Le elezioni tedesche ci mettono di fronte a una questione complicata: la competizione ormai sembra essere tra la destra estrema e tutto il resto, in una riedizione di quella dinamica che ormai dieci anni fa vedeva i populisti da una parte e i partiti tradizionali dall’altra.
In Germania hanno vinto due destre, i conservatori CDU-CSU di Friedrich Merz con il 28,5 per cento e la destra estrema AfD di Alice Weidel con il 20,8 per cento. La CDU-CSU ha guadagnato quattro punti, rispetto al 2021, l’estrema destra di AfD è quasi raddoppiata.
Al conto dei partiti estremi va aggiunta l’alleanza BSW di Sahra Wagenknecht che, venendo da sinistra, arriva su posizioni simili alla AfD su immigrati e vicinanza alla Russia: BSW è arrivata al 4,9 per cento, e dunque non eleggerà deputati visto che la soglia di sbarramento è al 5.
Il fatto che la Germania abbia un sistema proporzionale costringe chiunque ad alleanze: ci sarebbe una coalizione di destra possibile, con CDU/CSU e AfD, ma sull’estrema destra almeno a questo giro resta ancora lo stigma.
Merz ha detto che non si alleerà con gli estremisti che includono neonazisti, xenofobi, antisemiti e altri figuri che in Germania sono ancora considerati impresentabili (ma quanto dureranno le leggi che fissano i perimetri di quello che si può dire e pensare, eredità ormai sbiadita del confronto con il nazismo e la Shoah?).
Questo significa che, almeno in Germania, il centrodestra e il centrosinistra tradizionali si considerano più vicini che il centrodestra e l’estrema destra: la CDU può fare accordi più facilmente con i socialisti della SPD che con gli estremisti di AfD. D’altra parte hanno governato spesso insieme, SPD e CDU, negli anni delle grandi coalizioni. Lo stesso Olaf Scholz, fino al 2021, era il ministro delle Finanze di Angela Merkel (della CDU).
Ma fino a quando durerà questa barriera che, con accordi tra partiti, esclude la destra estrema dal governo?
Cordoni fragili
In Francia il cordone sanitario sembra destinato a reggere al massimo fino al 2027, cioè alle prossime elezioni presidenziali.
Quando il presidente Emmanuel Macron ha convocato elezioni anticipate a luglio, in risposta alla sconfitta del suo partito alle europee di giugno 2024, anche in Francia si è creato un “cordone sanitario” per impedire all’estrema destra locale di arrivare al governo.
Il Rassemblement National (RN) aveva già un premier pronto, il 28enne Jordan Bardella, che doveva preparare il terreno per l’ascesa di Marine Le Pen all’Eliseo nel 2027 quando Macron, presidente impopolare e senza eredi, non si potrà ricandidare.
Soltanto l’alleanza tra forze tra loro molto eterogenee – i residui dei socialisti, gli europeisti convinti, le sinistre populiste euroscettiche e anti-americane – ha consentito di fermare il RN, e soltanto perché in Francia alle legislativa ci sono i collegi dove una accurata strategia di desistenza (candidare solo uno sfidante della destra estrema) consente di vincere pur senza convincere davvero gli elettori, e senza un vero patto politico sottostante.
Abbiamo visto qual è stato il prezzo di quella strategia, però: i partiti del Nuovo Fronte Popolare non sono riusciti a esprimere un premier, Macron ha indicato prima Michel Barnier e poi Francois Bayrou, governi deboli che faticano ad affrontare una crisi economica e fiscale ormai evidente e che rischiano di far sembrare l’estrema destra un’alternativa allettante all’impasse attuale.
Non è però detto che Le Pen riesca a candidarsi nel 2027, aspetta una sentenza il 31 marzo per abusi nella gestione di fondi europei, spesi per attività politiche del RN in Francia. La scommessa di Marine Le Pen è che le condanne non riescano a fermare l’onda di destra, Donald Trump sarebbe la dimostrazione di questa teoria.
Di sicuro i cordoni sanitari contro le destre non tengono più. Lo dimostra il caso dell’Austria: il Partito della libertà FPO del neonazista Herbert Kickl ha vinto le elezioni in settembre 2024 con il 28,8 per cento dei voti.
All’inizio è stato escluso da ogni ipotesi di governo, sempre in nome del principio che con gli estremisti nessuno vuole governare. Ma il problema di questo approccio è che funziona solo quando gli estremisti sono pochi e hanno pochi seggi.
Dopo il fallimento di ogni negoziato, a novembre il presidente della Repubblica Alexander van der Bellen ha dato l’incarico a Kickl di formare il governo. Non ci è riuscito e ora Kickl attribuisce ogni responsabilità al centrodestra, al Partito del popolo.
Ma quello che conta è che il cordone sanitario non c’era più, il partito neonazista, anti-europeo, anti-immigrati e filorusso era un plausibile partner di governo.
Che adesso ci siano nuove elezioni o un governo tecnico, il problema è soltanto rimandato. E cosa può succedere lo stiamo vedendo negli Stati Uniti, dove il sistema elettorale non consente di escludere gli estremisti, perché la competizione avviene all’interno dei due grandi partiti principali.
E da tempo, ormai dal 2016, Donald Trump ha trasformato il suo consenso in un movimento, Make America Great Again, MAGA, che ha preso il controllo prima del partito Repubblicano e poi di tutto lo Stato.