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Casa Bianca o Casa Triviale?

Donald Trump fra minacce, retromarce e volgarità. I Graffi di Damato.

Joe Biden, parlandone al passato pur da vivo, concluse la sua esperienza alla Casa Bianca anche sotto il tiro dell’accusa di essere ormai andato fuori di testa, oltre che gambe per quel suo incedere traballante a 82 anni neppure compiuti. Il suo predecessore e poi successore Donald Trump, all’inizio del suo secondo mandato ancor più che durante e a conclusione del primo, ha forse già superato Biden nel sospetto di una certa instabilità di vario genere, pur camminando spedito, e a 79 anni non ancora compiuti.

Più che di Casa Bianca sembra di stare con lui all’Osteria bianca per come riceve gli ospiti, e non solo il presidente ucraino Zelensky, o si appresta a riceverne. Come nel caso della pur amica e apprezzata premier italiana Giorgia Meloni, che andrà a trovarlo giovedì prossimo preceduta dalla descrizione fatta da Trump in persona di quanti, donne e uomini, bussano alla sua porta per parlare di dazi e contorni prestandosi anche al rito del bacio non alla pantofola ma ai glutei. Come il buon Massimo Gramellini, servendo educatamente il suo caffe quotidiano ai lettori del Corriere della Sera, ha definito il deretano chiamato da Trump col suo nome più chiaro e scurrile. Con la u sostituita pudicamente con un asterisco nella vignetta di Nico Pillinini sulla Gazzetta del Mezzogiorno.

Ora bisogna stare attenti a invitare Trump all’estero. Se lo fosse in Italia anche per parlare al Parlamento in seduta comune come ha fatto ieri Re Carlo III d’Inghilterra, e altri prima di lui, fra i quali Papa Giovanni Paolo II, dalla bocca e dintorni, diciamo così, del presidente americano chissà cosa potrebbe uscire. E non più rientrare rimanendo a mezz’aria con la sospensione di novanta giorni appena applicata ai dazi. Il cui solo annuncio è costato tantissimo a tantissimi risparmiatori nel mondo.

Poveri Stati Uniti d’America, ma non solo loro purtroppo.

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