Il calo delle vendite di Tesla rappresenta un rischio per lo stabilimento di Catania di Stmicroelectronics, l’azienda di semiconduttori controllata dal ministero dell’Economia italiano e dalla banca pubblica francese Bpifrance. La casa automobilistica di Elon Musk, infatti, è la cliente principale del sito siciliano, dedicato alla produzione di wafer in silicio e in carburo di silicio da 200 e 150 millimetri.
IL LEGAME TRA TESLA E LO STABILIMENTO DI CATANIA
Delle tre unità in cui è diviso lo stabilimento di Catania, quella dedicata alle “fette” in carburo di silicio da 200 millimetri – chiamata SiC Campus, la più recente: un progetto da 5 miliardi di euro, sostenuta da un finanziamento pubblico di 2 miliardi – punta proprio a soddisfare gran parte della domanda di semiconduttori proveniente dall’industria della mobilità elettrica. Ma anche l’unità CT6, che realizza wafer da 150 millimetri in silicio e in carburo di silicio, dipende da Tesla per “più del 50%” degli ordini, ha scritto La Stampa. Stmicroelectronics è stata per molto tempo l’unica fornitrice di semiconduttori in carburo di silicio di Tesla, che poi ha iniziato a rifornirsi anche dalla statunitense On Semiconductor, un tempo legata al gruppo Motorola.
Adesso, però, dati i problemi con le vendite e i dazi imposti da Donald Trump che rischiano di far salire i costi di approvvigionamento dei componenti, Tesla sta rivedendo la sua catena di fornitura e starebbe considerando anche altre aziende di semiconduttori. Lo stabilimento di Stmicroelectronics a Catania, dunque, potrebbe ricevere meno ordini.
TRA CASSA INTEGRAZIONE E RASSICURAZIONI
Fonti vicine al gruppo italo-francese hanno garantito a La Stampa che “le relazioni con il cliente [Tesla, ndr] procedono senza alcun tipo di preoccupazione” e che “lo stabilimento di Catania serve clienti di altre industry“, al di là dell’automotive. Già a febbraio, però, Stmicroelectronics aveva annunciato due periodi di cassa integrazione per oltre duemila lavoratori di Catania: la prima settimana si è già svolta, dal 15 marzo, mentre la seconda inizierà dal 27 aprile.
L’ACCORDO CON INNOSCIENCE MINACCIA CATANIA?
A complicare la situazione di Catania c’è anche il recente accordo stretto da Stmicroelectronics con la società cinese Innoscience sulla tecnologia al nitruro di gallio (GaN), già in sviluppo anche nel centro siciliano.
L’accordo con Innoscience, unito al fatto che Stmicroelectronics aveva già deciso di localizzare la fabbricazione dei dispositivi GaN a Tours, in Francia, potrebbe far perdere rilevanza allo stabilimento di Catania.
IL PROBLEMA DELLA GOVERNANCE
Alle questioni industriali si sommano le tensioni sulla governance di Stmicroelectronics. Il ministero dell’Economia è molto critico nei confronti dell’amministratore delegato Jean-Marc Chery per il calo dei risultati nel 2024 (i ricavi sono scesi di oltre il 23 per cento), per la stesura di un piano di contenimento dei costi dall’impatto non ancora chiaro sull’Italia e per la class action negli Stati Uniti.
L’ultima notizia è quella della bocciatura della nomina di Marcello Sala nel consiglio di sorveglianza di Stmicroelectronics in sostituzione di Maurizio Tamagnini, ex-vicepresidente dimessosi il 20 marzo scorso. Sala è direttore generale del Tesoro al ministero dell’Economia, e da quest’ultimo era stato presentato per Stmicroelectronics.
Pare che il ministero dell’Economia, guidato da Giancarlo Giorgetti, ripresenterà la candidatura di Sala. A respingerla sono stati i tre membri del consiglio di sorveglianza espressi dal mercato. I tre consiglieri francesi, invece – così ha garantito Nicolas Dufourcq, presidente di turno del supervisory board -, hanno votato a favore di Sala.
IL CONSIGLIO DI SORVEGLIANZA RINNOVA LA FIDUCIA A CHERY
Oggi, in una nota, Stmicroelectronics ha fatto sapere che il consiglio di sorveglianza “esprime il suo rinnovato supporto a Jean-Marc Chery, Lorenzo Grandi e i manager, soprattutto nella loro capacità di eseguire la trasformazione in tempi difficili per l’industria dei semiconduttori”. Nella class action Chery e Grandi (il direttore finanziario) vengono accusati di aver sfruttato il rigonfiamento artificiale dei risultati di Stmicroelectronics, e di conseguenza del titolo, per guadagnare dalla vendita di azioni.
Il consiglio, inoltre, ha approvato all’unanimità i dettagli del programma sulla riorganizzazione della struttura manifatturiera, che prevede un’accelerazione nella capacità produttiva di semiconduttori al silicio da 300 millimetri e al carburo di silicio a 200 millimetri.
COSA PREVEDE IL PIANO DI RISTRUTTURAZIONE DI STMICROELECTRONICS
Oggi Stmicroelectronics ha anche fornito i dettagli del programma di ristrutturazione produttiva e di contenimento dei costi: prevede l’uscita su base volontaria di un massimo di 2800 persone a livello globale nel corso di tre anni, principalmente nel 2026 e nel 2027.
Quanto alla struttura produttiva, gli impianti in Francia saranno dedicati alle tecnologie digitali, quelli in Italia alle tecnologie analogiche e di potenza, quelli a Singapore alle tecnologie mature.
La società garantisce che la fabbrica di Agrate continuerà a espandersi fino a raddoppiare l’attuale capacità produttiva a quattromila wafer a settimana entro il 2027 (e successivamente fino a 14.000 wafer a settimana). Il focus sarà sui dispositivi da trecento millimetri, quindi la produzione da duecento millimetri verrà riconvertita ai microsistemi elettromeccanici (Mems, in gergo).
Quanto a Catania, il sito si focalizzerà sui dispositivi al carburo di silicio e al nitruro di gallio. L’avvio della produzione di wafer in carburo di silicio da duecento millimetri è previsto per il quarto trimestre del 2025. La produzione di dispositivi da 150 millimetri sarà riconvertita ai semiconduttori in silicio e in carburo di silicio da duecento millimetri, oltre che in nitruro di gallio.