Skip to content

tajani

Le sfide forzute di Antonio Tajani

Il futuro di Forza Italia e il ruolo di Antonio Tajani. I Graffi di Damato.

Per fortuna la politica, almeno quella buona, degna davvero di questo nome, non è o non dovrebbe essere un processo indiziario, riservato ai tribunali con tutti gli inconvenienti ch’esso ha a scapito della certezza dei fatti e delle relative sentenze, non a caso suscettibili di clamorosi rovesciamenti nei vari gradi di giudizio.

IL PROBLEMA DI RONZULLI

Se fossimo in un processo indiziario, la presidente del gruppo forzista del Senato Licia Ronzulli potrebbe avere commesso un errore di eccesso di difesa, opposto ma simile negli effetti al famoso proverbio latino sulla scusa non richiesta equivalente ad un’accusa manifesta, con una dichiarazione attribuitale dal Corriere della Sera dopo l’incidente occorso al governo nella commissione Bilancio di Palazzo Madama. Dove le assenze dei senatori, appunto, di Forza Italia trattenutisi in una festicciola di compleanno rivelata con un certo imbarazzo dal presidente dello stesso Senato, Ignazio La Russa, ha fatto pareggiare i conti fra maggioranza e opposizione sul parere richiesto per alcuni emendamenti al decreto legge sul governo provocandone la formale bocciatura. Cui si è poi rimediato, ma dopo un incendio acceso dalle prevedibili reazioni di esasperata convenienza delle opposizioni piddina e grillina.

“Comprendiamo il dramma delle opposizioni a corto di argomenti, ma qui non si azzardino a fare dietrologie”, ha detto in particolare la Ronzulli. Che così pronunciandosi, salvo errori del Corriere – ripeto – che ne ha riportato le parole, ha però finito per sottolineare il sospetto girato per tutto il giorno fra i corridoi, quanto meno, del Senato a proposito di tensioni all’interno del partito del defunto Silvio Berlusconi sulla sua successione, di fatto già caduta sulle spalle del vice dello stesso Berlusconi, oltre che vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani. Una somma di incarichi, questa, che già quando viveva Berlusconi era stata lamentata tra i forzisti, il più esplicito dei quali era stato il vice presidente della Camera Giorgio Mulè. Ma si era detto e scritto, a torto o a ragione, che dello stesso malumore fosse pure la capogruppo al Senato Ronzulli, appunto, allora in piena sintonia con Berlusconi, prima che questi disponesse o preparasse cambiamenti nel partito per rendere più esplicita e forte la convergenza politica con la presidente del Consiglio, turbata nella fase di avvio della sua esperienza a Palazzo Chigi. Allora vi era stato il rifiuto della Meloni di nominare ministra anche o soprattutto la Ronzulli.

TAJANI SARÀ IL NUOVO BERLUSCONI?

Antonio Tajani, che è un po’ piacione anche per indole personale, simile pure in questo al Berlusconi dichiaratamente pronto a farsi concavo e convesso – ricordate? – secondo le opportunità o necessità del momento, è stato il primo a buttare acqua sul fuoco acceso dalle assenze festaiole dei senatori del suo partito al momento del voto in commissione per il parere sugli emendamenti del relatore di maggioranza al decreto legge sul lavoro. Un incidente irrilevante, ha commentato il vice presidente del Consiglio dando per interamente casuale il ritardo dei colleghi di partito in commissione, per quanto al Senato la vigilanza della maggioranza dovrebbe essere doppia per i margini ridotti rispetto al complesso delle opposizioni e per la imprudente decisione presa, a suo tempo, di affollare di senatori e relativi impegni – fra ministri, vice ministri e sottosegretari – la componente parlamentare della compagine di governo.

Ma anche il piacione, piacionissimo Tajani, peraltro scontratosi a distanza con uno sfidante senatore Claudio Lotito, uno degli assenti in commissione, sarebbe costretto a qualche diffidenza, e a una conseguente difesa, se dovesse tornare ad avere problemi come quelli dell’altro ieri nella prosecuzione del suo lavoro di partito e di governo. E aumenterebbero di conseguenza anche i problemi della Ronzulli alla testa di un gruppo dov’è rimasta nonostante i cambiamenti voluti da Berlusconi negli ultimi mesi e persino giorni di vita per una Forza Italia solidissima “spina dorsale” del governo Meloni.

Torna su