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Cara Ue, ascolta Draghi su risorse e sicurezza

La Commissione e il Parlamento europeo si convincano che i suggerimenti di Draghi sono fondamentali: Fondo europeo per lo sviluppo e Forze di sicurezza Ue sono le priorità. L’intervento di Alessandra Servidori

 

La politica monetaria della Banca centrale europea cambia verso: Lagarde pare abbia raccolto l’indicazione di Draghi (che per fortuna insiste) per incoraggiare gli Stati a investire parecchi miliardi nel giro di un settennato per risollevare l’economia Ue. Sta di fatto che i tassi di interesse stanno (se pur di un quarto di punto alla volta) diminuendo e l’inflazione appena sotto controllo, causa del sostegno di una politica restrittiva, pare aver calmierato i prezzi.

Peraltro, ricordiamo che gli obiettivi dell’Unione, già trent’anni fa, prevedevano l’integrazione tra i suoi componenti di un mercato unico, dando alla Ue una influenza globale, un modello di prosperità, e l’allargamento dell’Unione ai Paesi liberati dalla Russia. Dopo il 2004, che ha portato il numero da 15 a 27, l’unica entrata è stata la Croazia e abbiamo però perduto con uno shock il Regno Unito, mentre ci sono vari Paesi in attesa di essere inseriti in seguito a riforme influenti, ratificate da conferenze intergovernative con pochissimi ritocchi ai trattati del 2009 e con orientamenti tratti da Lisbona.

Ben pochi Paesi vogliono la modifica dei Trattati e soprattutto Bulgaria e Romania ritardano notevolmente la europeizzazione delle loro amministrazione pubbliche e Ungheria e Polonia creano tuttora tensioni politiche interne. Quanto al mercato unico, le differenze ancora molto evidenti nelle materie giuridiche del lavoro frenano l’omogeneità dell’Unione allargata.

Ora la situazione è particolarmente delicata nell’ambito della sicurezza ancor più per gli attuali Paesi candidati a causa della fragilità dell’intera regione balcanica con una influenza maggiore di Russia, Cina, Paesi del Golfo, Turchia e la precipitazione della sponda del Sud del Mediterraneo porta a instabilità e violenza. Le amputazioni subite da Georgia, Moldavia e Ucraina hanno portato una accelerazione di richiesta di Kyiv, Tbilisi e Chisinau e la Ue a concedere lo status di candidate a Ucraina e Moldavia e offerto alla Georgia alcune condizioni e aperto formali adesioni ad Albania e Macedonia del Nord.

Nel frattempo, la Croazia è entrata formalmente sia nell’euro che nell’area Schengen e nella Nato, e con l’ingresso della Finlandia nell’Alleanza si consolida l’allargamento positivo.

La nomina della nuova commissione deve lavorare appunto sull’allargamento con una progressività a breve di Montenegro, Albania, Macedonia del Nord perché non hanno contenziosi territoriali, sono integrati nella Nato, sarebbero ben 5 milioni di cittadini in più e la loro entrata non è soggetta ad alcun vincolo internazionale. Inoltre, nei trattati di adesione, Bruxelles potrebbe inserire nuove norme transitorie come il via libera alla circolazione delle persone e clausole di salvaguardia se non rispettano le regole.

Per la stessa Unione puntare ad avere 28 membri nel 2028 e 30 nel 2030 sarebbe un beneficio di reputazione. Mentre l’adesione di Serbia, Bosnia Erzegovina e Kosovo è soggetta a vincoli internazionali legati al loro assetto istituzionale e anche il loro ingresso nella Nato è problematico.

L’Ucraina è un Paese di grandi dimensioni, una economia prevalentemente agricola e aree interne arretrate e ora distrutte e la stessa ricostruzione post-bellica ricadrà prevalentemente sugli occidentali. Se l’apertura è ritenuta fondamentale per l’Ucraina è chiaro che richiede alla Ue una revisione strutturale delle politiche comuni sapendo che l’Unione non può garantire da sola la sicurezza sia agli entranti che agli attuali, che impone una garanzia di sicurezza sottoscritta da un gruppo dell’Alleanza, cioè Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Polonia, Italia.

Una riforma modulare del processo di allargamento frenerebbe anche Trump nelle sue bramosie egemoniche, che a tutt’oggi manifesta con recenti stoppature verso il sostegno all’Ucraina di questi giorni che anticipano il suo insediamento a presidente degli Stati Uniti.

Dunque, la Commissione e il Parlamento europeo si convincano che i suggerimenti di Draghi sono fondamentali: Fondo europeo per lo sviluppo e Forze di sicurezza Ue sono le priorità.

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