Parigi sfida Washington e tira dritto sulla web tax.
La Francia applicherà la tassa sulle grandi aziende del settore digitale, cosiddetta web tax, nel 2020. Lo ha confermato il Ministero dell’Economia, nonostante le minacce degli Stati Uniti di applicare tariffe sui prodotti francesi per un valore di 1,3 miliardi di dollari.
La mossa francese rischia di intensificare una lotta di lunga durata su come far pagare alle multinazionali tecnologiche americane una quota maggiore delle loro tasse nei paesi in cui operano.
La Francia aveva riscosso la tassa nel 2019, ma poi l’ha sospesa in attesa del successo dei negoziati internazionali all’interno dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) su una tassazione globale delle multinazionali e dei profitti di Internet.
Dopo il fallimento delle trattative in ambito Ocse a ottobre, Parigi ha quindi deciso di andare avanti con il prelievo della web tax.
Tutti i dettagli.
LA FRANCIA ESIGERÀ LA WEB TAX GIÀ A DICEMBRE
La Francia procederà al prelievo della tassa sui giganti del web anche quest’anno. Lo ha confermato il ministero dell’Economia e delle Finanze d’Oltralpe, sulla scia di un articolo del Financial Times.
Le aziende soggette alla tassa hanno ricevuto un avviso di imposizione per il versamento dell’acconto del 2020, hanno indicato fonti del ministero.
COLPITE GOOGLE, AMAZON, FACEBOOK E APPLE
Secondo il Ft, Facebook e Amazon sono tra i gruppi che hanno ricevuto la notifica negli ultimi giorni. La novità interesserà infatti le grandi multinazionali di Internet, definite nel Paese con l’acronimo “Gafa”, che sta per Google, Amazon, Facebook e Apple.
LA TASSA PREVISTA DAL PARLAMENTO FRANCESE
Secondo la legge dell’Unione europea, le aziende americane possono dichiarare i loro profitti da tutto il blocco in un unico Stato membro, nella maggior parte dei casi in giurisdizioni a bassa imposizione fiscale come l’Irlanda o i Paesi Bassi.
Ma nel 2019 il Parlamento francese ha approvato una tassa del 3% sul fatturato dei colossi del digitale, accusati di evasione fiscale per via del “trasferimento” degli utili in Paesi a bassa o nulla tassazione.
La web tax francese si applica alle società con entrate derivanti da queste attività superiori a 750 milioni di euro a livello globale e 25 milioni di euro in Francia.
L’imposta ha fruttato 350 milioni lo scorso anno alle casse pubbliche francesi.
COME SBORBOTTA WASHINGTON
Washington, che ritiene discriminatoria la web tax in quanto colpisce principalmente le aziende Usa, ha reagito minacciando di applicare diritti di dogana del 100% su alcuni prodotti francesi, in particolare i formaggi, i cosmetici e le borsette.
COS’È SUCCESSO TRA MACRON E TRUMP SULLA WEB TAX
Nello scorso gennaio, in occasione delle riunioni Wef a Davos, i due Paesi avevano deciso una tregua. In modo da dare una chance alle trattative multilaterali in ambito Ocse per l’adozione di un’imposta globale sulle multinazionali.
Ciononostante Trump aveva annunciato dazi punitivi del 25% su prodotti francesi del valore di 1,3 miliardi di dollari, tra cui i rinomati cosmetici e articoli di pelletteria, in caso di riscossione dell’imposta da parte di Parigi.
Per di più gli Stati Uniti si sono ritirati dai colloqui in ambito Ocse a giugno.
“Avevamo sospeso il prelievo della tassa per permettere il negoziato all’Ocse, ma la trattativa è fallita, quindi preleveremo l’imposta sui giganti del digitale nel prossimo dicembre” aveva del resto avvertito il ministro dell’Economia Bruno Le Maire a metà ottobre.
IL FALLIMENTO DEI NEGOZIATI IN SENO ALL’OCSE
Lo scorso mese di ottobre infatti, l’Ocse ha riconosciuto che quest’anno non raggiungerà un accordo su un nuovo standard globale per la tassazione delle imprese digitali come sperato, soprattutto a causa dell’opposizione degli Stati Uniti alle proposte avanzate.
LA POSIZIONE UK, SPAGNA E ITALIA
Senza dimenticare che lo scorso agosto i ministri delle finanze di Regno Unito, Francia, Spagna e Italia hanno firmato una lettera congiunta chiedendo che i giganti della tecnologia “paghino la loro giusta quota di tasse”.
DAZI MADE IN USA IN ARRIVO PER PARIGI?
Confermando il prelievo, la Francia si espone dunque a sanzioni da parte degli Stati Uniti, mentre è in corso la transizione dei poteri tra il nuovo presidente Joe Biden e il suo predecessore Donald Trump. Quest’ultimo aveva già aumentato del 25% i diritti di dogana sui vini francesi nell’ambito delle ritorsioni sul contenzioso per gli aiuti di Stato a Boeing e Airbus.
Secondo MarketWatch, “la chiara speranza dei governi europei è che gli Stati Uniti si uniscano nuovamente ai colloqui Ocse, in modo che l’anno prossimo possa essere raggiunto un accordo internazionale sulla tassazione globale”.