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Cosa si dice a Mosca su Ucraina, occidente e attentati

I servizi segreti ucraini hanno subito chiarito che l’omicidio del generale Igor Kirillov a Mosca e del suo assistente era loro responsabilità. Qual è la stata la reazione in Russia? Conversazione di Stefano Feltri per Appunti con Mara Morini, politologa dell'università di Genova ed esperta di Russia

 

Mara Morini è una politologa dell’nniversità di Genova esperta di Russia. Non è la prima volta che la guerra viene portata dagli ucraini fino a Mosca. Che conseguenze ha questo sulla narrazione del conflitto da parte di Putin? Come reagisce l’opinione pubblica russa?

Nell’immediato dell’attacco ucraino nella regione di Kursk, l’estate scorsa, la propaganda russa attraverso le televisioni statali ha avvalorato e rafforzato quella che è stata sin dall’inizio di questo conflitto in Ucraina la narrazione putiniana, ovvero un attacco sollecitato e organizzato con il supporto degli Stati Uniti, quindi dall’alleanza occidentale e come tale viene presentata l’opinione pubblica russa come un ulteriore tentativo da parte degli Stati Uniti di indebolire la Russia utilizzando strumentalmente l’Ucraina.

Putin ha quindi cercato di rafforzare la convinzione di quei russi che ritengono che dietro alla reazione ucraina anche nei confronti della Russia ci sia un supporto occidentale.

L’opinione pubblica russa ha reagito con molta attenzione a quanto è venuto a Kursk con una particolare preoccupazione nei confronti di quelle che possono essere le conseguenze sui civili e su quelle che possono essere ovviamente poi le risposte da parte di Mosca, come hanno recentemente dimostrato i sondaggi del Levada Center dello scorso ottobre.

Da molti segnali sembra che si stia preparando una qualche forma di negoziato per inizio 2025. Quali sono le aspettative dal lato di Putin?

In realtà di negoziati si parla da molto tempo, ed è chiaro che con la nuova presidenza di Donald Trump molti analisti si aspettano che ci possa essere una maggiore propensione da parte del Cremlino ad un’apertura.

Però di recente il portavoce del presidente, Dmitry Peskov, ha sottolineato che fino a quando non saranno raggiunti i famosi obiettivi – per lo più sconosciuti anche all’opinione pubblica non solo russa ma anche occidentale – di questa cosiddetta operazione speciale in Ucraina è improbabile che si parli di negoziati.

Resta il fatto che qualora Putin decidesse di sedersi ad un tavolo o comunque di fare qualche apertura rimangono dei punti fermi: qualsiasi negoziato e qualsiasi cessate il fuoco dovrebbe essere alle condizioni presentate dal Cremlino. E sappiamo che sono molto svantaggiose per l’Ucraina e molto distanti da quella che è stata definita la “pace giusta”.

Nell’ultimo anno anche l’opinione pubblica russa è diventata più favorevole ai negoziati, ma rimane compatta a sostenere che ogni eventuale chiusura del conflitto deve essere alle condizioni della Russia.

(Estratto dalla newsletter Appunti)

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