Dalla “folle giornata parlamentare” di metà marzo, come la definiva Libération, in cui il presidente francese Emmanuel Macron ha “scavalcato” un ramo del parlamento per approvare la contestata riforma delle pensioni sono trascorsi cinque mesi e ora la legge sta per entrare in vigore.
Sarà infatti effettiva dal 1° settembre, nonostante le violente proteste che si sono susseguite per mesi nelle strade di Parigi e di tutto il Paese.
Ecco cosa cambia e cosa si dice in Francia.
MESI DI CAOS CONCLUSI CON LA “DITTATURA MACRON”
L’entrata in vigore dell’impopolare riforma delle pensioni in Francia che prevede l’innalzamento dell’età pensionabile a 64 anni arriva dopo mesi di mobilitazione dei sindacati, cortei da un milione di persone, sedute caotiche all’Assemblea nazionale dove è stato impossibile votare, una comunicazione confusa da parte del governo e, infine, l’adozione della norma resa possibile solo con il pugno duro di Macron, che ha fatto ricorso al comma 3 dell’articolo 49 della Costituzione, un potere speciale che permette di evitare il dibattito parlamentare.
PERCHÉ È NECESSARIA SECONDO MACRON
La scelta di ricorrere a questa misura straordinaria pur di far approvare la riforma è stata giustificata da Macron indicando “rischi finanziari”.
Senza la riforma, secondo l’inquilino dell’Eliseo, il contesto inflazionistico, l’aumento dei tassi di interesse e la febbre dei mercati finanziari metterebbero a rischio il futuro della Francia. “Il mio interesse politico sarebbe stato quello di andare al voto. Tra tutti voi, non sono io a rischiare il posto o la poltrona”, avrebbe detto in quei concitati giorni ai suoi ministri, “ma ritengo che, allo stato attuale, i rischi finanziari ed economici siano troppo elevati […] Non possiamo giocare con il futuro del Paese”.
SARÀ RISOLUTIVA?
Già ai tempi delle proteste molti esperti sostenevano che la Francia non sta attraversando una crisi finanziaria della portata descritta da Macron e che, dunque, non c’erano le condizioni per giustificare l’uso di poteri speciali, che anzi avrebbe solo contribuito a danneggiare la sua immagine. A oggi, stando ai sondaggi riportati da Les Echos, la fiducia dei francesi nel loro presidente non si schioda da due mesi dal 29% e anche la percentuale di coloro che non si fidano rimane invariata al 65%, mentre chi afferma di non fidarsi affatto è il 40% della popolazione.
Ma a rincarare la dose riguardo alla riforma è stato il Conseil d’orientation des retraites (COR, un organo indipendente e pluralista di consulenza e consultazione, che include le parti sociali, incaricato di analizzare e monitorare le prospettive a medio e lungo termine del sistema pensionistico francese) che a giugno – e dunque “a posteriori!”, sottolinea L’Observateur – ha affermato che la riforma “non impedirà al regime pensionistico generale di andare in deficit entro il 2030”. L’opposto di quanto sostenuto dal governo Macron per giustificare la “madre delle riforme”.
LE PREVISIONI DEL COR
Tuttavia, c’è un “ma”. Stando infatti alle previsioni del COR, sebbene la riforma non sia in grado di realizzare l’obiettivo dell’esecutivo, senza di essa “la situazione sarebbe peggiore” perché rallentando il ritmo dei pensionamenti limita il numero di pensionati (280.000 pensionati in meno nel 2030 rispetto allo scenario senza riforma) e permette quindi di contenere la spesa.
Lo scenario più possibile ipotizzato a giugno dal COR prevede che: “Dopo due anni di avanzi, il sistema pensionistico della Francia tornerà in deficit dal 2024. Fino al 2030, il deficit sarebbe compreso tra 0,2 e 0,3 punti di PIL, ovvero tra 5 e 8 miliardi di euro all’anno. Tuttavia, si tratta di meno della metà della previsione precedente, che prevedeva un deficit dello 0,4% del PIL in assenza di riforme”.
Previsioni che, osserva Bfmtv, hanno attirato le critiche di alcuni membri del governo, che mettono in dubbio l’affidabilità del lavoro del COR. Primo tra tutti il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, il quale, criticando l’organismo per aver cambiato le sue valutazioni “ogni sei mesi”, ha detto di prendere queste previsioni “con cautela”.
COSA PREVEDE LA RIFORMA DELLE PENSIONI IN FRANCIA
Ma quindi quali sono i punti più rilevanti della riforma delle pensioni in Francia? Come spiega Le Figaro, la misura principale è l’innalzamento graduale dell’età pensionabile, che passerà dai 62 anni di oggi ai 64 del 2030, con un ritmo di tre mesi all’anno.
Ci sarà poi fin da subito un aumento di 100 euro lordi al mese della pensione minima per i lavoratori dipendenti, i commercianti e gli agricoltori che hanno lavorato tutta la vita con un salario minimo e a tempo pieno.
Anche il regime delle “carriere lunghe”, che consente il pensionamento anticipato a chi ha iniziato a lavorare in giovane età, è stato rivisto e ora sarà aperto a chi ha iniziato a lavorare prima dei 21 anni (invece che a 20) e avrà quattro limiti di età per l’accesso rispetto ai due attuali.
Tra le altre misure, si legge sul sito dell’amministrazione francese, è prevista infine la possibilità per alcuni genitori di aumentare l’importo della loro pensione dell’1,25% per ogni trimestre supplementare lavorato tra i 63 e i 64 anni, vale a dire del 2,5% per due trimestri e fino al 5% per un anno intero.