla soglia di sbarramento del 5 per cento. La Linke è in crisi da tempo, e la scissione della Wagenknecht sembra averle dato il colpo finale. I liberali pagano più degli ex alleati di governo il fatto di essere stati una continua fonte di instabilità.
Il quadro del prossimo parlamento potrebbe dunque risultare addirittura semplificato rispetto a quello attuale, nonostante la parcellizzazione partitica che ha reso traballante un sistema per decenni distintosi per la granitica stabilità. E consentire grazie alla ripartizione dei seggi una maggioranza ai due partiti tradizionali anche qualora la loro somma non dovesse superare il 50 per cento. Al momento i sondaggi accreditano la Cdu-Csu del 30 per cento, l’Spd del 16. La polarizzazione sui due candidati principali potrebbe ulteriormente rafforzarli e consentire così una maggioranza fra due soli partiti che condividono i valori di fondo della Bundesrepublik e che hanno già governato insieme 12 degli ultimi 19 anni. Ma affinché anche l’Spd possa dire la sua nel partito aumenta il numero di coloro che pensano sia necessario cambiare candidato. Olaf Scholz esce ammaccato dall’esperienza del governo semaforo, disfatta che non sembra aver intaccato la popolarità del ministro della Difesa Boris Pistorius. Nella classifica dei politici preferiti, Pistorius è saldamente al primo posto, mentre Scholz è scivolato al diciannovesimo dietro tutti i principali esponenti della scena politica tedesca. La pressione interna a cambiare cavallo è forte, mentre i dirigenti cominciano a contarsi per capire chi potrebbe andare a occupare i posti ministeriali in una Grosse Koalition a guida Merz.
L’alternativa più credibile alla Grosse Koalition è quella di una maggioranza nero-verde, Cdu-Csu e Verdi, che sarebbe una novità assoluta a livello federale. C’è bisogno che i Grünen risalgano anche loro la china discesa negli ultimi tempi e che la campagna dell’Unione non sia troppo dura nei loro confronti. Habeck potrebbe essere l’uomo giusto per riappacificare l’elettorato verde deluso, non gli manca né la retorica né il carisma. Mentre molti esponenti dell’ala moderata della Cdu (come Armin Laschet e il presidente dello Schleswig-Holstein Daniel Günther, invitano Merz a non impostare una campagna elettorale contro i verdi e anzi a immaginarli come possibili partner nel prossimo governo. La Cdu deve mantenere aperte tutte le opzioni democratiche – hanno detto i due politici – anche quella con i Verdi (osteggiata invece dal leader della Csu Markus Söder). E Günther, che con Habeck ha governato nel suo Land, ha elogiato il ministro dell’Economia definendolo “affidabile, pragmatico e orientato alla soluzione dei problemi”.
La campagna elettorale è dunque partita, anche se molti tasselli dovranno essere ancora fissati nei prossimi giorni. Quel che è certo è che, se non vi saranno in futuro nuove elezioni anticipate, i tedeschi dovranno abituarsi per lungo tempo a votare in pieno inverno.