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Che cosa (non) è successo al G20

Fatti, nomi, temi e curiosità sul G20 in Brasile

È stato l’ultimo G20 di Joe Biden, con un convitato di pietra grande come una casa come il suo successore Donald Trump. Sempre attenti ai simbolismi, i media non hanno potuto fare a meno di notare che nella tradizionale foto di gruppo sullo sfondo del leggendario Pan di Zucchero di Rio de Janeiro mancava solo lui.

Un funzionario Usa citato da Bloomberg ha detto che quell’assenza non voleva rappresentare un atto di protesta, addebitandola semmai a questioni logistiche e al fatto che la foto di famiglia era stata scattata troppo presto. Dal canto loro gli organizzatori del summit hanno detto che Biden era in ritardo.

Tutto ciò ha attirato l’attenzione su altri due ospiti illustri come il presidente cinese Xi e il ministro degli Esteri russo Lavrov, quest’ultimo tenuto ostentatamente in disparte.

Problemi anche per un altro ospite d’eccezione come il presidente ucraino Zelensky, già marginalizzato allo scorso G20 di Nuova Dehli per non rubare la scena al padrone di casa Modi, in una dinamica che si è ripetuta anche quest’anno per volontà del brasiliano Lula.

Di cosa si è discusso.

Folklore a parte, il summit ha comunque affrontato il tema dell’Ucraina, con un piccolo colpo di scena: poco prima che la riunione iniziasse, Biden ha autorizzato Zelensky per la prima volta a utilizzare i missili Usa a lungo raggio per colpire in profondità il territorio russo.

Durante la plenaria il capo della Casa Bianca ha detto ai presenti quel che dopo l’elezione di Trump appare sempre più incerto, ossia che gli Usa “sostengono fortemente la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina”. Con la chiara allusione a Lavrov che era seduto a pochi passi da lui, Biden ha detto che tutti i leader seduti attorno al tavolo dovrebbero fare la stessa cosa.

Durante i lavori a Rio i leader hanno discusso, oltre che di Ucraina, anche di gas, prima di passare a temi globali come la cooperazione sul cambiamento climatico, la riduzione della povertà e le politiche fiscali.

Nella dichiarazione finale i leader hanno convenuto sull’urgenza di raggiungere un accordo alla Cop 29 in Azerbaigian su nuovi obiettivi finanziari che determinino l’ammontare degli aiuti che dai Paesi ricchi raggiunge quelli in via di sviluppo.

Nessuna intesa invece sulla finanza climatica: se nel comunicato finale ci si impegna a risolvere la questione, del tutto assenti erano le indicazioni su possibili soluzioni da implementare in sede Onu.

Alleanza globale sulla povertà.

Il padrone di casa ha quindi preso il centro della scena annunciato il lancio di un’alleanza globale per combattere la povertà che gode dell’appoggio di oltre 80 Paesi oltre che delle principali banche multilaterali.

“In un mondo che produce quasi sei milioni di tonnellate di cibo l’anno”, ha affermato Lula, fame e povertà sono semplicemente “inaccettabili”.

Dal canto suo il presidente cinese Xi ha approfittato dell’occasione per annunciare una serie di nuove misure disegnate per sostenere le economie emergenti del Sud globale, incluso l’abbassamento delle barriere commerciali per i Paesi meno sviluppati.

Lo stesso Xi non si è fatto sfuggire l’occasione di tessere l’elogio del suo progetto bandiera della Belt and Road Initiative, che ha visto la settimana scorsa l’inaugurazione di un enorme porto in Perù.

Tassa globale sui paperoni.

I leader hanno anche convenuto, includendola nel comunicato finale, che ha risentito però di qualche defezione, sulla necessità di introdurre in futuro una tassa globale sui miliardari e di permettere l’allargamento del Consiglio di Sicurezza Onu oltre i suoi cinque attuali membri permanenti. A tal proposito gli Usa hanno reso noto di appoggiare la soluzione che prevedrebbe l’aggiunta di due membri africani ma senza poteri di veto e di un altro seggio non permanente da destinare a una piccola isola in via di sviluppo.

Secondo l’Associated Press la nuova tassa globale sui paperoni  riguarderebbe circa 3mila persone in tutto il mondo, incluse 100 in America Latina. Ma su questo tema caro a Lula si è consumato lo scontro con l’Argentina di Milei, che a proposito della Dichiarazione finale ne ha parlato come di “un programma sovranazionale di natura socialista”.

Intese sul Mercosur.

Ma se c’è un motivo per cui il G20 di Rio era molto atteso esso rimanda ai negoziati in corso da oltre vent’anni tra Ue e Mercosur per concludere un accordo commerciale. A tal proposito il vento sembra essere cambiato in Europa: la presidente della Commissione Von der Leyen ritiene che ormai l’accordo potrebbe trovare una maggioranza sufficiente in Consiglio per essere approvato. Germania e Spagna sono favorevoli e anche l’Italia voterebbe a favore a differenza della Francia che resta la grande oppositrice dell’intesa sia pur temendo ora di non trovare più appigli per bloccarne l’approvazione.

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