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Chi ha votato von der Leyen, Costa e Kallas

Voti, stilettate e rimbrotti reciproci sulle nomine ai vertici delle istituzioni europee. Ecco la mappa delle posizioni su von der Leyen, Costa e Kallas. Estratto dal Mattinale Europeo

OK NON UNANIME A VON DER LEYEN, COSTA E KALLAS

Ursula von der Leyen presidente della Commissione, Antonio Costa presidente del Consiglio europeo e Kaja Kallas Alto rappresentante per la politica estera: questa notte i capi di stato e di governo dell’Unione europea hanno scelto i leader delle istituzioni comunitarie per i prossimi cinque anni, nonostante il voto in dissenso di Giorgia Meloni e Viktor Orban. Il presidente del Consiglio italiano e il premier ungherese sono stati gli unici due membri del Consiglio europeo a non sostenere il trio concordato dalla maggioranza europeista formata da Partito popolare europeo, Partito socialista europeo e liberali di Renew. La tedesca von der Leyen era la Spitzenkandidat del Ppe, che si è confermato come primo gruppo al Parlamento europeo, aumentando i suoi seggi alle elezioni del 9 giugno. Costa è l’ex premier socialista del Portogallo, conosciuto per le sue abilità negoziali e i successi economici dopo i salvataggi durante la crisi della zona euro. Kallas è la premier liberale dell’Estonia, una delle voci più forti e coraggiose a favore del sostegno all’Ucraina di fronte alla guerra di aggressione della Russia.

COME HA VOTATO MELONI

Giorgia Meloni ha votato contro il socialista Costa e la liberale Kallas, mentre ha deciso di astenersi su von der Leyen. “La proposta formulata da popolari, socialisti e liberali per i nuovi vertici europei è sbagliata nel metodo e nel merito”, ha scritto Meloni su X al termine del Consiglio europeo, mentre gli altri capi di governo si congratulavano con von der Leyen, Costa e Kallas. “Ho deciso di non sostenerla per rispetto dei cittadini e delle indicazioni che da quei cittadini sono arrivate con le elezioni”, ha spiegato il presidente del Consiglio italiano. Il suo vicepremier, Matteo Salvini, ha denunciato un “colpo di stato” contro la volontà degli elettori. Un argomento simile è servito a Orban a giustificare la sua opposizione a von der Leyen (il premier ungherese si è astenuto su Kallas e ha votato a favore di Costa). L’argomento di Meloni e Orban è stato respinto dal presidente uscente del Consiglio europeo, Charles Michel, Le tre persone scelte per guidare l’Ue sono un “segnale forte in termini di democrazia europea. Abbiamo tenuto conto dei risultati delle elezioni europee”.

VON DER LEYEN TENDE SEMPRE LA MANO A MELONI

Giorgia Meloni ieri ha detto che intende continuare “a lavorare per dare finalmente all’Italia il peso che le compete in Europa”. Un modo per esigere un commissario di peso o un vicepresidente esecutivo da Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione ha reagito all’astensione di Meloni, tendendole la mano. “Giorgia Meloni si è astenuta. Penso che sia molto importante lavorare bene con il primo ministro d’Italia come con tutti gli altri stati membri. Questo è il principio che seguo ogni volta”, ha detto von der Leyen, annunciando che si rivolgerà alle delegazioni nazionali dei gruppi fuori dalla maggioranza per convincerli a partecipare a “un’ampia maggioranza per un’Europa forte”.

TUSK COCCOLA MELONI

Prima il polacco Donald Tusk, poi l’austriaco Karl Nehammer, infine il cipriota Nikos Christodoulides: i capi di Stato e di governo del PPE hanno cercato di ricucire lo strappo con Giorgia Meloni, furiosa per non essere stata coinvolta nei negoziati sui Top Jobs tra popolari, socialisti e liberali. “Nessuno rispetta la premier Giorgia Meloni e l’Italia più di me”, ha detto il premier polacco Tusk. “Non c’è Europa senza Italia e non c’è decisione senza la premier italiana. E’ ovvio”. “Penso che sia importante includere bene l’Italia, in particolare la premier, in questo processo negoziale”, ha detto il cancelliere austriaco Nehammer. “Lo sostengo anche all’interno del Partito popolare europeo: Giorgia Meloni è un primo ministro che ha intrapreso molte buone iniziative per l’Unione europea e per la sicurezza alle nostre frontiere esterne”. Prima del Consiglio europeo, Meloni ha avuto un incontro bilaterale con il presidente cipriota, Nikos Christodoulides, secondo il quale la premier italiana “su alcuni argomenti ha ragione”. Il corteggiamento non ha funzionato.

CHI RIMBROTTA MELONI

Il primo ministro olandese, Mark Rutte, ieri ha negato che Giorgia Meloni sia stata “esclusa” dai negoziati sui Top Jobs. “La difficoltà è che una volta ogni cinque anni i membri del Consiglio europeo sono principalmente leader di partiti politici. Gli altri cinque anni siamo realmente capi di Stato e di governo. Rappresentiamo qui il nostro intero paese. Ma una volta ogni cinque anni e’ un processo politico di partito”, ha detto Rutte. “Il fatto è che l’ECR, che è il partito a cui appartiene il partito di Giorgia Meloni, non è coinvolto in queste discussioni perché non è accettabile per la coalizione”, ha spiegato Rutte. Il premier belga, Alexander De Croo, ha ricordato che al Parlamento europeo “ci sono tre gruppi disposti a lavorare insieme. E’ così che funziona la democrazia. Si forma una coalizione di gruppi politici che vogliono lavorare insieme, che vogliono garantire stabilità, che vogliono essere orientati all’azione”. Secondo De Croo, “la democrazia non significa solo bloccare”.

(estratto dal Mattinale Europeo)

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