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arte liberata libro

Liberiamo l’arte dai vandali

“Arte liberata. Capolavori salvati dalla guerra” di Luigi Gallo e Raffaella Morselli letto da Tullio Fazzolari

 

Sono sicuramente vandali quelli che imbrattano le opere d’arte. Il paradosso è che in qualche misura toccherebbe pure ringraziarli. Con le loro stupide imprese, senza avere la benché minima buona intenzione, finiscono per mettere in evidenza che l’Italia ha un patrimonio culturale immenso che va costantemente tutelato. Troppo spesso ce ne dimentichiamo. O magari ce ne ricordiamo soltanto perché musei e monumenti portano i soldi dei turisti. Per essere meno superficiali dovremmo pensare anche all’impegno con cui in passato questo patrimonio è stato difeso con successo da pericoli peggiori della vernice spray. 

Leggere “Arte liberata. Capolavori salvati dalla guerra” a cura di Luigi Gallo e Raffaella Morselli (Electa, 448 pagine, 41 euro) è un buon modo per rendersene conto. Nel format editoriale si presenta come un catalogo concepito per un’importante mostra presso le Scuderie del Quirinale. Ma questo è solo l’aspetto. In realtà, è soprattutto un libro di storia che ripercorre le vicende del patrimonio culturale italiano nel decennio 1937-1947. In mezzo a questo periodo ci sono gli anni tragici del secondo conflitto mondiale ma le minacce per le opere d’arte cominciano già prima della guerra. Punto d’inizio è forse quando nel 1938 Hitler riesce per vie diplomatiche e senza troppe difficoltà a portare in Germania la scultura del discobolo Lancellotti che viene esposto come suo dono personale al popolo tedesco. La gravità della situazione viene percepita l’anno successiva con l’invasione della Polona e l’allora ministro della Cultura, Giuseppe Bottai, segnala la necessità di preservare le opere d’arte dalle conseguenze della guerra. Ma fare in modo che ciò avvenga è compito dei veri protagonisti di questa storia: donne e uomini, profondi conoscitori del patrimonio culturale italiano, trovano le soluzioni per limitare i danni dei bombardamenti. Poi, a proprio rischio e pericolo, dopo l’8 settembre cercano il più possibile di evitare il saccheggio da parte degli occupanti nazisti. E sono sempre loro, a guerra finita, a impegnarsi per riportare in Italia quanto è stato sottratto con la forza dagli invasori.

“Arte liberata” è la storia di questi eroi silenziosi che si sono dedicati alla propria missione senza badare a mettersi in mostra. A Fernanda Wittgens va il merito di aver salvato Brera. A Pasquale Rotondi quello di aver messo al sicuro le opere d’arte delle Marche. E come loro Emilio Lavagnino a Roma, Noemi Gabrielli a Torino e tanti altri. Tutti hanno fatto fino in fondo il proprio dovere tra mille difficoltà. Magari andando in bicicletta a recuperare un dipinto in mancanza di altri mezzi di trasporto o chiudendo i musei talvolta destinati ad alloggiare gli sfollati. Sono passati circa ottant’anni e il loro eroismo merita di essere ricordato. Per rispettare le loro imprese meglio non imbrattare i monumenti. E nemmeno lasciarci la bottiglietta di plastica o gli avanzi del panino.



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