Skip to content

comunico

Comunico, dunque sono

La lettera dell'avv. Antonio de Grazia

Gentile direttore,

siamo nella civiltà post-moderna, nell’era dell’Informazione?

COMUNICO, DUNQUE SONO

La comunicazione è diventata autonoma, impermeabile, svincolata dai fatti: essa crea i fatti, li plasma con una narrazione uniforme, il dissenso è vietato. Il dissenziente è un maledetto traditore, un bischero, merita un esorcismo o l’oblio.

NON PENSO A NULLA, QUINDI COMUNICO

Un anonimo personaggio comunica prolifiche frasi orecchiate da altri, e subito crede di essere uno scrittore. I mass-media e i social network lo scoprono, trasformano il comunicatore in grande scrittore, OPLÀ!

Critici quasi-letterari, opinionisti intrufolati (perché si intrufolano dappertutto), marchettisti di professione emettono la sentenza: ma che bello stile! Lui sarà il favorito al prossimo Strega! A quando la prima traduzione negli States?

E il poveretto, con qualche danaro in più, cambia il guardaroba e si atteggia a grande scrittore americano: LUI non comunica, ma scrive anche quando favella, cesellando bon mot ed arguzie, crede di essere un novello Lichtenberg un po’ dannunziano.

E il suo faccione, orfano di scintilli di genio, diventa noto al grande pubblico, una voce pacata ma bulimica di diafane dimenticabili banalità.

Poi un giorno, inopinatamente, quasI fosse il segno di una sconosciuta patologia, il grande scrittore torna ad essere lo sterile e prolifico comunicatore, retrocede a nullità invisibile.

E poi?

Avanti il prossimo…

Così è, se vi pare.

Un caro saluto.

Antonio de Grazia

Torna su