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aiuole

Le formiche, il giornalismo e le suole da consumare sulle aiuole

La lettera di Max Del Papa.

Egregio direttore,

chi ti scrive è un ballerino, esteta, esoterico, sciamano, alchimista, emulo di Fulcanelli, apprendista Malgioglio (non è mai troppo tardi, ovvero c’è sempre una prima volta), all’occorrenza podcaster specializzato in pubblici appalti.

Volevo chiederti sussiegosamente ma anche precipitevolissimevolmente: ma tu calpesti le aiuole? Perché c’è un detto che fa così: chi calpesta le aiuole, poi le suole gli duole.

Tu mi dirai: e mo’ che c’entra? Che stai a di’? Facile: il senso della mia domanda dipende dalla tua risposta, ovvero so’ cazzi tua. Come la metti la metti, io vinco e tu affetti.

Confido in una tua gentile e sollecita chiarificazione, possibilmente senza smorfiette, alla questione urgente, dopodiché ti saprò dire chi sei, come la pensi e quale sarà il tuo destino. E magari pure il mio.

Non è meglio dell’oroscopo? Dall’informazione alla prestidigitazione, come dice il mago Silvan. O, se preferisci, dal lancio d’agenzia alla cartomanzia.

In fiduciosa attesa ti lascio ai miei impegni, mi pare di averti informato che sono pure poddecaster e allora via, più veloce della luce, verso nuove avventure, scion scion. Mollate gli ormeggi: rotta: Sanremo!

Firmato: una eccellenza italiana.

Max Del Papa

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