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biopolitica

Biopolitica e declino dell’Occidente

Quando la politica intende agire direttamente sulla vita biologica dei cittadini si trasforma in biopolitica, siamo nel campo della società controllata da un apparato tecnocratico giacobino.  La lettera dell’avv. Antonio de Grazia

 

Caro direttore,

lo Scientismo causa il germe della biopolitica liberticida (Boni Castellane). La Scienza moderna si basa sul metodo empirico e il concetto di falsificabilità (Popper), invece lo Scientismo è scienza ideologica e dogmatica (la continuazione del Comunismo con la Tecnocrazia).

Nel 1917, a Eton, Aldous Huxley fu insegnante di francese di George Orwell. Huxley e Orwell erano scrittori artisticamente imperfetti: ma hanno immaginato le due distopie romanzesche più famose del XX° secolo (Huxley “Il mondo nuovo – Brave new world”, Orwell “1984”).

Quando la politica intende agire direttamente sulla vita biologica dei cittadini si trasforma in biopolitica, siamo nel campo della società controllata da un apparato tecnocratico giacobino. La sovranità statale si estende senza limiti, e restringe e corrode i diritti individuali.

Aldous Huxley desiderava una felice simbiosi fra letteratura e scienza; George Orwell, nato Eric Blair, era un socialista disincantato e liberaleggiante, che conosceva l’incubo sovietico e immaginava la sua cupa evoluzione.

La società distopica del futuro, il Mondo Nuovo, secondo Huxley, si sarebbe basata sull’eugenetica, sulla previsione/pianificazione analitica del futuro, sull’assenza di libertà perché ormai superflua, e sull’uso quotidiano di droghe (il soma è la droga ideale, euforizzante, l’ambrosia della felicità).

George Orwell, in 1984, è assai più feroce, cupo, notturno: il suo è un incubo terrorizzante, basato anche sulla Neolingua e il Bispensiero, sulla riscrittura del passato (“Chi controlla il passato, controlla il futuro”), una variante dello stalinismo più fosco, da deportazione siberiana. Orwell, nel 1949, invia al suo ex-professore di francese una copia del suo romanzo.

Con una lettera del 21 ottobre 1949, Huxley ringrazia il suo ex-allievo e poi scrive: “Credo che entro la prossima generazione i padroni del mondo scopriranno che il condizionamento infantile e la narcoipnosi sono più efficienti come strumenti di governo rispetto a club e prigioni e che la loro brama di potere potrà essere completamente soddisfatta suggestionando le persone ad amare la loro schiavitù, invece di fustigarle e ridurle all’obbedienza. In altre parole sento che l’incubo di 1984 sarà destinato a evolvere nell’incubo di un mondo che somiglia a quello immaginato ne Il Mondo Nuovo. Il cambiamento sarà portato avanti come il risultato di un bisogno maggiore di efficienza”.

George Orwell morirà a soli 47 anni, nel 1950, per le complicazioni di una tubercolosi. Aldous Huxley, nato nel 1894, negli ultimi anni diverrà cieco (soffriva da molto tempo di cheratite) e si avvicinerà al misticismo, sperimenterà la mescalina (“Le porte della percezione” è un eccellente saggio) e morirà il 22 novembre 1963, lo stesso giorno dell’assassinio di John Fitzgerald Kennedy.

Huxley, nel suo razionalismo, aveva immaginato la distopia più terribile e profetica. Ma non avrebbe mai compreso che il declino dell’Occidente si sarebbe sovrapposto a un vile conformismo ideologico, a un amore per la schiavitù del politicamente corretto, all’odio woke per la cultura occidentale, all’intolleranza per il free speech.

Così è, se vi pare.

Un caro saluto,

Antonio de Grazia

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