La Russia vuole l’indipendenza tecnologica: Mosca testa software nazionali, provando a dire addio a Microsoft
Donald Trump, neo-presidente Usa, e il presidente russo Vladimir Putin, in una telefonata avvenuta il 14 novembre 2016, si sono promessi aiuto e collaborazione. Ma la cosa non si tradurrà in uno sforzo del Cremlino per la piena accettazione di prodotti e software a stelle e strisce.
I piani di Putin, infatti, sono chiari: rendere la Russia indipendente tecnologicamente, indipendente da tutto quello che possono rappresentare Google, Microsoft, e LinkedIn. Ed è per questo che, come racconta Bloomberg, negli ultimi anni, il Cremlino ha sollecitato le aziende nazionali a dar vita, tra le altre cose, a sistemi operativi, servizi di e-mail e sistemi di pagamento digitali.
“E ‘una questione di sicurezza nazionale”, spiega Andrey Chernogorov, segretario esecutivo della Commissione di Stato sui sistemi informativi strategici. “Non sostituire la tecnologia estera sarebbe come non respingere l’esercito.”
Server nazionali e programmi solo se approvati
Ma non solo: a gennaio il Cremlino ha anche ordinato alle agenzie governative di utilizzare programmi per l’ufficio, per la gestione dei database, e programmi cloud scegliendoli da una lista di software approvati, di fornitori russi. Un duro colpo per Microsoft, IBM e Oracle.
L’elezione di Trump non è cambia queste politiche, almeno secondo il portavoce di Putin, Dmitry Peskov. “Queste scelte non dipendono da fattori esterni”, dice. “E’ una strategia coerente”.
Mosca testa una 
C’è di più. La campagna di protezionismo avviata da Vladimir Putin, prevede anche il fatto che Mosca stia testando dei software russi per il servizio e-mail e calendario: si tratta di MyOffice Mail. Il test coinvolge ben 6.000 dispositivi della città. Obiettivo è costruire un’alternativa valida a Microsoft Outlook.
Mosca sarebbe anche pronta a sostituire con programmi nazionali anche Word, Excel e l’intero sistema operativo Windows. Putin ha promesso di monitorare personalmente i progressi.