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Ecco le vere sfide della Polonia al voto

La sfida più grande che la Polonia si ritrova ad affrontare non è il finanziamento delle spese militari né la crescita rallentata, ma la crisi demografica. L'articolo di Pierluigi Mennitti.

Il 24 febbraio 2022 il rumore dei carri armati russi penetrati in Ucraina ha trasportato i polacchi dentro il loro peggiore incubo, a lungo esorcizzato e ora reale: il ritorno dell’imperialismo russo. I progetti di riarmo sono solidi e reali e allo stesso tempo imprescindibili ma costosi. Come saranno finanziati?

LA SPESA PER LA DIFESA

Gli esperti indicano come minima una spesa costante nel prossimo decennio almeno del 3% rispetto al Pil, un punto in più rispetto a quello che gli Usa chiedono a tutti gli alleati in ambito Nato. Serve ammodernare armamenti (specie ora che quelli vecchi sono stati inviati in Ucraina), difesa aerea, materiali dell’esercito, strutture, strategie. E siccome la rivendicazione di poter aspirare al rango di una mini-superpotenza nel cuore dell’Europa è uno slogan buono per la retorica elettorale, se la Polonia vuole evitare anche solo di correre il rischio di ridiventare il terreno di conquista che fu in molte fasi della sua tragica storia, dovrà curare con molta attenzione la rete di alleanze militari e politiche in grado di tutelarla. Nessuno sopravvive ormai da solo, specie se si ritrova sul bordo della nuova cortina di ferro.

E la diplomazia non è stata certo il punto di forza della politica di Pis. Non con l’Unione europea, con la quale sono in piedi tutti i contenziosi su stato di diritto, giustizia, diritti civili e libertà dei media, e negli ultimi tempi neppure con l’Ucraina con la quale è stata aperta una diatriba del tutto evitabile sui corridoi per il grano. E anche il legame con gli Usa, di per sé solidissimo, vive ogni tanto strappi e frizioni legati a propaganda a fini di politica interna.

SPESE MILITARI, CRESCITA RALLENTATA, SFIDA DEMOGRAFICA

E il tema del finanziamento delle spese militari, dunque della crescita rallentata, si lega con la più grande sfida che la Polonia (come gli altri paesi europei) si trova già ad affrontare, quella demografica. Anche a Varsavia l’unica cosa che cresce sono i pensionati. In un paese che ha vissuto fino a qualche anno fa un formidabile esodo dei suoi giovani oggi manca forza lavoro, qualificata e non. I rifugiati ucraini hanno per un po’ allungato la coperta, ma ora il nodo arriva al pettine: la futura crescita è messa in forse dalla penuria di lavoratori. Che andranno cercati all’estero, vincendo la concorrenza degli altri paesi europei che sono sulla stessa barca, la Francia, la Germania, la Gran Bretagna, ma anche l’Olanda, l’Italia e quant’altro. Quali carte può giocare Varsavia per essere più attraente?

Per ora le politiche sull’immigrazione restano ferme alla rigidità sui confini e al rifiuto di trovare con l’Ue compromessi sulle questioni delle redistribuzioni interne. Una chiusura netta (ribadita nelle scorse settimane anche per fini elettorali) che non viene bilanciata dalla ricerca di strade per un’immigrazione legale e controllata. Anzi, si è arrivati al paradosso di ovviare incentivando un mercato nero, alimentato da visti illegali forniti a cittadini asiatici e africani da alcune ambasciate polacche. È lo scandalo dei visti, che ha danneggiato non poco il partito di governo nella fase finale della campagna elettorale.

CHI È IN VANTAGGIO ALLE ELEZIONI

Insomma i temi su cui confrontarsi non mancavano certo, ma di questo poco o punto si è parlato nei comizi e nei faccia a faccia televisivi. Così un po’ alla cieca si è arrivati al giorno del voto. Stando agli ultimi sondaggi, il Pis potrebbe riconfermarsi primo partito, seppure in calo. E la Coalizione civica guidata da Tusk arrivare poco dietro (il distacco oscillerebbe attorno ai 5 punti). Ma l’opposizione tutta unita potrebbe anche riuscire a strappare i numeri per una maggioranza senza il Pis, qualora anche i partiti più piccoli, schiacciati dalla polarizzazione fra i due contendenti più grandi, riuscissero a superare la soglia di sbarramento (5% per partiti singoli, 8% per le coalizioni). Ma il problema è che le opposizioni non sono tutte unite. E lo scenario su cui gli analisti sono disposti a giocarsi (prudentemente) due zloty è quello di una riedizione del governo nazionalista. Per saperlo è ormai questione di poche ore.

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