Skip to content

germania

Vi racconto il fallimento della sicurezza in Germania (non solo a Magdeburgo)

L'attentato di Magdeburgo è l'ennesima dimostrazione della débâcle investigativa delle autorità di sicurezza tedesche: dai servizi segreti alla polizia, fino ai giudici.

 

Un medico saudita, che vive e lavora come psicoterapeuta in Germania da molti anni, noto nel suo ristretto circolo di amici e colleghi di lavoro come fanatico anti-islamico, compie sotto l’effetto di droghe un attacco stragista seguendo il modello divenuto tristemente famoso del terrorismo islamico. Difficile immaginare un esempio più crudele della complessità del mondo in cui oggi viviamo. Gran parte dell’orribile spargimento di sangue appare inspiegabile, lasciandoci non solo con un’opprimente sensazione di dolore, ma anche con un inquietante senso di impotenza.

IL FALLIMENTO DELLA SICUREZZA IN GERMANIA

Eppure l’attentato compiuto dal cinquantenne Taleb al-Abdulmohsen è il segno di un doppio fallimento tutto tedesco. Il primo fallimento è quello dei sistemi di sicurezza. E qui siamo alla recidiva. Perché se le motivazioni rendono l’attentato di Magdeburgo molto diverso da quello di otto anni fa a Berlino, identico resta non solo il luogo colpito (un mercatino di Natale) e la modalità dell’azione omicida (un veicolo lanciato sulla folla), ma soprattutto la débâcle investigativa delle autorità di sicurezza tedesche: dai servizi segreti alla polizia, fino ai giudici.

TALEB SOTTO OSSERVAZIONE

L’uomo, Taleb al-Abdulmohsen, non era nei radar di alcun organo di sicurezza. Eppure non era un perfetto sconosciuto. Le autorità saudite lo avevano da qualche tempo messo nel mirino e avevano ripetutamente messo in guardia quelle tedesche su di lui. Aveva un certo seguito sulla piattaforma X, inizialmente come pseudo intellettuale critico dell’Islam, atteggiamento che gli aveva anche reso una comparsata sulla Bbc. Il suo percorso diventava però sempre più psicopatico, aggressivo, complottista.

I MESSAGGI DA FANATICO ODIATORE

I messaggi da fanatico odiatore dell’Islam sui social media preannunciavano un terribile atto di vendetta contro la sua nuova patria, la Germania, che lo avrebbe abbandonato proprio nella sua lotta contro l’Islam e lo avrebbe persino perseguitato. Segnali di un progressivo risentimento, alimentato da teorie cospirative e senso di frustrazione. Le stesse segnalate da altre persone sempre alle autorità di polizia, che avevano letto su X le accuse deliranti di Abdulmohsen verso la Germania in generale e la polizia stessa in particolare, con minacce di andare per strada e uccidere tedeschi a caso. Ma il Landeskriminalamt di Magdeburgo, consultatosi con l’Ufficio federale della polizia criminale, era giunto alla conclusione che l’uomo non rappresentasse “alcun pericolo concreto”.

IL CASO DEI GIUDICI

Lo stesso devono aver pensato i giudici del tribunale di Tiergarten, nel quartiere berlinese di Moabit, dove il giorno prima di gettarsi con la Mercedes sulla folla di Magdeburgo Abdulmohsen avrebbe dovuto difendere il ricorso da lui stesso presentato contro la futile accusa di procurato allarme per aver chiamato troppe volte i numeri di emergenza. Non si era presentato in aula e i giudici avevano bocciato il ricorso.

I PRECEDENTI INDICATIVI DELLO STRAGISTA

In realtà Abdulmohsen tranquillo non lo era mai stato. Nelle tante rivelazioni che ora affiorano sui media tedeschi c’è anche quella delle ripetute apparizioni del futuro attentatore ai tempi in cui frequentava i corsi di formazione medica a Stralsund, nel Meclemburgo. Lì aveva terrorizzato i rappresentanti dell’associazione medica locale, alludendo a gesti eclatanti come l’attentato alla maratona di Boston, nel tentativo di far valere le sue ragioni riguardo al riconoscimento dei suoi esami. Anche in quel caso il critico dell’Islam aveva minacciato ammiccando alle modalità di un attentato islamista. E proprio per aver disturbato la quiete pubblica minacciando di commettere reati, nel 2013 era stato condannato a 90 giorni di reclusione dal tribunale di Rostock. Le autorità locali, allarmate da quei comportamenti, avevano perquisito la sua abitazione, senza però trovare prove concrete di un imminente attentato o di legami con l’estremismo islamico.

IL CAOS DELLA SICUREZZA IN GERMANIA

Tante, troppe tracce di un comportamento minaccioso e sempre più schizofrenico, nonostante l’uomo non avesse fino a quel momento concretizzato alcuna delle minacce. Gli esperti definiscono casi come questi profili confusi, ma ancor più confuse appaiono ancora una volta le maglie di difesa del sistema di sicurezza tedesco: ogni autorità compie e chiude indagini per conto suo, senza che vi sia una centro capace di raccogliere, sommare e valutare le varie segnalazioni.

COSA DI DICE SUI GIORNALI TEDESCHI

E oggi i giornali si chiedono “perché la nostra polizia e i nostri servizi segreti non hanno fatto nulla, anche se il saudita era nel loro radar, anche se era stato presumibilmente condannato per minaccia di reati penali nel 2013? Perché a una persona del genere è stato concesso l’asilo nel nostro paese nel 2016? E perché le segnalazioni dell’Arabia Saudita sono state apparentemente ignorate?”.

LA PAURA DEI CITTADINI

L’inquietudine e la paura che si sono diffuse da tempo tra i cittadini tedeschi sono un veleno che rischia di lacerare ancor più una società sempre più smarrita, mentre il tema della sicurezza interna diventa centrale nella campagna elettorale appena iniziata. I recenti attacchi di Solingen, Mannheim e ora Magdeburgo hanno trasformato il modo in cui i cittadini vivono gli spazi pubblici in Germania. Ciò che prima era routine, come visitare un mercatino di Natale, oggi genera ansia e preoccupazione costante. Ma il problema più grave, accusa la Neue Zürcher Zeitung, è che “questa situazione è il risultato di anni di negligenza politica sul fronte della sicurezza interna. Le autorità sono state persino avvertite del potenziale pericolo nel caso di Magdeburgo, eppure non hanno agito. È evidente che la classe politica tedesca ha sottovalutato troppo a lungo l’importanza della sicurezza dei cittadini, lasciando che il problema crescesse fino a minacciare la nostra stessa vita quotidiana”.

LA SVOLTA NECESSARIA SECONDO LA BILD

Dopo le elezioni politiche, commenta adesso la popolare Bild, “la Germania ha bisogno di qualcosa di più di una semplice svolta economica. Una svolta nella sicurezza interna è altrettanto importante. Dobbiamo porre fine alla situazione in cui le autorità tedesche vengono generalmente a conoscenza di piani di attacco in tempo utile solo se avvertite dai servizi stranieri. La nostra magistratura, la polizia e i servizi di intelligence devono finalmente disporre di tutte le risorse necessarie per proteggerci da terroristi e attentatori mentalmente squilibrati nel miglior modo possibile. Uno Stato che non riesce a farlo perderà il rispetto dei suoi cittadini”.

Torna su