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Che cosa cambierà davvero in Argentina con Milei

Le novità in politica economica e nella politica estera dell'Argentina con l'elezione del nuovo presidente Javier Milei secondo Antonella Mori, docente all’Università Bocconi e direttore del Programma America Latina dell’Ispi.

 

Il nuovo presidente dell’Argentina, Javier Milei, è noto per avere in economia idee ancor più estreme di quelle della Thatcher. Ma come Milei ha potuto affermarsi in America latina e proprio in un Paese dalle radicate tradizioni peroniste? Di questo e di altri temi legati alla sorprendente vittoria elettorale di Milei Start Magazine parlato con Antonella Mori, docente all’Università Bocconi e direttore del Programma America Latina dell’Ispi.

Quali fattori spiegano la sorprendente vittoria di Milei?

La vittoria di Milei è effettivamente sorprendente perché il suo partito è giovanissimo e perché il nuovo presidente in campagna elettorale ha sposato posizioni davvero estreme. Non è sorprendente invece che abbia perso il suo sfidante Massa, ministro dell’Economia uscente di un Paese in cui l’inflazione raggiungerà alla fine dell’anno il 200% e che rappresenta un partito che è stato al governo nella gran parte degli ultimi vent’anni. Se consideriamo poi che la candidata finita terza al primo turno ha appoggiato Milei, ci rendiamo conto che la sua affermazione è stata più che altro una vittoria contro.

Le posizioni estreme di Milei hanno convinto gli elettori?

Chi ha votato Mieli al ballottaggio sapeva perfettamente che lui non avrebbe avuto in Parlamento i voti necessari per far approvare il suo programma e che dunque avrebbe dovuto ammorbidire le proprie posizioni per trovare consenso fra gli altri gruppi. Pertanto la sua intenzione di abolire la Banca Centrale, tanto per citare una delle sue proposte più clamorose, diventerà un più modesto tentativo di trasformarne il mandato, oppure non eliminerà il peso in favore del dollaro ma li farà convivere.

Quali sono le proposte a cui Milei non rinuncerà?

I suoi sforzi saranno concentrati soprattutto sulla riduzione della spesa pubblica. Poi cercherà di raggiungere il pareggio di bilancio, eliminando così una delle fonti dell’iperinflazione.

Come è stato possibile che un leader dalle idee addirittura più radicali della Thatcher si affermasse nella patria del peronismo?

In effetti Milei è l’opposto del peronismo, che però non è scomparso, se consideriamo che Massa ha preso il 44% dei voti. Io però, più che alle idee economiche di Milei, guarderei al fatto che lui rappresenta una tendenza comune non solo all’America latina che è quella di andare contro l’establishment, proprio come ha fatto Trump negli Stati Uniti. La tendenza alla polarizzazione è molto diffusa e viene senz’altro favorita quando le cose vanno male come in Argentina. Un fattore che alimenta questa ondata è rappresentato dai social media e in particolare dalla circolazione virale di notizie vere o false. E Milei è un personaggio televisivo che sa muoversi in quel mondo.

Quindi conta molto anche la sua personalità?

Come appariva chiaro quando era solo un commentatore televisivo, Milei è un economista che ha le idee molto chiare su quale debba essere il ruolo dello Stato nell’economia. Lui vuole uno Stato minimo, che si occupa solo di far rispettare l’ordine e la legge e resta fuori dal sistema economico. Vuole azzerare le tasse e la spesa pubblica. In coerenza con queste idee, comincerà riducendo il numero dei ministeri. Poi taglierà il più possibile la burocrazia. E privatizzerà tutto il privatizzabile. Naturalmente il rischio, in un Paese che ha avuto una lunga storia peronista, è che scoppi la guerra civile. In ogni caso, poiché gli mancano i parlamentari e non dispone nemmeno di un governatore, dovrà per forza accordarsi con gli altri partiti e in particolare con quelli di Macri.

Non fa meno scalpore l’orientamento internazionale di Milei.

Qui si vede chiaramente che Milei è un leader di estrema destra, che ha addirittura annunciato di voler tagliare i rapporti con tutti i Paesi guidati da uomini di sinistra. Naturalmente, essendo un liberista, non si opporrà alle relazioni economiche con i soggetti privati di questi Paesi; tuttavia come presidente non intende intrattenere rapporti con Paesi come la Cina o con leader come Lula. Aspettiamoci dunque un’uscita dell’Argentina dal Memorandum sulle Vie della Seta o la rinuncia ad aderire ai Brics. Considero tuttavia improbabile la completa interruzione dei rapporti con il Brasile, che è un Paese importantissimo per l’Argentina.

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