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Benvenuti al suk delle nomine europee

Come vanno le trattative per i nuovi vertici delle istituzioni europee. L'approfondimento della newsletter Mattinale Europeo.

COSA E’ SUCCESSO NEL CONCLAVE EUROPEO

“Un passo nella giusta direzione”, ma “nessuna decisione” sulle nomine, ha detto ieri il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, al termine della cena informale tra i capi di stato e di governo. In realtà, una decisione non era attesa. Ursula von der Leyen è stata proposta dal Partito popolare europeo per un secondo mandato come presidente della Commissione. Antonio Costa è il candidato del Partito socialista europeo come presidente del Consiglio europeo. Kaja Kallas è la candidata dei liberali di Renew per il posto di Alto rappresentante per la politica estera. “I nomi sono stati presentati. I nomi non sono stati approvati. I nomi non sono stati contestati”, ci ha spiegato un diplomatico europeo. Il tentativo del Ppe e del Pse di raggiungere un accordo a due, e poi a tre con i liberali, ha complicato le cose. “I tre partiti politici non rappresentano tutti i paesi”, ci ha detto un’altra fonte. La fumata bianca è attesa per il 27-28 giugno.

I NOMI IN BALLO

La cena informale tra i leader dell’Ue tenutasi ieri a Bruxelles per trovare un terreno comune sui “Top Jobs” non è stata facile, ma un’intesa sui nomi delle tre personalità che dovranno presiedere la Commissione, il Consiglio e il Servizio per l’Azione Esterna, ci ha dichiarato il Primo Ministro ungherese Viktor Orban all’uscita dall’incontro. Ma il diavolo si nasconde nei dettagli. “L’accordo è fatto, i tre membri della coalizione del Ppe, i socialisti e i liberali, si sono accordati sui nomi, ma il problema è che non sono d’accordo su temi importanti come la migrazione, la competitività e il Green Deal”, ha spiegato Orban. L’accordo sui Top Jobs sarà raggiunto al vertice solo se si raggiungerà un accordo sul programma politico, ha sottolineato Orban. “Non siamo così lontani da un accordo”, ci ha assicurato Emmanuel Macron. “Deve cuocere a fuoco lento”, ha aggiunto il presidente francese, molto rilassato al termine dell’incontro. “Dobbiamo trarre le conclusioni dalle elezioni europee, dobbiamo capire qual è l’agenda strategica, e poi ci saranno i nomi”, ha spiegato.

LE RIUNIONI

Una volta raggiunto l’intesa sui nomi, il PPE ha cercato di alzare la posta in gioco aggiungendo all’equazione la presidenza del Parlamento europeo e quella del Consiglio europeo. La destra ritiene di aver vinto le elezioni europee e vuole avere due suoi rappresentanti alla guida delle istituzioni per i 5 anni della legislatura. Gli unici mandati quinquennali sono la Presidenza della Commissione e l’Alto Rappresentante. Le presidenze del Parlamento europeo e del Consiglio europeo durano due anni e mezzo. Il PPE inizierà la legislatura con la presidenza della Commissione e la presidenza del Parlamento europeo grazie alla rielezione di Roberta Metsola. Ma la tradizione vuole che la presidenza cambi dopo due anni e mezzo e che vada a un socialista o a un liberale. Il PPE ha quindi chiesto di dividere la presidenza del Consiglio europeo in modo da poter nominare uno dei suoi nella seconda metà della legislatura. Non se ne parla, hanno risposto i socialisti. Il tema dell’equilibrio tra conservatori e socialisti ha interferito con il buon esito della riunione.

I NEGOZIATORI

Sono stati formati tre gruppi di negoziatori per le tre famiglie della coalizione europeista: il polacco Donald Tusk e il greco Kyriákos Mitsotákis per il PPE, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e lo spagnolo Pedro Sanchez per i socialisti, e il presidente francese Emmanuel Macron e il belga Alexander De Croo per Renew (i liberali). Hanno conferito per quasi tre ore. Le loro controparti hanno dovuto aspettare durante le loro discussioni e questo ha causato molto malumore, ci è stato detto. Non c’è stata ancora una dichiarazione di fallimento, ma “il PPE dovranno trovare un modo per atterrare”, ha commentato un funzionario europeo.

MELONI SBUFFA

l tono lo ha dato il premier polacco, Donald Tusk, alla riunione del Ppe prima della cena dei leader. “Non è il mio ruolo convincere Meloni. Ora abbiamo una maggioranza in Parlamento costruita attorno ai partiti di centro del Ppe, dei socialdemocratici, dei liberali e di altri piccoli gruppi”, ha detto Tusk. Il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, doveva essere il kingmaker. Invece si è trovata isolata e fuori dai giochi, organizzati attorno alle tre famiglie politiche centriste. Meloni ha dato un contributo al suo isolamento scegliendo di incontrare il premier ungherese, Viktor Orban, e l’ex premier polacco, Mateusz Morawiecki, prima della cena. Durante la riunione ha protestato per le modalità del negoziato, chiedendo di discutere prima del programma e poi dei nomi dei prossimi leader.

(Estratto dal Mattinale Europeo)

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