Dopo un giorno di riflessione, essendo stato tentato di non farlo per carità professionale, mi permetto di segnalare una foto della pagina 16 – ripeto, sedici – del Corriere della Sera di ieri sulla drammatica situazione di Gaza. Dove la disperazione ha rotto gli argini anche politici e restituito alla popolazione civile il coraggio di dimostrare fra le rovine delle loro case, delle loro scuole, dei loro ospedali, delle loro strade contro i terroristi di Hamas che ancora vi governano.

Più ancora della foto, tuttavia, vorrei segnalare la didascalia del Corriere. Che dice, testualmente: “Decine di palestinesi sono scesi in strada martedì per manifestare contro Hamas e chiedere la pace. Circa 100 residenti hanno manifestato a Beit Lahia, nella Striscia di Gaza settentrionale: alcuni portavano cartelli con la scritta “Stop alla guerra” e “I bambini in Palestina vogliono vivere”. Nel campo profughi di Jaballa, un’altra manifestazione, con decine di dimostranti che hanno scandito slogan come “Vogliamo mangiare”.
Vi sembrano davvero “decine” o “circa 100”, come dice la didascalia – ripeto – del Corriere della Sera, i dimostranti ripresi contro Hamas? O non decine di migliaia, almeno? E perché tanta renitenza a raccontare le cose, anche a costo di tirarsi la zappa sui piedi per l’evidenza che hanno le immagini? Paura o rispetto di Hamas e di tutte le consorterie, chiamiamole così, sulle quali può contare anche in Italia, nelle sue piazze e purtroppo anche nei suoi giornali, quell’organizzazione terroristica che ha fatto di tutti gli sventurati abitanti di Gaza ostaggi, come degli ebrei catturati nel pogrom del 7 ottobre 2023. Che Hamas nasconde, vivi o morti, per trattare tregue e scambi di detenuti e prigionieri con Israele? Vallo a sapere. Quella didascalia è un po’ come la testa messa sotto la sabbia, che peraltro a Gaza è stata anch’essa sommersa dalle rovine e dalla morte.