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Che cosa si è deciso al G7 su Cina, Africa e non solo

Il punto sulla seconda giornata del G7 in Puglia

Giorgia Meloni rivendica con orgoglio il pieno successo della presidenza italiana del G7 che non sarà ricordato solo per gli scazzi tra la premier e il presidente francese Macron ma soprattutto per l’unità mostrata dagli alleati che convergono in una linea molto dura contro Mosca e Pechino quale contraltare all’apertura che viene fatta a quel Sud globale presente al resort di Savelletri con i volti di leader quali l’indiano Modi il brasiliano Lula e l’argentino Milei. Ecco cosa è successo nella seconda giornata di un vertice che ha partorito una non scontata e molto articolata dichiarazione finale.

Fuoco su Pechino.

Dopo aver sparato varie bordate alla Russia, nel suo secondo giorno il G7 in Puglia prende di mira l’altro grande Paese problematico nonché amico di Mosca chiamato Cina.

Come hanno subito notato i media tra cui il Financial Times, la lunga dichiarazione finale partorita a Fasano contiene un lungo paragrafo su Pechino zeppo di parole e posizioni che manifestano il disappunto dei 7 Grandi per l’aiuto fornito all’aggressore.

“Il continuo supporto della Cina alla base industriale della difesa della Russia”, recita il testo, “sta permettendo alla Russia di continuare la sua guerra illegale in Ucraina e ha significative e ampie implicazioni in materia di sicurezza”.

“Chiediamo alla Cina”, prosegue il comunicato, “di cessare i trasferimenti di materiali dual-use, incluse componenti di armi ed equipaggiamento, che rappresentano input per il settore russo della difesa”.

L’altro dossier sul tavolo.

Ed è lo stesso Financial Times a notare come il monito parta pochi giorni dopo l’introduzione dei dazi sulle auto elettriche cinesi da parte dell’Ue, in un chiaro segno che la pazienza dell’Occidente sta per finire.

La condanna della “dannosa sovrapproduzione” e delle “non-market policies” cinesi figurano non a caso nelle conclusioni del vertice, come fanno notare l’Economist e il Guardian.

Ed è lo stesso quotidiano britannico a mettere in rilievo la condanna occidentale dei sussidi che Pechino accorda alle sue industrie con particolare riguardo ai settori green e tech, un fattore che determina il diluvio di merci e tecnologie cinesi a basso costo che si abbatte un po’ ovunque creando, per usare le parole del portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale Usa, “conseguenze globali”.

Un vasto arco di temi.

La preoccupazione per il doppio gioco cinese è però solo uno degli ingredienti di un documento in cui i leader dichiarano di voler affrontare tutte “le pressanti sfide” di quello che viene definito “un momento cruciale della storia”.

Ecco così trovare spazio l’intesa a sostegno del piano Biden per la guerra a Gaza, gli investimenti nelle infrastrutture sostenibili di un continente come l’Africa protagonista di una sessione ad hoc tenutasi nel primo giorno del summit, l’energia, il nodo delle migrazioni e naturalmente quel tema dei temi che è il cambiamento climatico, mentre la questione dell’IA e della sua regolamentazione ha dominato il panel che ha registrato la prima di un pontefice al G7.

L’impegno sulle migrazioni e per l’Africa.

C’è l’impronta di Giorgia Meloni nell’enfasi con cui è stata lanciata una “Coalizione G7 per prevenire e contrastare il traffico dei migranti”, un punto in cui si è registrata una piena convergenza tra la presidente del Consiglio e il premier britannico Sunak che non ha lesinato parole di miele per la collega (“È fantastica”, secondo quanto riportato dall’Associated Press).

Che questo cruccio comune rientrasse tra le materie del vertice lo si poteva già intuire del resto dai graditi ospiti africani sopraggiunti nel resort pugliese Borgo Egnazia: il presidente tunisino Saied anzitutto, con cui il tandem Meloni-Von der Leyen ha negoziato mesi fa un complicato accordo sulle migrazioni, ma anche il presidente algerino Tebboune e quello kenyota Ruto.

Si tratta di preziosi interlocutori anche per quel Piano Mattei che è stato discusso in lungo e in largo con l’obiettivo di agganciarlo ai programmi esistenti come il Global Gateway europeo e di far saltare su quel carro tutti gli alleati.

Il Sud globale.

Ma l’Africa in Puglia è solo una parte della storia di un G7 che anche in questa edizione apre le braccia al Sud globale incarnato da leader come il presidente turco Erdogan, l’appena confermato premier indiano Modi, il presidente degli Emirati Arabi Uniti bin Zayed, quello argentino Milei e quello brasiliano Lula.

“Non accetteremo mai la narrativa che vuole l’Occidente contro il resto (del mondo)”, afferma non a caso Meloni con parole riportate da Reuters. Il G7, ha chiarito la premier, “non è una fortezza chiusa in se stessa (ma) un’offerta di valori che apriamo al mondo”.

La presidenza italiana insomma, è il commento del Presidente ISPI Franco Bruni, “offre un’indicazione chiara del fatto che va aperto con urgenza un discorso multilaterale serio, in cui i paesi del cosiddetto Sud catalizzino relazioni globali più cooperative e divengano partner delle soluzioni alle crisi in corso”.

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