Secondo una rivelazione di Politico, il prossimo 20 giugno Ursula von der Leyen presenterà, pronta per essere discussa e approvata al successivo Consiglio Ue, la nuova strategia europea sulla sicurezza economica pensata per allentare i legami con la Cina e ridurre i relativi rischi. Ecco alcune anticipazioni e i dubbi nutriti da più di qualche cancelleria e da pezzi della stessa Commissione.
L’Europa tra due fuochi.
L’Europa si trova nella poco confortevole posizione di volere da un lato continuare a fare affari con la Cina e dall’altro di aspirare, come da indicazioni Usa, a limitare i rischi della relativa dipendenza strategica.
Facendosi interprete delle esigenze di sicurezza dell’Unione nonché di coloro che spingono per una progressiva emancipazione dal Dragone, la Presidente della Commissione denuncia da tempo quella che appare ai suoi occhi come “una relazione economica squilibrata” premendo per introdurre misure che consentano di ridurre i rischi derivanti dall’abbraccio cinese.
De-risking è diventata così la parola chiave di una nuova visione dell’Unione che rifugge dalla tentazione di effettuare un totale ”disaccoppiamento” (decoupling) dall’economia cinese, come invocato dagli Usa, ma al tempo stesso punta a riformare una relazione economica che ha generato un enorme deficit commerciale e legato mani e piedi l’Europa alle catene produttive d’Oriente e ai suoi giganti tecnologixi.
L’ambizione di von der Leyen in pratica è quella di vedere l’Europa comportarsi in materia di commercio e investimenti più come Paesi quali Usa e Giappone che come la vecchia Bruxelles che chiudeva non uno ma due occhi di fronte ai problemi generati dai rapporti con la superpotenza numero 2.
La nuova strategia dell’Unione che von der Leyen si accinge a rivelare riflette queste preoccupazioni e rappresenta, secondo le parole di un alto esponente delle istituzioni comunitarie intervistato da Politico, “un enorme cambiamento nella politica dell’Ue … suggerito dagli amici al di là dell’Atlantico.
Dubbi e timori.
Ma la strada del nuovo piano di Ursula appare in salita, considerando che bisogna innanzitutto convincere quei Paesi membri che sposano una posizione di stampo liberale e guardano con sospetto a mosse dal sapore protezionista. Per dirla con Politico, “i free traders dell’Unione, sia dentro la Commissione che tra i Paesi Ue, stanno diventando nervosi”.
“Ognuno sta osservando cosa succede con molta attenzione”, commenta un diplomatico europeo coperto dall’anonimato. “Spero”, aggiunge la feluca, “che von der Leyen sia consapevole delle differenti linee rosse”.
Chi minaccia di sbarrare la strada a provvedimenti radicali che spingano più in direzione del disaccoppiamento che della riduzione del rischio si trova tra l’altro proprio all’interno della stessa Commissione. Stiamo parlando del Commissario al commercio Valdis Dombrovskis e di quella alla concorrenza Margrethe Vestager, i quali, nota Politico, “stanno ammonendo a non andare troppo oltre”.
Come ha spiegato lo stesso Dombrovskis la scorsa settimana, la nuova strategia Ue dovrebbe essere “mirata e focalizzata”. Bruxelles in altre parole “non dovrebbe usare il tema della sicurezza economica come scusa per il protezionismo”, è il monito del Commissario,
Prima i fatti.
Come osserva Tobias Gehrke, analista dell’European Council on Foreign Relations, la sfida per Ursula è ora quella di “prevalere in questi dibattiti ideali sul libero commercio contro il protezionismo” ed enucleare una strategia che poggi su “una chiara e fattuale analisi della varietà dei rischi di sicurezza economica con cui si misura l’Ue”.
Bisogna, in poche parole, evitare di procedere “senza sapere di ciò di cui si sta parlando”, per dirla con un altro diplomatico europeo.
Se dovrà dunque essere pragmatico, e non fare tabula rasa dei rapporti con la Cina, il nuovo piano europeo dovrà anzitutto prestare attenzione al delicato tema degli investimenti europei in Cina. L’idea guida a questo proposito dovrebbe ricalcare quella americana di sbarrare il trasferimento delle tecnologie al solo ambito militare, continuando così effettuare scambi con Pechino senza con questo potenziare la sua macchina bellica.
Se dunque Ursula vorrà introdurre un sistema di screening degli investimenti outbound, si dovrà intervenire necessariamente in modo “selettivo” introducendo bandi o divieti solo per quegli investimenti che comportino il rischio di rafforzare le capacità dell’Esercito popolare di liberazione.
È solo procedendo in questo modo, precisa un altro diplomatico di un Paese a orientamento liberale, che Ursula potrà neutralizzare i controargomenti di coloro i quali pensano che l’obiettivo sia quello di “innalzare barriere che non sono giustificate dal punto di vista economico”.
Il fronte dei riottosi.
Tra i soggetti che dovranno essere convinti con una robusta dose di elementi fattuali e senza troppa retorica c’è il Ministro del commercio olandese Liesje Schreinemacher, che ha espresso tutte le sue perplessità in un meeting dei suoi omologhi europei tenutosi il mese scorso. “Qual è esattamente lo scopo? E quali i giusti strumenti per raggiungerlo?, si è chiesto il ministro, che ha promesso di fare il pelo e il contropelo al piano di Ursula.
Nell’elenco dei soggetti su cui andrà esercitata una robusta dose di persuasione ci sono anche gli industriali, tradizionalmente ostili a misure che possano ripercuotersi suk florido interscambio con la Cina.
“Dobbiamo essere molto attenti” , dichiara ad esempio a Politico la rappresentante di BusinessEurope Luisa Santos, a non andare troppo in là con misure che “potrebbero andare a scapito della nostra futura prosperità economica”.
La sfida di VDL l’americana.
È con questo largo fronte di riottosi che von der Leyen si dovrà misurare prima e soprattutto dopo il 20 giugno, quando, in sede di Consiglio, faranno sentire senz’alto la loro voce.
La sfida dell’americana Ursula è di convincere tutti in Europa che gli Usa non hanno torto quando puntano a limitare il rischio cinese e che anche il Vecchio Continente può seguire questa strada senza per questo danneggiare la sua più importante relazione commerciale.