Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca stravolgerà i rapporti tra l’America e la Cina oppure la relazione si manterrò ancora all’intero delle quattro linee rosse? E come evolverà la relazione commerciale?
Start Magazine ne ha discusso con Francesco Sisci, professore all’Istituto di Studi Europei all’Università del Popolo della Cina e consigliere scientifico di Limes.
Nel vertice bilaterale di Lima (16 novembre) con Biden, il presidente Xi Jinping ha auspicato implicitamente che Trump continui a mantenere le relazioni Cina/Usa all’interno delle attuali quattro linee rosse. Puoi spiegare cosa significano e quale sarà la probabile risposta di Trump?
Le linee rosse tracciate da Xi sono in parte nuove e certo mai formalizzate come questa volta. Esse riguardano il rispetto della posizione cinese su Taiwan, i diritti umani, il sistema cinese e il diritto allo sviluppo della Cina. Tutte e quattro hanno aspetti molto controversi e non credo che ora o nel prossimo futuro si possa trovare un consenso al riguardo anche per la profonda diffidenza reciproca. Ma è interessante che siano state presentate queste aree, perché sappiamo quali sono i punti caldi. Quindi sappiamo che questioni estranee alle quattro sono aperte per la discussione. Non ho idea come Trump voglia affrontare il rapporto che poi ha tanti aspetti delicati come il sostegno cinese alla Russia e il surplus commerciale.
La reazione di Trump influenzerà i vertici di Pechino o la Cina proseguirà – a prescindere – una politica economica economica estera orientata alle esportazioni, al mantenimento forzato della sua moneta di scambio a prezzi molto bassi, a non dare garanzie né di libertà di azione per gli investimenti esteri né per la salvaguardia dei diritti di proprietà?
Non mi è chiaro. In teoria si tratta di questioni fuori dalle quattro linee rosse, ma in pratica le linee rosse in Cina sono fisarmoniche che allungano o restringono a seconda delle esigenze; anche se fuori da linee rosse, comunque verrebbero contrattate.
Dal 2001 (ingresso nel Wto) il rapporto tra Cina con il resto del mondo è rimasto asimmetrico. Alle imprese cinesi viene consentito di muoversi liberamente nel mondo (salvo in pochi segmenti ultrasensibili), ma non c’è reciprocità. Qual è il timore più grande che impedisce al Pcc di fare almeno qualche passo nella direzione di un vero processo di “opening up”?
Il rapporto è asimmetrico perché c’è una asimmetria/ambiguità degli assunti. Noi pensiamo al Pil complessivo per misurare i dati economici, loro pensano al Pil pro capite. C’è una differenza enorme tra i due assunti. Ora il Pil cinese è il secondo al mondo ma il Pil pro capite è ancora una frazione di quello dei paesi sviluppati. Secondo il Pil assoluto la Cina dovrebbe aderire il pieno alle richieste del Wto, secondo il Pil pro capite invece la Cina deve avere un trattamento da paese in via di sviluppo. Se però aspettiamo che il pro capite cinese sia a livello americano a quel punto per il pieno adeguamento cinese alle regole WTO a quel punto il commercio mondiale potrebbe essere esploso. Qui il problema.
L’apertura per la Cina non può compromettere o mettere a rischio il sistema, cioè il potere del partito, una delle linee rosse: è questo il punto.
Numerose imprese e banche statunitensi (per esempio Tesla di Musk) sono molto esposte verso la Cina. Come si concilia questa posizione con le barriere tariffarie promesse da Trump?
Non è chiaro. Non è chiaro come Musk possa sedersi con Trump, che vuole i dazi contro la Cina, e poi occupare spazi crescenti del mercato cinese. Forse qui, nel ruolo di Musk c’è anche la speranza di un grande accordo con la Cina. Dobbiamo vedere.
Cosa significa in pratica la metafora del presidente cinese “piccoli cortili, mura alte”?
Credo si riferisca alle nuove tendenze di protezionismo commerciale in atto.
Quali effetti avrà la partecipazione della Corea del Nord all’invasione dell’Ucraina per la penisola coreana e per i rapporti tra Xi Jinping e Vladimir Putin?
Non mi è chiaro se Xi e Putin siano pienamente d’accordo, oppure se uno stia giocando l’altro sulla Nord Corea. Non conviene all’uno o all’altro sciogliere le ambiguità, forse, e quindi le avremo, temo. Se sciogliamo le ambiguità e Putin o Xi svelano punti di frizione reciproca, allora possiamo più facilmente trovare un cammino di pace in Ucraina e forse una soluzione della frizione con la Cina. Se i due rimangono uniti Ucraina e frizione cinese devono essere risolti insieme, cosa molto più complicata.