In questi giorni è acceso il dibattito sul tema della maternità per conto di altri, la cosiddetta maternità ‘surrogata’, utilizzando un termine bancario davvero brutto in questo contesto, per via dell’approvazione in Parlamento della legge che definisce la gestazione per altri un reato universale, cioè punibile anche se realizzato fuori dai confini nazionali, in paesi in cui è lecito, regolato e privo di natura commerciale.
La natalità è un argomento difficile da gestire per la politica; le scelte personali, familiari sono, infatti, un ambito in cui l’intervento esterno, politico e governativo, di solito genera distorsioni e raramente aumenta l’efficienza, individuale e complessiva.
Da cinica economista tralascio qualsiasi valutazione morale, che compete ad altri e vado ai numeri. L’Italia è un paese che invecchia, abbiamo costantemente perso popolazione negli ultimi anni; dal 2020 a oggi e siamo scesi sotto la soglia dei 60 milioni. Circa 300mila italiani lasciano il Paese ogni anno. Laureati, lavoratori. Su questo la politica potrebbe fare molto, ma evita deliberatamente.
L’Italia ha bisogno di giovani, di nuovi nati. Se non vogliamo favorire l’immigrazione, che da sola potrebbe riportare in pari il bilancio demografico nazionale, dobbiamo favorire la natalità dei cittadini italiani. Solo che gli italiani si sposano tardi, rendendo difficile la filiazione naturale e anche artificiale. Quindi la strada si stringe e le opzioni si riducono.
L’alternativa alle procedure di fertilizzazione è l’adozione di minori. Seguo da oltre 15 anni il ‘settore’ per motivi che ben potete immaginare. Dal 2010, anno del boom in cui sono entrati in Italia oltre 4mila minori, le adozioni internazionali sono lentamente sparite; nel 2023 ci sono state solo 585 le adozioni internazionali. Tra i motivi alla base della sparizione delle adozioni vi è la chiusura dei rapporti diplomatici ed economici con i paesi a cui le famiglie italiane si rivolgevano per le adozioni: Russia, Cina, paesi sudamericani. La chiusura di questi canali è segno di un più profondo malessere diffuso nelle relazioni globali. I bambini abbandonati e i cittadini italiani che vogliono diventare genitori pagano tutto il costo di questo cortocircuito. Su questo la politica potrebbe fare molto, ma evita deliberatamente.
Un’altra causa della lenta sparizione delle adozioni, nonostante la forte disponibilità delle famiglie italiane, è la gestione delle adozioni da parte dei tribunali, che non hanno mai ottemperato neanche all’obbligo di digitalizzazione. Su questo la politica potrebbe fare molto, ma evita deliberatamente.
L’introduzione del reato universale di per sé non offre alternative per favorire la natalità dei cittadini italiani che vogliono diventare genitori, se non è accompagnato da un intervento strutturale ‘nel settore’. Favorire il rientro degli italiani, costruire rapporti diplomatici globali più stabili, digitalizzare i rapporti con lo Stato. Non è una ricetta impossibile.