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Come la Cina picchia sull’Australia e flirta con l’Iran

Tutte le ultime mosse economiche della Cina tra Australia e Iran.

 

Prosegue in modo sistematico la guerra economica posta in essere dalla Cina nei confronti dell’Australia.

Il 26 marzo infatti il ministero del Commercio cinese ha comunicato che a partire dal 28 marzo — e per cinque anni — verranno imposti dazi anti-dumping compresi tra il 116% e il 218% in relazione alle importazioni legate al settore vinicolo.

Queste sanzioni economiche da un lato sono la prosecuzione di quelle poste in essere il 27 novembre nei confronti dei dazi su uve e succhi d’uva fermentati e importati dall’Australia e dall’altro lato costituiscono la conseguenza di quelle attuate l’11 maggio quando la Cina aveva bloccato le importazioni di carne determinando un rilevante danno economico al settore.

Non va dimenticato infatti che proprio la Cina è il primo mercato estero per le carni australiane.

Ma accanto alle azioni offensive nel contesto della guerra economica, la Cina, allo scopo di realizzare la sua politica di potenza a livello globale, ha posto in essere un accordo di cooperazione, che avrà la durata di circa 25 anni, con l’Iran sia nel contesto civile che in quello militare in occasione della visita in Iran del ministro degli Esteri cinese, Wang Yi.

È evidente che questo accordo da un lato rafforzerà l’approvvigionamento cinese nel settore petrolifero e nel settore del gas e, dall’altro lato, consentirà all’Iran di rafforzarsi dal punto di vista militare.

Questo accordo prevede infatti uno stanziamento di 280 miliardi di dollari proprio nel settore petrolifero e nel settore del gas.

Ancora una volta il Dragone prosegue in modo lineare e coerente nelle sue scelte di politica estera: il 23 gennaio 2016 infatti sia il presidente cinese che il capo di Stato iraniano avevano posto le basi per un accordo bilaterale, accordo questo concretizzatosi nel documento del 2020.

È evidente che questi accordi hanno anche consentito a Teheran di superare la politica trumpiana di massima pressione e al contempo queste sinergie economiche non fanno altro che costruire una serie di alleanze in funzione antiamericana in Medio Oriente.

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