Che botta per la sinistra in Liguria, sconfitta nonostante l’arresto, poi le dimissioni e infine il patteggiamento dell’ex governatore di centrodestra Giovanni Toti. Al quale gli elettori, pur con una minore affluenza alle urne, o proprio per questo, non imputabile di certo al solo maltempo, hanno fatto succedere un altro esponente del centrodestra: il sindaco uscente, anzi uscito, di Genova Marco Bucci. Ma che botta soprattutto per Giuseppe Conte, che ha condannato la sinistra riducendone il cosiddetto campo per espellere Matteo Renzi. E in più ha ridotto di oltre la metà, sotto il 5 per cento, il suo movimento in soli quattro mesi, dopo le elezioni europee di giugno, con l’aiuto – sorpresa nella sorpresa – del fondatore, garante, elevato, consulente a contratto e quant’altro Beppe Grillo, quasi accontentato dagli elettori nel diritto rivendicato all’”estinzione” della sua creatura. Neppure lui, Grillo, è tornato a votare, dopo avere già disertato le urne un’altra volta.
Se non fosse vero, con tanto di proiezioni e poi di risultati, dichiarazioni, foto, annessi e connessi, e i titoloni oggi sulle prime pagine di tutti i giornali, anche dei più delusi o contrariati, consolatisi solo per il testa a testa dei conteggi, ci sarebbe da credere a uno scherzo. Ad un sogno di Bucci e a un incubo del concorrente Andrea Orlando, originariamente riottoso ad un’impresa alla quale invece via via si era talmente immedesimato da crederci davvero, anche mentre Conte gli tagliava l’erba sotto i piedi. E lui continuava a scambiarlo per un alleato prezioso, finendo tra i “pestati” del bel titolo dell’insospettabile manifesto.
Ma non sarebbe giusto, di fronte ai risultati delle elezioni anticipate in Liguria, che hanno finto per sorpassare quelle già in programma in Emilia-Romagna e in Umbria, limitarsi a pensare, a parlare e a scrivere, magari scherzandoci pure sopra, dei politici sconfitti nella regione che pensavano di strappare agli avversari. Qualche riflessione a dir poco critica la merita anche la magistratura che di suo, per non volerla sospettare di avere da fatto da sponda ad un gioco politico, ha provocato queste elezioni liguri, ripiegando anch’essa su un patteggiamento, come l’ex governatore Toti, pur di non rischiare un processo così fortemente perseguito in anni di indagini e intercettazioni. La sconfitta uscita dalle urne vale anche per la magistratura, sicura dietro lo schermo della indipendenza, autonomia, inamovibilità e tutto il resto. Pestate pure le toghe, per tornare al manifesto.