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Fratoianni, Piccolotti e i radical-chic alle prese con Tesla, X e Starlink

Appunti sparsi sul caso Fratoianni-Piccolotti. Il corsivo di Francesco Cundari tratto dalla newsletter La Linea.

 

Personalmente ho sempre trovato insopportabile la caricatura che la destra populista e un giornalismo corrivo fanno della cosiddetta sinistra radical chic (peraltro prendendosela quasi sempre con figure che hanno assai poco di radicale, e ancor meno di chic). E poi ci sono quelli come Nicola Fratoianni, il segretario di Sinistra italiana, ed Elisabetta Piccolotti, sua moglie, cui al momento di fare le liste lui ha ritenuto giusto garantire il seggio, in un partito che di seggi in tutto ne ha dieci alla Camera e quattro al Senato (divisi però con i Verdi, e senza contare indipendenti come Ilaria Cucchi).

In altri tempi, lo ammetto, avrei forse sorvolato su simili dettagli, ma non dopo il voto di Fratoianni contro l’adesione alla Nato di Svezia e Finlandia nel 2022, all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina. Parliamo dei due paesi storicamente più pacifisti, neutralisti, antibellicisti del mondo, corsi a pregarci di farli entrare nell’Alleanza atlantica fuori tempo massimo per mettersi al riparo dall’aggressività di Mosca, cioè esattamente allo scopo di evitare, non certo di fomentare, uno scontro militare. E che Fratoianni, fosse stato per lui, avrebbe lasciato fuori della porta, a vedersela da soli con il loro sanguinario vicino, ovviamente in nome dei valori della pace e della fratellanza tra i popoli.

Tutta questa lunga premessa per spiegare perché trovo giusto, equo e proporzionato abbandonare i coniugi Fratoianni-Piccolotti nelle grinfie di Guia Soncini, che se ne occupa nel suo articolo su Linkiesta, a partire dal singolare scoop del Foglio sul fatto che Fratoianni possieda una Tesla, e per difendersi spieghi che non è sua, ma della moglie, invitando a chiedere a lei.

E la sventurata risponde, naturalmente, dicendo frasi sublimi tipo «Quest’auto è un peso politico» o «Siamo rimasti fregati. L’abbiamo presa prima che Musk diventasse nazista». Una pochade che a Soncini ha fatto pensare a un’amica, ricca e di sinistra, che si è cancellata da Twitter (o come si chiama adesso), e che «non ha una Tesla, ma ha uno scrupolo di coscienza: vorrebbe disdire Starlink, ma se resta senza ha il problema che, quando è in barca, non c’è connessione».

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