Il governo britannico ha annunciato sanzioni contro sette agenti dell’intelligence russa che, secondo Londra, avrebbero partecipato all’avvelenamento del blogger e attivista politico russo Alexei Navalny.
Navalny, 45 anni, che resta in carcere dopo essere stato arrestato lo scorso anno dalle autorità russe, che lo accusavano di aver violato la sua libertà vigilata. Il suo arresto è avvenuto appena arrivato in Russia dalla Germania dove si era recato per ricevere cure di emergenza dopo essere stato presumibilmente avvelenato durante un volo interno russo proveniente dalla Siberia.
Mentre si trovava in Germania, Navalny è rimasto in coma per oltre tre settimane, dopodiché ha trascorso altri 32 giorni per potersi riprendere in ospedale. I medici legali hanno concluso che è stato molto probabilmente avvelenato con un agente nervino di tipo militare.
Molti esperti biomedici occidentali credono che Navalny sia stato avvelenato da una cosiddetta sostanza Novichok, un termine tecnico che descrive una categoria di agenti nervini sviluppati dall’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda. Gli agenti Novichok sono in genere progettati per asfissiare il loro ospite paralizzando i muscoli con cui entrano in contatto.
Venerdì, il giorno che ha segnato il primo anniversario del presunto avvelenamento di Navalny, il British Foreign and Commonwealth Office ha annunciato che avrebbe imposto sanzioni contro sette cittadini russi e cioè: Ivan Osipov, Alexei Sedov, Vladimir Panyaev, Kirill Vasilyev, Vladimir Bogdanov, Alexey Alexandrov e Stanislav Makshakov. Si ritiene che tutti siano dipendenti del Servizio di sicurezza federale russo (FSB), che opera come principale agenzia di antiterrorismo e controspionaggio del paese.
Le autorità britanniche hanno rilasciato una dichiarazione per spiegare la loro decisione di imporre le sanzioni contro i sette russi. La dichiarazione rileva che i sette presunti ufficiali dell’FSB sono stati identificati utilizzando “registri telefonici e di viaggio”. Questi suggeriscono che erano “coinvolti nell’uso di un’arma chimica nel tentato omicidio del leader dell’opposizione russa Alexey Navalny durante la sua visita dell’agosto 2020 in Siberia”.
Naturalmente il governo russo ha respinto tutte le accuse di aver tentato di uccidere Navalny.