La tempesta elettorale è arrivata nei due Länder della Germania Est – Sassonia e Turingia – in cui si è votato domenica 1° settembre. Nessuna sorpresa rispetto agli ultimi sondaggi. La destra nazionalista di AfD supera il 30 per cento dei consensi, in Turingia diventa il partito più forte per la prima volta nella sua ancor giovane storia e in Sassonia tallona al secondo posto la Cdu. Nei due parlamenti entra di corsa anche la novità di questa elezione, il Bündnis Sahra Wagenknecht (Bsw), il partito fondato solo pochi mesi fa dall’ex pasionaria della Linke, quasi il 16% in Turingia, il 12% in Sassonia. Nella difficile costruzione dei futuri governi locali Bsw potrebbe essere l’ago della bilancia, se il suo pragmatismo sarà maggiore della sua cifra ideologica.
Cifre che i partiti del governo nazionale possono solo sognare. Più dei successi delle ali estreme e della tenuta della Cdu, ultimo partito di massa sopravvissuto al sisma che da anni scuote l’albero partitico tedesco, la tempesta elettorale travolge la coalizione del governo federale e lo schianto si avverte forte fino a Berlino. Il partito del cancelliere si riduce a percentuali a una cifra, le tre forze di governo tutte insieme (Spd, Verdi e Fdp) totalizzano il 12,7% in Sassonia e il 10,6% in Turingia. Se si guardano i seggi conquistati va anche peggio, giacché i liberali sono fuori da entrambi i parlamenti, i Verdi da quello della Turingia e in Sassonia superano di pochi decimali la soglia di sbarramento. Un disastro che pone Olaf Scholz in una posizione assai scomoda, non troppo diversa da quella che nel 2005, dopo la sconfitta elettorale regionale in Nord Reno-Vestfalia, costrinse Gerhard Schröder a convocare elezioni anticipate.
Ma una crisi di governo al momento aggiungerebbe problemi a problemi e non offrirebbe alcuna soluzione. Il panorama partitico tedesco è ormai in movimento, nuovi partiti hanno conquistato il proscenio, maggioranze organiche come quelle che hanno caratterizzato per decenni il sistema politico più stabile d’Europa appartengono ormai al passato. E anche una soluzione di emergenza – come la Grosse Koalition tra i due pilastri storici della Bundesrepublik, Cdu e Spd – oltre a essere, dati dei sondaggi alla mano, anch’essa a livello federale numericamente impossibile, ha esaurito la sua funzione: e più che offrire sicurezza accresce la frustrazione degli elettori.
Certo, a livello regionale una soluzione di governo si troverà. Lì entrano in gioco le questioni concrete locali, mentre i grandi temi ideologici – quando ancora ci sono – possono restare fuori dai programmi di legislatura. Per garantire maggiore sicurezza a Dresda o Erfurt c’è bisogno di più poliziotti, non serve discutere di politica internazionale: le divisioni sul sostegno militare all’Ucraina, ad esempio, non impediranno al presidente uscente Cdu della Sassonia Michael Kretschmer di cercare il giusto compromesso con Sahra Wagenknecht, un tempo bollata come comunista, e di dare un nuovo seppur sbilenco governo alla Sassonia: “L’esito peggiore sarebbe quello di non assicurare alcun governo”, ha detto Kretschmer a scrutini ancora aperti. La stessa cosa potrebbe accadere in Turingia, dove l’unica possibilità di governo (dato che nessuno dice di volersi alleare con AfD) è affidata a un accordo Cdu, Spd, Bsw. Ma, a parte la difficoltà della Cdu di far digerire al proprio elettorato sostanzialmente conservatore un’alleanza con due forze di sinistra come Spd e Bsw, a livello nazionale una tale coalizione è improponibile e i politologi concordano sul fatto che il voto di ieri sia solo l’inizio di una profonda trasformazione del quadro politico tedesco, avviata a est ma pronta a tracimare anche a ovest.
Lo spettro che si apre sulla Germania del prossimo futuro è dunque quello di una paralisi alla francese, con la certezza che nessun muro anti-incendio (verso il fuoco di AfD e/o del partito di Sahra Wagenknecht) possa produrre un governo responsabile e stabile. A meno che al cristiano-democratico Friedrich Merz, leader dell’unico partito che può contare su un capitale elettorale attorno al 30%, sia a livello federale che sul territorio nei singoli Länder, non riesca una sorta di capolavoro politico: trovare all’interno di un conservatorismo ragionevole spunti e motivi per costruire un programma di modernizzazione del paese capace da un lato di coinvolgere le componenti più dinamiche dei partiti tradizionali, dall’altro di convincere elettori a oggi disincantati.